4 febbraio 2017

Che colpa ne ho se provo male di vivere ancora?

E' l'1 e 32 minuti del 5 febbraio 2017.
Sarà forse lo stato febbrile rimanente che ho, sarà che l'altra sera ho discusso un'altra volta, sarà che guardo film drammatici sulla vita ai massimi estremi, ma sento di nuovo quel famoso male di vivere, che mi piglia quando meno me lo aspetto. Penso al fatto che ho 23 anni, che non sono più un adolescente, che arrivo presto ai 25, che non sono ancora chissà cosa, mentre altri a meno della mia età se nomini solo il loro nome (e senza neppure un qualche talento in particolare) vengono riconosciuti. Sì, lo so che son discorsi forse "patetici" ma chi non è invidioso a questo mondo di qualcosa? Purtroppo sono il tipo che si fa mille paranoie esistenziali su qualunque cosa. Ho i miei difetti come qualunque altro, e difetti, stessa cosa di altri. Ho un dolore dentro senza nome che continua a farsi strada a volte la mattina ed a volte la notte. Osservo le stanze, guardo il cielo dinnanzi a me domandandomi che senso ha fare tutta una grande fatica per poi venire dimenticati. Sì ho una paura fottuta della morte, non voglio morire e non voglio lasciare i miei futuri senza di me, senza che io sappia che fine faranno. Sono così silenziosa certe volte che sembro davvero un morto, sempre dentro i miei pensieri. Ho piccoli momenti di gioia, pianti, risa, ma poi arrivano anche questi momenti. In cui provo rabbia misto a dolore interno, come se mi si gonfiasse il ventre, come se mi piangessero gli occhi nell'invisibile, come se fossi solo una massa senza vita. Non amo molto la mia persona, e non lo dico tanto per dire, detesto davvero il mio aspetto, il fatto di essere proprio come sono. Avrei voluto essere più simile ad altre persone, o nascere decenni prima, avrei voluto tante tante cose diverse dallo stato in cui sono adesso. Avrei voluto anche un'esistenza diversa. La gente continua a supportarmi, a dire che ho talento, ma io continuo a non credere a nessuno. Nonostante a volte io stessa mi dica che sono arrivata "a certi livelli", lo dico con una certa esitazione. Quasi patetica dopo. Mi accorgo che è solo un tempo ed uno spazio, poi tutto finirà. Succederanno tante altre cose, ti dimenticherai poi di quella gioia avuta, perché niente dura per sempre. Questo mi spaventa. Sono una persona ansiosa e detesto quando qualcuno rovina certi miei momenti che mi costruisco per stare bene, sia fosse vedere un film o ascoltare una canzone, o fare un disegno nuovo. Tutto quel che faccio per me è importante, lo voglio ricordare per non dimenticare, per non dimenticarlo quando avrò dei figli e dovrò narrarli la mia vita. Non voglio essere dimenticata, nè dimenticato, qualunque persona io sia agli occhi degli altri. Voglio ricordare, perché del mio passato di bambina piccola non ho quasi niente, come se non avessi avuto un'esistenza da neonata. Invidio tutti gli altri che hanno tutte le loro cose/ricordi grazie ai genitori, mentre io ho intravisto solo nel 2012 un libretto mio dell'asilo, da mia madre, che lì è rimasto. Tutti i miei ricordi cominciano solo dai 5 anni, e tutti da un giorno qualunque di scuola. Ero così piccola e minuta che mi potevano scambiare per una bambola, e difatti quel ruolo presi in quel ricordo. Rubai degli ovettini di cioccolata con la stagnola e me li mangiai dopo aver corso fino ad una carrozzella di quelle finte per bambolotti bebè. Mi trovarono dopo un po' e mi misero in punizione facendomi venire a prendere dai miei educatori dell'istituto in cui stavo. Ero molto per i fatti miei ma nello stesso tempo ero un tipo molto ribelle, non stavo mai alle regole e facevo di testa mia, rubando pietruzze dai giocattoli trovati a scuola o piccoli insetti, perché non potevo avere nessun animaletto di compagnia in stanza, che già dividevo con altri due bambini maschi. Pure io, coi miei capelli cortissimi e tute da ginnastica, lo sembravo.
Immagino spesso me incontrare la me di allora. Non so perché lo immagino, ma so che son solo pensieri per farmi riflettere su non so cosa ancora. Non so niente, so solo che ho paura, paura del futuro, e non voglio dimenticare niente del mio passato, anche se questo mi crea dolore certe volte. Ho tanti sogni, ma poi questo stato mio in cui osservo la stessa "aria" intorno a me che mi fa sentire terra, massa che vive da sola e pensa, mi blocco e non riesco a fare niente. Non ho molta autostima e vorrei solo fare spesso cose che mi diano gioia. Una fuga dai pensieri, per esempio. O qualcosa che mi faccia passare bene quei momenti da farmi dimenticare quella maledetta apatia/male di vivere.
Ma non ci riesco. Anche quando mi diverto, dopo mi viene da piangere. E' una cosa che non riesco a spiegarmi, ma capita ogni volta che provo a fare le uscite divertenti che poi finiscono.
Sarà che sento quella sensazione malinconica della vita che vola via, forse. E piango. Piango.


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