23 aprile 2018

Il mio periodo da scout

Non so perché ci ho pensato, ma devo ammettere che non ho quasi mai raccontato a nessuno di questa parte della mia vita. Forse perché un po' per la maggioranza di elementi che negativi che positivi, forse perché in un arco della vita che poco ricordo (i tempi delle medie scolastiche pure, son quelle che ricordo poco bene rispetto ad altri), forse perché appunto non durò molto. Però chessò, forse a qualcuno interesserà, forse no, poco m'importa, voglio parlarne comunque.
Iniziai non ricordo esattamente quando, ma avevo all'incirca 12-13 anni, quindi non iniziai già da bambina, e fu in quel periodo che ebbi il mio primo fidanzatino, di un anno o due meno di me. Anche mia sorella voleva aderire, ma ciò non accadde e forse è stato meglio così, perché chissà quali voci sarebbero arrivate anche a lei: dico questo perché in casa non dicevo molto delle mie esperienze e poi altro capirete più avanti.
Ero se non ricordo male, nella sezione lupetti, e della mia stessa regione c'erano pochi ragazzi. Mi piaceva solo perché appunto si stava nella natura, e perché sapevo che si imparavano molte cose, ma questa mia idealizzazione fu un poco smontata dalla successiva delusione: gran parte del tempo non si faceva nulla, e si doveva sottostare a troppi, troppi, troppi ordini e regole. Ora, ero timida come adesso, ma una cosa che non sopportavo appunto era l'essere così pieni di regole, sempre sull'attenti su ordine di qualcuno. Già mi ordinavano cosa fare in casa...
L'altra cosa che mi attirò era il fatto di poter dormire all'aria aperta: non avevo mai fatto dormire con me qualcuno, nemmeno un'amica, e poche volte accadeva la cosa a me (non avevo molti amici), ma anche questo mi deluse parecchio. Molte volte si stava dentro palazzetti spartani, tutti ammassati e col dovere di stare fermi lì e zitti. Fortunatamente altre volte si stava nelle tende, ma non potevo uscire, quindi fu un po' un tormento per me, che preferivo uscire di notte per i fatti miei.
Quando si faceva il famoso cerchio, io cercavo un qualche diversivo per andarmene chissà dove, per visitare i posti da me soltanto, ma poi c'era questa ragazza un poco più grande di me, una vera rompicogliomberi che più cogliomberi non si può, a riprendermi dicendo che non potevo staccarmi nemmeno a 2 secondi dalla rottura del bastone. Sapesse cosa rompeva a me...
In realtà non sempre andavo contro le loro regole, e certe volte lo facevo solo per far dannare la tizia detta prima, ma notavo comunque con dispiacere che non era tutta 'sta gran cosa che immaginavo: pensavo che alimentassero la creatività, che ti facessero visitare posti nuovi, ma non essendo così, come per una piccola vendetta, mi divertivo allora a farli arrabbiare in questo modo.
Una volta, riuscii a non farmi notare andare via dal loro cerchio, ma non allontanandomi troppo, e finii vicino ad un terzetto, due ragazzini ed un loro genitore, forse, mentre raccoglievano frutti di bosco: io mi proposi come aggiunta e raccolsi un bel numero da portarmi pure a casa. Si lamentarono quando arrivai, giustamente, ma non solo sulla mia momentanea dipartita, ma pure sul fatto che forse quei frutti era vietato prenderli, cosa non vera poi.
Gli unici eventi che mi fecero più emozionare comunque, furono quelle serate a tema Signore degli Anelli, perché il cibo era buono (non la solita poltiglia dei pranzi al sacco), e perché dopo si poteva andare per i campi a cercare le lucciole: fu veramente bello, avevo tanta libertà nel visitare tutta la circonferenza del parco, ed osservare la luce a neon di quelle bestiole illuminare l'esteso prato. C'erano anche grosse mura con bei disegni sopra; e l'evento del finto latte da buttare non ricordo dove. Eravamo comunque in una periferia, e per la fame, desideravo davvero che quelle tinte bianche fossero latte, ed ad un certo punto, in mezzo alla calca schiamazzante in mezzo ad auto di notte, io rimasi ferma immobile ad osservare la luna, per poi sedermi per terra e continuare ad osservarla senza farmi beccare, perché avevo voglia di stare da sola.
Sempre di notte, una volta in tenda, ricordo di aver avuto una stranissima illusione visiva. Non era voluta dalla mia mente, ne' era una fantasia: vidi letteralmente, sul fondo della tenda in cui ero a cercare di dormire, solo io e questa ragazza, un cervo parlarmi. Era l'ombra di un cervo, ma apriva la bocca e diceva qualcosa. Io dissi alla ragazza cosa avevo visto e lei mi chiese di smetterla perché la stavo terrorizzando (che novità, me lo avranno detto da quando sono nata).
Un altro ricordo è legato ad una delle mie più lunghe passeggiate sui monti: per passare il tempo, parecchio lungo, mi misi a cantare parodiando una pubblicità che andava allora, quella di ChanteClair, mettendoci bestemmie, parolacce e nomi di alcuni di quei ragazzi del gruppo. Nessuno si lamentò, ma notarono che usavo quasi sempre i soliti nomi, ed era più perché mi divertiva fare la rima, e non perché ero interessata a qualcuno di loro.
Fu anche in questo periodo che mi trovai di fronte ad un vero scorpione: il primo che io avessi mai visto dal vivo, era sotto un grosso masso, vicino ad un campo da calcio.
Ricordo anche del mio tormento e agonia dalla noia non essendoci nemmeno un libro nelle nostre postazioni, e di un solo articolo interessante riguardo una versione dei Puffi a guerra mondiale che traumatizzava dei bambini.
Non ricordo nemmeno quando smisi: intendo il mese e giorno esatti, e quanti anni ebbi, ma qualcosa mi dice che fu perché qualcuno che conoscevo di lì, aveva smesso, e quindi pensai che ormai tante cose le avevo già imparate, e che non ero proprio adatta a quel tipo di vita. Ahimè però, non avrei più dormito di notte fuori, e visto montagne, per chissà quanto tempo dopo...
Di quel tempo mi son rimasti giornalini della CNGEI, ma anche se il mio gruppo veniva mostrato su tanti articoli con foto, io non apparii mai.

