9 maggio 2018

Memorie di Pontedera 05-06-07/05/2018

Son stata lontano dai social, o almeno, lontano dallo scrivere anche, rimasuglio delle mie attività preferite artistiche (non ho sempre disegnato allora, anche la scrittura faceva parte del mio estro artistico), perché per questi ultimi quattro-cinque giorni andai a stare per la seconda volta (presumo) dalla mia amica Jeremy, a casa sua con la sua famiglia, su sua richiesta.
Io e lui ci stiamo per dirla in termini stretti, lasciando, separando, ed allora ecco la mia amica propormi di stare da lei, poiché era ormai chissà quanto tempo dall'ultima volta.
Non dormo molto allora per motivi plausibili, ma al mio risveglio il mio ormai ex-partner è già andato via per lavoro, mentre io, con calma ma veloce, mi metto i pantaloni, raccolgo la spazzatura mettendola in un sacco e prendo lo zaino. Nessuno è in casa, nemmeno il cane, e così apro la porta ed esco.
Fa un caldo terribile, e c'è in allerta un sonno mancante, ma nonostante questo di aspettare il bus per andare in stazione non ho la minima voglia (caldo e troppa gente intorno ed ho sempre preferito camminare che stare sui mezzi, specialmente le auto che mi creano un mal d'auto a forte nausea), così percorro per la prima volta questa strada, chiedendo solo a due persone, anche una coppia in un parco. Saranno stati venti minuti forse di più, ma raggiungo senza problemi il posto e mi informo per andare verso Pontedera dalla macchinette, forse anche alla biglietteria umana.
Aspetto un po', e per mio sollievo, non c'è nessuno ai binari. Passeggio, passeggio e osservo il posto intorno, fantasticando su cose che ormai non ricordo più. Fa caldo, troppo caldo ma io ancora resisto. Quando arriva finalmente il treno arriva, prima che si chiudano le porte definitivamente, riesco a prendermi tre fumetti di Diabolik abbandonati su una panchina vicino a dove salgo: chiedo se qualcuno se sia il possessore, ma nessuno pare esserlo (forse partito da chissà quanto allora). I fumetti comunque non sono nuovi e sono anche parecchio sciupati, ma a me poco importa, perché se ho qualcosa da leggermi tanto meglio.
Son sul treno per Pontedera, ma prima devo passare a quello per Prato Centrale, dove scendere per salire invece su quello per un'altra città. Insomma, passeggiate lunghe in solitaria, caldo(meno male ho quattro magliette di ricambio), pensieri vari che stanno lontano dai miei problemi attuali, i miei capelli che continuamente mi volano in faccia come lunghe lane scure a ragnatela, ma nonostante questo, il sonno sembra essersene andato via.
Nessuno mi parla durante il viaggio, ma tutti sono a fissarmi. La cosa mi da' sempre fastidio e non capisco perché mi fissino (la camminata? Perché sto certe volte con lo sguardo più rivolto a terra? Il mio modo di vestire troppo ambiguo?) ma poi non ci penso più, noto questo solo quando appunto son io a fissare loro perché incuriosita: spesso avrei voluto aver la possibilità di fotografarne o ritrarne alcuni), ma non perché trovassi loro strani, ma per puro interesse della loro figura, italiani e non, bianchi o neri, bambini o anziani, e tanti altri. Avrei fatto queste cose solo per allora da tenermi dietro, come ricordi, persone di passaggio appunto. Pensai a questo anche in quel momento.
Finalmente scendo a Pontedera e trovo la mia amica con suo nonno che fa da autista. Saluto ed entro, e lascio parlare loro perché non è solo stanchezza, ma anche per mia abitudine un po' al silenzio, osservando i campi dal finestrino. Ascolto loro, anche se purtroppo vengo a sentire discorsi vagamente razzisti sulla gente dalla pelle scura che appare nel corso del nostro tragitto verso casa sua. Detesto questo modo di fare ma non dico nulla e cerco di distrarmi come sempre faccio, ovvero fantasticando nel mio magico mondo mentale di fantasia, osservando queste persone invece per lo stesso motivo detto prima.
Ero partita velocemente la mattina del 5 di questo mese, dopo una nottata passata a chattare lo stesso con la mia amica. Posai la testa sul sedile, ma il sonno ancora non era così pesante.
Appena arrivati, riconobbi il posto e il loro cane Shon, anche se ormai di quasi un anno di esistenza, sempre casinista e giocherellone. Rivedo tutti loro, anche se la madre stavolta mi sembra più stanca delle volte viste. Poso lo zaino, e mi sdraio un poco nel letto della stessa stanza a cui io dormii le scorse volte.
In quelle giornate passate però, per ovvietà dello stress visibili su alcuni volti, non ho parlato granché di me ne' della mia attuale situazione, però ho riso tanto, specialmente per le battute del fratello loro di nome Francesco, di dodici-tredici anni.
Non ricordo altro del primo giorno, tranne che alla fine la stanchezza fece spazio al bisogno di dormire, e così fu. Andai a dormire, anche se a tavola in sala, io rimanendo ad ascoltare loro per tutto il tempo ("Oh ma tutto bene, non parli molto"), proposi alla fine di vedere assieme tutti un film che io solo avevo visto (e mostrato alla mia amica Iasmin settimane fa): Wolf Totem. Sua sorella Serena sembrava davvero interessata ma io, notando la stanchezza ed il loro esser andati via presto dalla tavola, riproposi di vedere questo film il giorno dopo.
ZzzzzZZZZzzz era l'omonomatopea che avrei messo se mi fossi disegnata mentalmente in quel momento. Non ricordo molto del sogno, ma c'era qualcosa legato a mia zia.
Ma nemmeno il secondo giorno, e neppure il terzo ne' nel penultimo si vide il film. Il motivo era la loro sempre stanchezza, secondo che avevano cambiato il telecomando, quindi arduo capire come mettere i siti invece del canale Youtube e della TV. Il secondo giorno questi video musicali che tentai di mostrare, più ne mettevo più andavano a salti e allora dopo vari tentativi lasciai perdere. Mostrai alcuni videoclip di G-Mo, Twiztid ed alla Serena piacquero non poco, mentre Maria imitava il personaggio ballando anche in modo buffo. Un caos da festa dei pazzi che adoravo, e dopo, anche se in sala rimanemmo solo io, la mia amica e la sua sorella minore Maria, la musica nostra ancora andava, e io presi in prestito una loro chitarra giocattolo mimando gesti rock/metal. Provai anche a ballare, ma scherzai piuttosto sull'essere uno straccio, e rimasi sulla poltrona a fare gesti musicali. Maria si era pure messa un vestito carnevalesco da diva, e posato sulla faccia della madre una mascherina simil Rio de Janeiro. Urli, schiamazzi ed io che a stento mi trattenevo dal ridere di tutto quel caos, anche se loro continuavano a scusarsi.