Incantantions di Mike Oldfield_Un Album Al Giorno Per Dieci Giorni_Giorno 1

La mia cara amica Iasmin ha taggato me in questa specie di Catena di Sant'Antonio Moderna, basata sui propri dieci album preferiti, ciascuno al giorno. Non sono avezza a queste cose, ma trattandosi di musica, perché no?

Oltretutto è la prima volta che faccio allora una cosa specifica come sto per fare adesso, quindi comincio subito.

Ed essendo quindi il tema a me caro, ovvero la musica, ho deciso di dedicarci attenzione pure nel mio blog, sotto forma di articolo.

Il primo giorno lo dedico ad un album che ancor'adesso ascolto.



Applejack si è offerta di presentarvelo.

L'album si intitola Incantations, dell'artista Mike Oldfield, anno 1978. Il disco mi fu masterizzato e regalato da mio padre, quindi tra i miei dischi personali più vecchi (avrà perciò più di 11 anni), ed uno dei pochi rimasti, non rovinato. Intendo dire con questo, perché da come si nota anche dalla foto, questo faceva parte di un raccoglitore (sempre regalo di mio padre) che un giorno venne preso e morso dal giovane Nathan (il mio cane lupo): alcuni dischi quindi non funzionarono più, altri si salvarono miracolosamente. Questo fu uno di loro, ed è stato un bene perché è sempre stato come adesso uno dei miei preferiti e più cari. Non conoscevo questo artista prima che mio padre mi regalasse il disco, ne' avevo chiesto di farmi tutti gli altri. Lui da solo mi fece come regalo questo ed altri 23, tutti masterizzati, su idea su, anche se io avevo chiesto lui solo un disco dei System of a Down. Sul fatto che fossero masterizzati ovviamente qualcuno che legge penserà che sia stata una cosa cattiva nei riguardi di alcuni artisti. Confermo, ma allora mio padre non aveva abbastanza soldi per ricomprarmi i dischi che volevo, ne' per questi altri che voleva io ascoltassi, e poi mio padre aveva tutta una sua idea nei riguardi della industria della musica.

Insomma, finita parentesi, inizio col disco.

Non so molto del disco perché non potendolo fare, e perché amante della mia sola unica fantasia, il mio interesse fu solo dedito alla musica che c'era.

Il disco non ha dei veri titoli, ed ha quattro tracce soltanto, molto lunghe: Incantantions Parti 1, 2, 3 e 4.

Le musiche, alternate da cori femminili dolci, ha suoni orchestrali e schitarrate rock.

Ho sempre immaginato a sentirle, di essere in qualche bosco, con le acque dei fiumi che brillavano, o di notte, mentre qualche tizia camminava con qualche animale accanto.

Nelle musiche allegre con sottofondi poi vagamente metal, di vedere come dal cielo alcuni ambienti, come deserti, mari ecc... Poi sempre più veloce.

Anche scene alternate, quasi come in un caos pittoresco.

Ebbene sì, la mia fantasia allora come adesso è parecchio frenetica e decorativa.