La domenica, come loro solito, mangiammo dai loro nonni. Stavolta non rimasi per niente sul letto matrimoniale come ricordo bene essere accaduto la prima volta. Guardammo i documentari e parlammo molto di tutte quelle scene di natura crudele coi pulcini che appunto per questioni di sopravvivenza egoistica si uccidevano tra di loro o facevano cadere altri loro fratelli/sorelle ancor prima di nascere. Poi alle scene dei babbuini risate quasi ad isteria generale, perché paragonavano le facce serie di queste scimmie a nomi di persone di loro conoscenza solo. Però mi piaceva vederli ridere così tanto. Venne un film incentrato su degli italiani immigrati di una storia degli anni sessanta, e da lì, anche a televisione spenta, si parlò con Maria riguardo le religioni, sulla teoria di Darwin, ed io dissi appunto che secondo me è proprio perché non si conoscono le culture ed il rispetto, causa di molte guerre fatte in nome della religione. Io raccontai che robe come comunioni e simili mai avevo fatte (che io ricordo, i miei ricordi iniziano dai cinque anni d'età), ma che a scuola elementare, ad alternativa, mi insegnarono invece, con un libro ed alcuni film, molte nozioni su tantissime religioni nel mondo. Io sono atea (e di un certo ramo satanista ma non sempre mi definisco o lo dico, perché non mi piace etichettarmi, sapendo appunto che molte religioni si somigliano), ma nello stesso mi piace credere o sapere, e non mi piacciono molto le regole o i rituali imposti, (ed aggiungiamo che ho la tendenza pure a bestemmiare)ma ho sempre avuto sin da piccola un discreto interesse nel vedere le credenze di altre persone. Maria stava per compiere dieci anni il giorno dopo, ma secondo il mio parere certe cose le andavano spiegate già a quell'età, non dopo. Loro ammisero che non sempre sapevano come far capire a lei certe cose, e io consigliai di usare metafore ed appunti a figure semplici invece di aggiungere altri particolari ("Te l'ha detto uno scienziato questo?" chiese lei, ovviamente la risposta era negativa detta con sincerità, ma altrimenti sarebbero state fatte altre migliaia di domande senza arrivare al fulcro centrale, ovvero che erano tutte idee fatte dagli uomini di mondi diversi per spiegare cose che non sapevano bene, il dire invece "Sì, me l'ha detto" anche fatto capire in senso figurato, ovvero come se nei libri le parole fossero appunto voci di scienziati). Io dissi che però, secondo me, anche, alla loro sorellina mancavano più stimoli (ammisero anche questo): dissi questo già anche le altre volte, ma ricordai anche che a meno della sua età io fossi già un topo di biblioteca e che preferissi appunto cercarmi le cose da sola che farmele spiegare.
Del primo giorno mi stupii anche di sentire la loro sorella secondogenita dire:" Eh invece lei (io, Alex) parla tutta precisina; sì parli bene l'italiano" dal nulla.
Vabbeh, soliti riferimenti anche ai miei capelli:" Accidenti quanto son lunghi adesso!" (vagamente quel senso lì) ed io "Beh i miei crescono velocemente" od il solito "Ma che bei capelli poi che ha lei eh"... Ed io zitta o a dire "Ehm sì".
Quella notte la passai invece quasi in bianco, parlando del più e del meno, ma facendo anche cose che non facevo ormai da chissà quanto, ovvero scherzare su cose che raramente mostravo, legate a me, al resto del mondo. Questo perché in sala, solo noi due, tra pomeriggio e sera, mentre nessuno di loro era in casa, guardammo a mio proposito la serie Road Fools di Anybody Killa (ho il dvd ma loro il lettore non l'avevano e poi si sarebbe sciupato). Ridemmo molto di alcune scene e guardammo anche un po' di quella dei Twiztid, Purple Show. Io dissi che vedendo quei filmati mi sentivo un po' come se ricordassi la mia infanzia (quei video furono fatti da loro nei loro primi live sul palco, e tutti prima del 2003). Dopo questa appunto, lei mi stupì rivelandomi che mi trovava stranamente felice nel rivedere quei filmati, stavolta in compagnia sua. Io ancora mentre scrivo non saprei come descrivere questa sensazione, ma da una parte mi vergogno di questa cosa perché è un po' stupida e come spiegai a lei, mi mette pressione far vedere che a volte faccio cose sceme. Specie se mi emoziono su persone e cose che mi piacciono, ho questo timore e fastidio nel rivedermi così, e mostrarmi così da qualcuno. Mi hanno sempre definito un po' fuori di testa (Le dissi che prima del 2013 tutti mi chiamavano Mad e non tutti sapevano il mio vero nome, motivo legato a tante cose che avrei preferito nessuno venisse a sapere), ma certe volte, mi sembra di essere così troppo fuori dalla compostezza, rischiando così di passare per scema. Una da internare, una che guardano solo per essere lo zimbello, una che ha qualcosa che non va, insomma.