Non posso dire di ricordare tutto quel che immaginai al tempo, trattandosi di moltissime fantasie di un'età ormai passata: ero poco meno di un'adolescente anche se l'ascolto non si è mai fermato sino ad oggi, quindi posso anche dire che sia proprio uno dei miei dischi che tengo nel cuore.

Ho sempre collegato poi la figura della dea greca Diana alle ultime due tracce, e difatti ho scoperto solo da qualche giorno, che il testo e cori rimandano esattamente a questa figura:

"Queen and huntress chaste and fair
Now the sun is laid to sleep
Seated in a silver chair
State in wonted manner keep

Earth let not an envious shade
Dare itself to inter pose
Cynthia's shining orb was made
Heav'n to cheer when day did close

Lay the bow of pearl apart
And the crystal shining quiver
Give un to the flying hart
Space to breathe how short so ever

Hesper us entreats thy light
Goddess excellently bright
Bless us then with wished sight
Thou who makes a day of night"

Ora, non ho la certezza ma molto del testo mi fa pensare a lei, e gli stessi cori nominano il suo nome. E Diana è sempre stata ed è la mia dea preferita, oltre a Proserpina/Persefone.

Nella parte dei cori femminili ho sempre immaginato due ragazze pallide vestite di bianco cantare vedendosi nel viso in un palco blu notte, per poi prendersi per mano, e intorno a loro un caos di ambienti diversi ancora.

La mia traccia preferita in assoluto tra le quattro, se devo scegliere, è proprio l'ultima, e la parte cantata dalla ragazza della traccia due.

TRACCIA "INCANTATIONS PART ONE"



L'inizio, con i battiti a tempo e la voce dolce della ragazza nominare qualcosa come Diana e Luce, ed un qualcosa come flauti suonati di notte o in penombra. Ascoltavo spesso questo disco di notte, quando non volevo stare in salotto con i miei zii e cugini, cuffie in testa ed a volume alto, ma non potevo godermi la stessa cosa quando poi ebbi il mio primo mp3, per tanti vari motivi. E poi ero troppo attaccata a quel mio raccoglitore arancione, regalo di mio padre, con questo disco e gli altri ventitré.

Il testo è semplice:

"Diana, Luna, Lucina
Diana, Luna, Lucina"

ripetuto tantissime volte e con variazioni di tono, finché c'è un calo, e un sound più melanconico, lasciando posto a dei flauti veloci ma dolci, che mi ricordavano appunto l'acqua che cascava nei fiumicciattoli da piccole cascate. Questi durano a lungo, per poi aumentare dei suoni in sottofondo più frenetici, come corde di violino che non sono ma che mi ricordano quelle. Poi immagino ai bassi dopo, sassi che si muovono e cadono.

TRACCIA "INCANTATIONS PART TWO"


Ah, ho scoperto solo adesso anche il titolo di questa. Non sapevo nemmeno fosse riferito ad un mito nativo americano. Queste le parole (le sto vedendo anche io per la prima volta):

By the shores of Gitche Gumee,
By the shining Big-Sea-Water,
At the doorway of the wigwam,
In the early Summer morning,

Hiawatha stood and waited.
All the air was full of freshness,
All the earth was bright and joyous,
And before him, through the sunshine,

Westward toward the neighboring forest
Passed in golden swarms the Ahmo,
Passed the bees, the honey-makers,
Burning, singing in the sunshine.

Bright above him shone the heavens,
Level spread the lake before him;
From its bosom leaped the sturgeon,
Sparkling, flashing in the sunshine;

On its margin the great forest
Stood reflected in the water,
Every tree-top had its shadow,
Motionless beneath the water.

From the brow of Hiawatha
Gone was every trace of sorrow,
As the fog from off the water,
As the mist from off the meadow.

With a smile of joy and gladness,
With a look of exultation,
As of one who in a vision
Sees what is to be, but is not,

Stood and waited Hiawatha.
Toward the sun his hands were lifted,
Both the palms spread out toward it,
And between the parted fingers

Fell the sunshine on his features,
Flecked with light his naked shoulders,
As it falls and flecks an oak-tree
Through the rifted leaves and branches.

O'er the water floating, flying,
Something in the hazy distance,
Something in the mists of morning,
Loomed and lifted from the water,

Now seemed floating, now seemed flying,
Coming nearer, nearer, nearer.
Was it Shingebis the diver?
Or the pelican, the Shada?

Or the heron, the Shuh-shuh-gah?
Or the white goose, Waw-be-wana,
With the water dripping, flashing,
From its glossy neck and feathers?

It was neither goose nor diver,
Neither pelican nor heron,
O'er the water floating, flying,
Through the shining mist of morning,

But a birch canoe with paddles,
Rising, sinking on the water,
Dripping, flashing in the sunshine;
And within it came a people

(The Son of the Evening Star)

Can it be the sun descending
O'er the level plain of water?
Or the Red Swan floating, flying,
Wounded by the magic arrow,

Staining all the waves with crimson,
With the crimson of its life-blood,
Filling all the air with splendor,
Filling all the air with plumage?

Yes; it is the sun descending,
Sinking down into the water;
All the sky is stained with purple,
All the water flushed with crimson!

No; it is the Red Swan floating,
Diving down beneath the water;
To the sky its wings are lifted,
With its blood the waves are reddened!

Over it the Star of Evening
Melts and trembles through the purple,
Hangs suspended in the twilight,
Walks in silence through the heavens."

Water, Floating, mirror, sunshine e molte altre in effetti lo sentivo, ed immaginavo le cose descritte più sopra. Insomma, flautini, scene mie mentali di bolle. Sempre ho immaginato la notte, illuminata da una luna piena. Sappiate che io immaginavo tutto questo vivendo all'epoca in una città marittima. Non aveva montagne ne' campagne. Potete capire quindi come mi salvava questo album. Poi le bolle aumentavano, sembrano impazzire, andavano chissà dove, e sempre nel mio cervello la mia attenzione ricadeva sulla morte di queste bolle, e sul fondo di quest'acqua. Ci son battiti pesanti, ed ecco un cuore che rimbombava, e le pozzanghere o l'acqua stessa che tremava. Poi la chitarra bassa, e un po' di timore, da crescendo di ansia. Forse immaginavo anche dei tamburi invisibili. Mi dava un senso di malinconia e abisso. Ancora chitarre, suoni dolci e malinconici, e di nuovo la donna cantare i nomi di Diana come nella prima traccia, ed ecco suoni di bolle. Poi lei e altri cantare più con foga, bassi ed un crescendo che va diretto alla mia parte preferita: tamburi, sembrano anche xilofoni, che vengon poi accompagnati a ripetizione dalla voce armoniosa della tizia cantare il testo sopra. Come già detto in precedenza, essendo la mia parte preferita immaginavo più fervidamente, ed ecco nella mia fantasia due ragazze bellissime dai lunghi capelli cantare una dopo l'altra mentre si guardano negli occhi e girano in tondo, facendo svolazzare le loro leggere e lunghe vesti bianche, in contrasto col buio intorno. A volte disegnavo loro, ma non essendo il risultato di mio gradimento, non è rimasta allora molta prova di queste fantasie. Però l'idea è sempre rimasta così, anche adesso.

TRACCIA "INCANTATIONS PART THREE"


Purtroppo come nel video precedente, la versione non è completa ne' identica a quella che ho io, ma posso dire che l'inizio sia molto festoso, quasi come immaginare una grande festa con molta carica energica. Ricordo che quando la sentivo, mia sorella mi diceva sempre:"Ma che è la musica dei folletti?". Questa parte comunque diventa sempre più rock, tintinni, pianoforte movimentato, assoli sempre tutti assieme ed alternati, un grandissimo assolo epico, poi il tono cambia: immagino me vedere invisibile luoghi naturali diversi, luci che si allungano e si accorciano, assoli vibranti in sottofondo. Certe volte mi immaginavo alcuni metallari con chittarra accompagnati da queste muse ballerine completamente estranee alla loro presenza, che facevano smuovere dei loro braccialetti musicali dai loro arti. Dai minuti 8:14 in poi è tra i miei momenti preferiti. C'è infatti uno stacco, flauti e chitarre riprendere velocemente un altro ritmo simile a quello iniziale, mi sembra quasi a marcia (mi son sempre immaginata anche quindi una marcia regale festosa), poi suoni allegri e composti. Dai minuti 10:01 il mio momento preferito in assoluto: mi sembrava un caos puro ma dolce, il mio cuore si emozionava parecchio a questo momento. Sempre quel ritmo, e poi quella parte mia preferita, sempre più pompata ed esplosiva: nella mia testa un viavai di personaggi indefiniti ballare, metallari super energici piegati in basso, pietre e cascate spuntare da chissà dove, e tutto questo correre per tutto il mondo intero. Sempre stacchi, cose che avanzano senza fermarsi. Poi verso la fine dei minuti 12, queste pietre e bolle rallentavano tutto, come cascate su scogli, spume. Immaginavo tizie correre coi loro lunghi capelli. Poi a 13:36 cominciava un'altra mia parte preferita, come corde toccate violentemente, e queste tizie correre ancora. Campane, giri di case dall'alto, e queste stesse che si attaccavano a qualche animale o pietra. Come dei gong invisibili, un crescendo violento coperto da veli, e di nuovo assoli metal. Suoni da abissi epici e pericolosi, mi immaginavo anche elefanti e di nuovo festoni, gran casino.