Mi disse che a vedere uno dei miei artisti preferiti, cioè AnybodyKilla, io avevo la faccia arrossita, un sorriso largo e gli occhi che sembravano brillare. Io mi stupivo, e lei continuò dicendomi che si notava sempre di più quando nel filmato numero sei degli spezzoni, ABK si filmava con la faccia molto vicino. Io feci una cosa che da tempo non facevo: mi venne d'istinto di coprirmi con il cuscino perché stavo tremando dentro e un po' i miei occhi si stavano come bagnando, erano umidi e ridevo in un modo quasi tragicomico. Fare così mi venne improvviso ma mi stavo odiando per essermi mostrata in questo modo. Sarò stata forse felice, ma mi fa stare male sapere che poi qualcuno mi vede fare cose idiote o troppo imbarazzanti, o peggio ancora, odio far vedere cosa mi piace.
"Pure per i Twiztid?" "Sì". "Ah allora probabilmente erano rimasugli del momento prima... Cristo santo wow, un peperone rosso sorridente coi capelli neri".
Le spiegai che mi vergognavo in modo positivo, ma che nello stesso tempo, avendo una vita del cazzo, volessi nascondere le cose mie belle e preferite per preservare la loro atmosfera/aurea da scherni altrui. Le esperienze che ho avuto, e non poche, hanno fatto sì che arrivassi a questo. Ogni tanto mi capita di lasciarmi andare, ma poi mi odiavo perché capivo di essere passata per una anormale, insomma, una sorta di auto-colpevolizzarmi per non essere stata seria e misteriosa sui propri interessi.
Le dissi che odiavo il modo in cui ridevo, quello con cui sorridevo, i miei occhi e tante altre cose, e che nessuno mi diceva di essere bella come una principessa o robe simili. Solo mio padre rare volte mi diceva "Sei bella come il sole e la luna", lo diceva ogni volta che mi salutava, ma non valeva, perché da bambina io sembravo più un maschio che una femmina. Avevo modi di fare e aspetto da maschi.
Le dissi "Tu, ti fossi trovata una bambina coi capelli corti, di cui gli interessi son solo insetti e legname, libri e film come Godzilla, vestita di tute larghe e bandana in testa, avresti pensato ad una femmina?" Lei rispose sinceramente di no.
"Nessuno mi ha mai detto di essere bella come una principessa" ho detto "Ecco perché anche se mi dite di essere bella non è il non crederci, ma vederle come parole che vanno, non su di me". Lei ancora mi fece altri riferimenti sui nativi americani (altra cosa che mi fa stare un poco a disagio essere paragonata così). "Ma a me tu sembri una principessa nativa americana infatti!" o "Ma se hai dei begli occhi dei nativi americani!" ed altre ancora. Quando dice queste cose, ma non solo lei, ed altre come "Ma sei bella", io spesso non dico nulla, sto sempre in silenzio e cambio discorso.