TRACCIA "INCANTATIONS PART FOUR"



Anche questa non completa, ma è comunque la mia parte preferita della traccia.

Sound dolcioso, immaginavo dell'acqua illuminata dalla luna, falene e lucciole. Xilofono a volumi alti, nel fiume della mia testa le gocce che cadevano erano più pesanti. Poi come passi di qualcuno, o battiti. a 03:46 assoli che sembrano parlare. Poi svaniscono e ancora lo xilofono, ma alternato da passi quasi tonfi. 08:07, un guizzo violento, e cambia il tono, per essere poi ancora uno dei miei preferiti, forse l'assoluto, perché molto ritmico: assoli violenti, tintinni da chissà quali gioielli tipo nacchere, e mi immagino i cori in sottofondo essere la voce della donzella nella mia testa. La tizia balla al tempo, alzando pure i piedi e restando ferma di busto, mentre qualcuno suona la chitarra nel buio, sempre più con frenesia. Poi lei non balla e rimane ferma in equilibrio, si sentono gli assoli un po' mischiati, e lei torna con i suoi tintinni ma più veloce. 11:38, di nuovo il ritmo da batticuore (almeno per me) mio preferito: lei balla a ritmo ed assieme ad un'altra tizia, assoli quasi malinconici, pompati e io fantastico ancora pensando a loro che ballano come nelle precedenti fantasie. Poi calma, c'è una fonte e le due si rilassano lì, la mia visione è su di loro muovendomi a cerchio, e loro hanno uno sguardo molto penetrante che guarda chissà cosa. Musica un poco drammatica a volumi bassi, e le due cantano come sirene. La musica dolce ma drammatica segue la loro voce, il suono del testo della precedente, e di nuovo assolo rock, e loro cantano con più corpo, più volume, ed hanno una voce vibrante e quasi scossa, sembrano parlarsi mentre qualcun altra misteriosamente continua a far suonare le nacchere. Le immagino a scene extra che camminano e osservano la luna. Poi mentre l'assolo sembra cadere, le immagino anche come se fossero davanti a me, a bocca spalancata e sguardo triste, occhi quasi a lacrimare.

Ho immaginato queste cose già allora, e ancora continuo a farlo, alternandole a periodi con scene di alcuni altri miei personaggi principali (che però vedevo come stonanti).

Posso confermare con certezza che questo è al 100% uno dei miei album del cuore, uno dei pochi che mi piace in tutta la sua essenza.

La mia famiglia



La mia famiglia era una cosa di cui venni a conoscenza ad inizio dei miei sette od otto anni di vita.

La mia famiglia non aveva ne' mio padre ne' mia madre, ma due persone sconosciute che facevano le loro veci.

La mia famiglia mi mostrò solo una mia sorella, correttamente detta sorellastra, e due cugini, che mai mi avevano visto prima (se non mia cugina quando ero neonata, di cui c'è una prova, ed unica, foto di me quando ero appunto un bebe').

La mia famiglia era composta di persone tutte quasi bionde e dagli occhi azzurri. O more dagli occhi comunque verdi.

La mia famiglia era tutta amante della pelle abbronzata, dell'estate e del caldo opprimente.

La mia famiglia mi costringeva quindi ogni estate alla sofferenza dal mattino presto fino alla sera, in mari pubblici e pieni di pericolosi scogli, senza nemmeno portarsi dietro un cazzo di ombrellone.

La mia famiglia aveva una zia che mi faceva da madre, o almeno tentava.

La mia famiglia aveva uno zio che anche se apparentemente sembrava l'unico a sostenere le mie passioni ed a farmi compagnia mentre disegnavo o guardavo MTV, fu anche l'unica persona a farmi più male di tutti gli altri nella mia vita.

La mia famiglia mi definiva e mi considerava la pecora nera.

La mia famiglia considerava strano il fatto che fossi molto silenziosa.

La mia famiglia criticava il mio voler sempre stare da sola.

La mia famiglia mi costringeva a stare a sentire i discorsi altrui senza mai interrompere, senza nemmeno chiedere o parlare di qualcosa della mia giornata, cosa che veniva decisa pure per mia sorella perché le piu' piccole, quindi col dovere di imparare ascoltando loro.

La mia famiglia a tavola parlava solo di pettegolezzi, soldi, e di tizie baciate in discoteca.

La mia famiglia aveva una cugina che sembrava nemmeno essere di casa: dormiva sempre, e nei fine settimana prendeva i nostri soldi di famiglia per cene molto costose.