Raccontai quella notte altri miei ricordi, di quella volta, mai raccontata a nessuno, di quando piansi a leggere una vecchia intervista su Violent J degli Insane Clown Posse ("Mi domandai piangendo perché avesse pensato quelle cose... Lo avessi scritto e detto a qualcuno mi avrebbero preso per pazza" dissi, e lei "Pensa se ci fosse Violent a sentirti dire queste cose... Magari lì sulla porta... Abbracciandoti e magari dandoti tanti baci... Magari passarci anche una notte assieme), e di fatti rivelando questa cosa piansi dal nulla. Raccontai di quando sognai Blaze e ABK, dicendo che anche se avevo la possibilità di parlarci non lo facevo, per timore di rovinare le cose, bassa autostima o quel che è, o perché "Sì certo aspettano me, con tutte quelle migliaia di belle donne che ci son laggiù"... Raccontati del mio sogno dove mi trasformavo in cane, di come desideravo il mio ideale di donna (forse detto questo la prima notte, ma non ricordo con esattezza, solo di aver detto tante cose su questo mio aspetto, segreto a tantissimi), sui miei sogni omosessuali, sul fatto che nella vita secondo me non c'è ne' nero ne' bianco, e non si può mai sapere perché ogni relazione è diversa dalle altre. Rivelai di alcuni che nemmeno adesso sanno di essere stati nei miei interessi, e di come mi vergogno di dire chi mi piace perché in passato quasi tutti mi prendevano in giro sui miei gusti, specie così intimi. Le raccontai di quando in famiglia mia, davanti alla tv, io dissi che la ragazza mostrata era bella anche se in carne, e di quanto mi guardarono storto, come se le mie parole fossero assurde o dette per scazzare.
Parlammo anche del mio partner e dei suoi difetti che io vedevo ma che per lui invece solo io ne avevo, o più gravi. Dissi di quanto stavo male a causa del suo pessimismo, di come c'eravamo incontrati, delle mie fughe anche a rischio polizia di anni prima del 2014. Parlammo di come trovavo certe ragazze finto-lesbiche, e di miei ex fissati sull'aspetto che volevano cambiarmi. Parlammo parecchio, risi e piansi parecchio, e spesso non volevo voltarmi verso di lei, ma per timidezza perché non ho fatto quasi mai mistero del motivo, ovvero di sentirmi parecchio sotto pressione quando qualcuno mi guarda, come se mi vedesse i pensieri o perché appunto io non potessi sapere cosa vedesse su di me, paura delle gaffe, paura di essere motivo di vergogna per alcuni... Già alcuni sanno ormai di queste cose mie, e dei loro perché, ma certe volte ancora preferisco non dire nulla, lasciando tutto nel mistero, per non passare allora da vittima o egocentrica, o come detto prima, pazza esagerata che vive troppo nel mondo dei sogni, o troppo emotiva, o troppo rigida, o troppo di quello e quell'altro.
Successe anche che allora pensavo che finalmente fosse arrivato quel mio momento sempre temuto, quello di essere criticata ed abbandonata proprio per essere stata me stessa. Raccontai di come ho questo modo di fare al "Okay non mi vuoi, addio. Non serve nemmeno dirselo, andrò via come un fantasma" perché non mi piace l'idea di passare per una che costringe, o qualsiasi colpa sia stata mia, perché tutti quanti nella mia vita hanno sempre detto che io ero l'errore, io ero antipatica o strana. Ma si risolse, e come prevedevo, con calma dopo essersi sfogati dopo aver sputato fuori certe emozioni.
Dissi:" Eh sì, fossi stata più me stessa a quei video avrei fatto una cosa così" e mi misi le mani a sorta di ammirazione sotto la faccia ad occhi chiusi, e lei rise ancora. "Ecco bravo continua a blaterare mentre io ti guardo quel visetto tondo tondo eh?". Scherzavo (seppur dicendo il vero) perché mi piaceva sentirla ridere in modo simpatico, ma c'è sempre quella mia parte che è come se gridasse "Allarme rosso allarme rosso!"
Dopo allora mi prese una voglia di pazzie (e mi odio da una parte per averlo fatto ma vabbeh) e feci ridere lei raccontando una sorta di storiella erotica mentale ed improvvisata, sempre su Killa e Blaze. Lei ripeteva spesso "Accidenti che roba" ridendo, mentre io facevo versetti col cuscino e gesti con le mani, descrivendo in modo minuzioso cosa immaginavo. Curiosamente, questa versione di fantasia aveva anche me come protagonista. Cosa che tutti sanno essere molto difficile per me, e non spiego stavolta i motivi. Alla fine eravamo molto su di giri, e accaddero altre risa, altri momenti di fastidio (verso una delle sue sorelle), momenti di altra commozione sua e mia, altri ricordi, altri sogni miei citati, altri riferimenti ad AnybodyKilla e Blaze, ancora miei pensieri riguardo al fatto che la bellezza fosse soggettiva e che non mi piacessero nemmeno quelle che criticavano le ragazze in carne quando indossavano le calze trasparenti. Le raccontai pure di quando stavo male dentro nel vedere delle ragazze bellissime nelle disco e ne pub, ma non per invidia come "Bah che arie si dà" ma più simile a commozione come quando vedi una bella statua e sai che non sarai mai così, allora resti ad osservare e basta quel fascino. Lei continuava a dire che mi stimava, che voleva essere lei come me, che non avrebbe trovato allora mai un "cervo" come me, o che appunto tutti mi criticavano perché dicevo cosa pensavo o la verità. Frasi belle che però da una parte mi facevano disagio, dall'altra le sentivo non mie per allontanarle.
Il terzo giorno si parlò delle MyLittlePony e di quanto le amassi per aver rotto quel cartone quella distinzione sessista dei cartoni a target femminile o maschile, per aver dato finalmente spazio a tutti quei ragazzi amanti delle cose graziose o tenere, del paragone tra il ritrovarsi od usare in modo positivo, nelle protagoniste femminili della serie animata con la stessa cosa che fanno molti scrittori, anche nel caso inverso (La creatrice di Frankestein per esempio, o Stephen King o Miyazaki), cosa ritenuta strana appunto perché si guarda più il sesso di un personaggio che quello che ha dentro o che potrebbe fare; di quanti fan abbiano trovato come ragazze ideali anche quel maschiaccio di Rainbow Dash, o di quanto io mi fossi ritrovata nei personaggi principali e di quanto mi facessero commuovere ancora adesso alcune puntate. Raccontai di quando anche se maschiaccio, amassi lo stesso le cose legate al nome di MyLittlePony, proprio perché cavalli, pegasus, unicorni e atmosfere fantasy, essendo stata comunque una bambina dalla fervida fantasia ed amante delle creature inventate. Dissi di quanto mi piaceva la storia del rapporto fra le due principesse Celestia e Luna, molto profondo, e di quanto fosse apprezzato il secondo personaggio, secondo me molto umano e interessante.
In quella stessa serata del secondo giorno, prima di andare a letto, perché avrei fatto un viaggio lungo allora per tutto il giorno dopo, arrivammo a parlare anche di tutto ciò che ricordavo di un altro mio artista preferito musicale, Wednesday13. Ne aveva un poster che voleva farmi vedere appunto, e io le feci vedere la sua formazione attuale, raccontandogli della nostra triste esperienza mancata nel vedere il gruppo (il bus che ordinammo mesi fa fece sciopero), e di quanto Wed13 ed il collega Roman fossero spassosi. Con dispiacere però scoprii che il sito dove erano tutti quei suoi video corti e super divertenti, aveva chiuso i battenti. Passammo allora al parlare della mia passione infantile (solo dai nove anni in poi) quasi a mania, delle Superchicche. Mi stupì che a lei dissero che erano come le Charie's Angels o Totally Spies, quando invece non lo erano per niente. Cosa che alla fine confermò pure lei vedendo alcune puntate, piene di violenza, allusioni sessuali, stile umoristico da fumetto a parodia dei supereroi, sangue e donzelle gnocche. Io scherzai dicendo "Questo io guardavo da bambina per cui andavo pazza, e difatti si vede come son diventata". Le feci vedere anche la puntata inedita delle MLP "Super Arco Boom Sonico" che le piacque molto, per dirle ancora che la moglie del creatore delle Superchicche, era la stessa che aveva designato l'ultima serie delle MLP, a cui forse è dovuto il merito di aver troncato alcuni dogmi sessisti, prendendo lei stessa spunto, nomi e personaggi delle vecchie serie (che io stessa trovai molto interessanti e non così girlie), ma facendo fortunatamente il contrario di quel che combinarono con una delle ultime, facendolo diventare una cosa fortemente sessista per bambine, così come ahimè fanno con altre nuove serie animate per lo stesso target (tralasciando la moda high-school, quella pseudo-serie sulla scuola delle supereroine DC... Avevo i brividi per il disagio, giuro).