La mia famiglia faceva sì che si urlassero loro (tranne me e mia sorella anche se litigavamo) e spaccassero porte o volassero piatti, ma non voleva che dicessimo affari nostri fuori dalle mura di casa.

La mia famiglia approvava Mussolini.

La mia famiglia non voleva che io uscissi con uno o più miei amici/conoscenti di sesso diverso dal mio.

La mia famiglia mi riteneva incapace ma intelligente, seppur anche distratta.

La mia famiglia mi alzava le mani addosso spesso.

La mia famiglia mi faceva stare anche di notte sveglia finché non risolvessi qualche equazione matematica, o perché non avevo capito bene come piegare in tre parti perfette un asciugamano.

La mia famiglia voleva che non mettessi le mie orecchie scoperte con i ciuffi davanti come piaceva a me, perché le orecchie sono brutte.

La mia famiglia voleva che smettessi di mettermi la mia giacca lunga pure di maniche preferita, costringendomi a dargliela così da farla modificare dalla sarta. Stessa cosa per i pantaloni, che portavo molto lunghi e sdruciti in fondo, e per questo preferiti da me.

La mia famiglia mi buttò via il mio armadio, la mia sedia mobile, il mio tappeto persiano vecchio regalatomi da mio padre da ragazzina, così come tanti miei vecchi disegni un poco ammuffiti causa le varie inondazioni della città di Livorno in cui ho vissuto.

La mia famiglia usava senza chiedere il mio stereo regalatomi da mio padre.

La mia famiglia nonostante la mia targa anti-fumo, mi fumava a profusione in camera.

La mia famiglia mi riprendeva per ogni cosa che mi piaceva, dicendo che avrei dovuto avere lo stesso interesse verso la matematica. "Guarda come le brillano gli occhi se si parla di cinema!"

La mia famiglia non mi dava uno schiaffo, me ne dava anche tre o quattro pure in faccia o calci nel culo da ciabatte o pedate.

La mia famiglia mai aveva detto che ero carina o bella.

La mia famiglia mi riteneva inquietante.

La mia famiglia aveva una zia che diceva che per farmi capire le cose dovevo io (e mia sorella anche) essere trattate come i muli, cioè con le botte.

La mia famiglia beveva più vino che acqua, e mi costringeva a mangiare tonnellate di bistecche o roba pepata, solo perché dissi ad un mio zio che la roba col pepe non mi piaceva.

La mia famiglia mi costringeva pure a mangiare roba con aglio/scalogno/cipolla, per poi fare le facce stupite se involontariamente il mio stomaco e gola si ritraevano a mo' di vomito se queste venivano messe nella mia bocca.

La mia famiglia non aveva sempre i soldi per mandarmi a scuola, o comprarmi qualcosa.

La mia famiglia comprava più di un pacchetto di sigarette al giorno, e chiedeva a me se sempre, di uscire fuori a comprarne.

La mia famiglia mi ordinava di rifare i letti, di spazzare per tutta la casa, di portare fuori il nostro cane lupo, di ripulire mobili e finestre, di apparecchiare e sparecchiare la tavola, di piegare gli asciugamani...

La mia famiglia credeva che solo io (mia sorella non voleva o era fuori) e mia zia potevan fare le faccende di casa, e non mio cugino perché l'uomo di casa.

La mia famiglia pensava che gli omosessuali fossero malati, anormali.

La mia famiglia diceva che era degradante vedere una ragazza creare peni di ceramica decorata (come andava di moda negli anni settanta).

La mia famiglia mi prese un mio quaderno segreto di nascosto, per mostrarlo a chissà chi, con disegnati alcuni ragazzi che mi piacevano, fare cose erotiche, dicendo anche che erano orribili e da malati.

La mia famiglia mi riteneva idealista, e me lo diceva come se fosse una cosa stupida, con rabbia.

La mia famiglia mi minacciava di alzarmi le mani se mi trovava con dei dizionari in mano.

La mia famiglia mi diceva che non dovevo mai insegnare a mia sorella.

La mia famiglia faceva in modo che mi sentissi davvero incapace, lasciando che fosse mia sorella minore a guidarmi, e non il contrario.

La mia famiglia credeva che solo gli adulti potessero insegnare ai bambini, e mai il contrario.

La mia famiglia alla tv, giudicava spesso l'aspetto fisico di qualcuno, e non solo lì.

La mia famiglia disse che il cantante degli AC/DC di un disco vinile regalatomi, nonché di Slash riconosciuto da me in tv durante una Moto GP, che erano entrambi brutti come scimmie.

La mia famiglia diceva che il metal era warrr warr arrr gggrrr, che i Manu Chao facessero schifo, che Jimi Hendrix fosse noioso...

La mia famiglia diceva che non sarei mai stata in grado di difendermi.

La mia famiglia mi picchiava spesso in bagno o di fronte al muro.

La mia famiglia non mi lasciò uscire per periodi più di una volta a settimana.

La mia famiglia non aveva interesse nei miei personaggi, nelle mie storie e fumetti.

La mia famiglia non voleva mai chiarire un litigio tra me e mia sorella, avendo sempre come soluzione quello di darci molti schiaffi in faccia e sul capo.

La mia famiglia non voleva mai sentire il mio parere su qualcosa, o diceva che dovevo stare zitta perché avevo molto più da imparare da loro.

La mia famiglia criticava ogni mio singolo partner.

La mia famiglia propose molte volte di usare noi per fare elemosine in giro o per il condominio.

La mia famiglia non voleva mai punire mia sorella quando mi distruggeva qualcosa di importante.

La mia famiglia mi diceva solo "Ignorala" ma non faceva lo stesso con mia sorella, e quando chiedevo come farlo, non mi dava mai risposte.

La mia famiglia litigava con mia sorella ogni mattina ed ogni notte, urlando forte per ore.

La mia famiglia ora sembra essere vegana, e prima era fissata con il mangiare carne perché fa bene.

La mia famiglia diceva che solo mio cugino poteva stare senza maglia o pantaloni, mentre a noi era assolutamente vietato stare senza.

La mia famiglia mi costringeva ad andare senza calzini con le scarpe, perché credeva che si spaccassero dopo molto tempo per i talloni. Scarpe comprate ai mercatini asiatici.

La mia famiglia stava sempre lontano dai vu' cumpra', o come accadde una volta, allontanò me in malo modo da uno che voleva solo salutarmi perché non mi vedeva dai tempi delle medie.

La mia famiglia mi fece passare per una di 11 anni quando ne avevo invece 16, solo per pagare di meno. Volevo urlare che non era così, ma avrei avuto altri schiaffi in faccia, e quindi stetti zitta.

La mia famiglia mi lasciò spesso sola sulle attrazioni tipo montagne russe, ma voleva per forza che io andassi con loro a quelle che non piacevano a me.

La mia famiglia per una rara volta interessata ai miei disegni (ma perché questo avrebbe portato forse ad un guadagno su magliette), mi costrinse a cambiare i nomi di alcuni personaggi, altrimenti usati lo stesso da loro senza il mio permesso, contro la mia volontà.

La mia famiglia mi disse che ero un'imbecille solo perché sapendo di aver perso un telefono, piansi per aver perduto delle foto mie ritenute importanti, e non per il valore dell'oggetto.

La mia famiglia litigò spesso con mio padre perché di idee diverse dalle loro.

La ma famiglia litigò spesso con mio nonno (morto di recente, mi manca ancora) per motivi sempre basati sui soldi, su macchine e simili.

La mia famiglia litigò con mia madre facendo mettere in mezzo me, costringendomi a telefonare a lei con vivavoce nonostante fossi già sotto pressione, dopo averla vista quell'estate per la prima volta: se non lo facevo, niente più chiamate.

La mia famiglia ha una madre che pensa ancora che io facessi il doppiogioco tra lei e mia zia, criticandomi dicendo che fossi come sua sorella, o che fossi come mio padre.

La mia famiglia ha una madre che quando nell'unica volta che ci vedemmo, si permise di strapparmi letteralmente dalla mie mani le mie letture preferite, o facendomi sentire in colpa per ogni cosa che facevo (come parlare con alcuni stranieri).

La mia famiglia arrivò a volermi picchiare in bagno facendo stare fuori da esso il mio compagno del tempo, solo perché si fece tardi a riprendere il treno per tornare a casa.

La mia famiglia diceva che avrebbe pure voluto spiarmi per cosa facevo col mio partner, anche su effusioni o preliminari, comprendenti anche sex-toys, come se fossero una roba da bandire.

La mia famiglia prendeva in giro le ragazze affettuose tra loro, o le appassionate di fumetti e cartoni animati.

La mia famiglia diceva che i fumetti son belli perché realistici ma non voleva mai leggere i miei.

La mia famiglia diceva che ero il loro bracci destro.

La mia famiglia si permise di strapparmi un pupazzo creato da me, perché fatto non secondo le loro regole.

La mia famiglia voleva buttarmi via tutti i miei pupazzi raccolti.

La mia famiglia diceva che mi avrebbero voluto cambiare anche se ero una testa dura.

La mia famiglia diceva che quando ero a tavola, persa nei miei sogni ad occhi aperti per non stare ad impazzire ad ascoltare l'ennesima slinguazzata/ciucciata in disco, sembravo allucinata.