"Non si dovrebbe giudicare dalla copertina" dissi spesso a lei, ed anche se inizialmente non ero interessata alla saga delle MLP (con mio stupore iniziò nel 2010!), nel 2013 vidi per caso una puntata, e da quel giorno, come già spiegai in altri miei post, me ne innamorai. Le conobbi solo nel 2013, e siamo nel 2018 adesso, e leggendo che presto la serie potrebbe chiudere, mi viene come una sorta di malinconia. Io allora guardavo un po' di tutti, molto di Adventure Time, ma mai mi piacevano come invece è stato, ed è, quella serie animata.
Comunque sia, anche se non avevo dormito molto nemmeno quella notte, riuscii a vestirmi veloce, a bere un caffè, mangiare una schiacciata e lei e suo nonno, andare ancora in stazione. Gran parte delle discussioni notturne le facemmo perché ero super ansiosa, ma alla fine ero rilassata, mi ero sfogata e rivelata, nonché divertita nel raccontare cose un po' sciocche ed erotiche (tipo dei pianeti di terzi occhi che guardavano film e leggevano le mie storie sulla mia coppia inventata Killaze, a rischio disturbati da grossi nasi ficcanaso -lei rise senza che io me lo aspettassi dicendomi che era fortissima 'sta cosa-). Dovevo andare di mattina presto a Livorno, come già dissi, ed arrivai anche in anticipo.
Parlammo anche di come vedevo certa attrattiva nelle persone, di come notai io stessa disegnare occhi e visi nei disegni con molto dettaglio, di come fosse la prima tra le mie parti preferite di una persona, e di come appunto per questo motivo nella gente cercavo di non "scontrarmici" in essi. Le raccontai anche di uno dei miei strani giochi inventati da bambina che feci a mia sorella, un gioco in cui io e lei dovevamo vederci entrambe negli occhi per dire che cosa vedessimo. Mia sorella non mi soddisfava molto perché ammetteva appunto di non avere tutta questa gran fantasia che io invece avevo, ma diceva che i miei le ricordavano una terra arrida e rossa, mentre i suoi mi facevano pensare a dei ghiacci ingrigiti dove sotto forse stavano dei conigli artici, e chissà che altro. Io da piccola inventai a mia sorella sempre, di un paese di pesci che aspettavano il loro pesce salvatore che finita la missione si innamorò di chi aveva salvato facendola trasformare in una giovane (ricordo vagamente), quindi potete capire che quando mi ci mettevo non finivo più di creare cose fuori dal normale.
E come dissi a lei, proprio per questo motivo che mi sentivo dentro un grande dolore. La stessa fantasia mi aveva salvato dal mondo, e questi stessi me la volevano levare. Mi sentii dire ancora una volta che mi stimavano perché io per fantasticare non avevo bisogno di droghe o alcolici per fare la pazza mentre sentivo la mia musica preferita. Mi vergogno di queste cose perché come detto prima, essendo queste farmi stare bene sin da piccola, sentirle venir denigrate come cosa poco normale è come sentirsi accoltellati dentro, uccisi. Non facevo che ripetere "Avessi detto cosa e chi mi piaceva, tutti mi avrebbero riso o sputato in faccia, facendomi sentire morire dentro..."

Ironie della vita musicali traumatiche con Blahzay Roze: che fine hai fatto? In caso di storie di abusi sulle donne…

Non son riuscita a dormire, ma ormai il sonno mi è passato del tutto. Parlando finalmente con la mia amica fumettista dopo tantissimo temp...