La mia famiglia mi fece stare lontano da alcuni bambini, o rovinava molti dei miei rapporti d'amicizia. Molte delle mie amiche non volevano avere niente a che fare poi con me.

La mia famiglia non mi dava quasi mai ragione, voleva sempre correggermi.

La mia famiglia non riteneva importante il voler dedicare qualcosa come un film od una giornata, a qualcuno per fare questo/a felice.

La mia famiglia diceva che avevo molte idee sbagliate, che ero acida e imbecille.

La mia famiglia diceva che mi comportavo come uno zulù, o che ero down (mongoloide volgarmente usato per definire gli affetti da trisomia 21).

La mi famiglia mi faceva sempre sentire in colpa se dopo avermi chiesto qualcuno di vedere i miei lavori artistici, io ne facessi vedere tanti perché ritenuti tutti importanti e quindi non sapendo quale mostrare per primo.

La mia famiglia considerava la mia fissa dell'analizzare i miei sogni notturni, come cosa da pazzi. O che era impossibile che io avessi analizzato uno di questi in pochi minuti su un singolo foglio.

La mia famiglia diceva che era fastidioso vedere un qualcosa di splatter/horror nei miei disegni.

La mia famiglia voleva sempre buttare ogni cosa rotta, scoprendomi quando io invece nascondevo questi cercando di aggiustare in qualche modo per riusarli.

La mia famiglia ordinava infastidita a me ed alle mie amiche, di stare zitte o cambiare discorso quando io e loro parlavamo di religione, musica, tecnologia e simili in macchina.

La mi famiglia mi fece sentire in colpa quando dissi che non ritenevo giusto il dover copiare una vignetta altrui per un libro di mio nonno.

La mia famiglia mi dava e non sempre, solo qualche centesimo per ogni lavoro casalingo fatto.

La mia famiglia mi guardava con rabbia se non raccoglievo o sparecchiavo tutta la loro roba in tavola e per terra, anche se prima dell'ultima avevo già pulito.

La mia famiglia mi riprendeva molto negli ultimi anni, se dimenticavo qualche cosa a tavola.

La mia famiglia non aveva pazienza di farmi stare a mio agio per parlare dei miei problemi, per poi stare tutta la notte di nascosto a sentire mia cugina lamentarsi di stronzate.

La mia famiglia faceva spaccare piatti e bicchieri in gran quantità.

La mia famiglia mi creava molte pressioni ed ansie, non lasciandomi nemmeno una sorta di privacy in camera.

La mia famiglia non mi ha mai fatto lasciare dormire un amico con me in casa.

La mia famiglia mi diceva di non ridere sguaiatamente, o di smettere di essere musona.

La mia famiglia mi vietava di insultare, controribattere o difendermi.

La mia famiglia mi diceva che ero pure perversa riguardo il sesso.

La mia famiglia ha un padre che spesso è scappato da mia zia, o che è stato assente per tanti anni senza farmi sapere nulla più di lui.

La mia famiglia ha un cugino che nonostante lo preferissi un poco più a mia cugina, non rispettasse le promesse fatte.

La mia famiglia fece ritardare molti miei compleanni a causa della morte di mio zio (mio abusatore), anche di 5 mesi o anni.

La mia famiglia aveva uno zio che urlava o trattava come un oggetto indesiderato, mio nonno Franco che aveva problemi gravi tipici degli anziani, disabile, di cui io ero molto affezionata, e che sentivo ogni notte dire frasi disperate non potendo usare mani e gambe per difendersi, ogni notte, solo per basse lamentele sul bisogno di dover andare in bagno.

La mia famiglia mi considerava una da correggere, una che non aveva regole ne' umiltà, una che andava picchiata perché non c'era altrimenti modo, una che diceva stronzate.

La mia famiglia considerava i miei gusti strani, o troppo idealisti.

La mia famiglia lasciava spesso me e mia sorella sole in casa per ore, mentre mia zia e suo marito facevano cose in camera loro chiusi a chiave, od erano chissà dove fuori.

La mia famiglia ha mio padre che non mi abbracciò una volta dopo che io piansi per un'offesa, perché considerava il gesto come falso.

La mia famiglia metteva i mobili pieni di merendine chiusi con chiavistelli, ma di nascosto lasciava che mio cugino o mia sorella o mia cugina mangiassero o usassero le mie cose.

La mia famiglia disse chiaramente che non facevo parte della famiglia.

Ironie della vita musicali traumatiche con Blahzay Roze: che fine hai fatto? In caso di storie di abusi sulle donne…

Non son riuscita a dormire, ma ormai il sonno mi è passato del tutto. Parlando finalmente con la mia amica fumettista dopo tantissimo temp...