27 agosto 2017

FUMETTI DIMENTICATI_3_New Generation Nightmare

Siamo quasi alla fine del periodo estivo, e mi sto sempre incasinando con vari progetti e vari obiettivi, aggiungendo anche gli impegni per un trasloco col mio attuale compagno verso una nuova casa, immersa nel verde più rigoglioso (comunque sia lontanto da fabbriche e dal centro) e più grande. I miei sogni invece sono sempre più pieni di angoscia e tendo ancora a perdermi in mille pensieri, come se non avessi detto abbastanza. Settimane fa tornai nella mia vecchia casa, per riprendere altre mie cose lasciate lì da tempo, nella cantina: le cose che son rimaste quasi integre sino ad oggi, perché spesso durante la pioggia molti scatoloni si bagnavano e cosa c'era dentro marciva col tempo. Ho molto dolore al ricordo, ma anche al ricordo di quel giorno che mia zia mi constrinse a buttare via tantissime mie riviste (ed anche miei disegni, ahimè) nel cassonetto. Quel giorno piansi tantissimo, perché per me cosa creavo nei fogli era come un pezzo della mia anima, una pelle strappata via, e più cose buttava, più io tentavo di riprendermele, anche se bagnate, pisciate o ammuffite che fossero. Quella sera la odiai tantissimo e cercai di non comunicare nemmeno con gli sguardi con lei, a meno che non fosse rabbia velata, contro lo scempio che aveva fatto prima.
Ma questo è solo un doloroso ricordo, e forse, a causa di questo che spero sempre di trovare qualcosa di mio dimenticato da tempo, in quella vecchissima cantina umida.
Il fumetto che ho trovato infatti, è bagnato su tante parti, non vecchissimo (lo disegnai al tempo delle scuole superiori, comunque sia sembra passata un'era), ma è una delle poche cose che mi lasciò "salvare" da quella cantina, poichè non pisciato dal nostro cane Nathan (cane lupo/husky, autore di mille distruzioni di cose a cui tenevo, tra cui una statuina a forma di scoiattolo fatta di solo legno, ed un pupazzo piccolo a forma di squalo: quando scoprii le sue malefatte volevo strozzarlo) e non con sopra qualche tipo di muffa simile a vomito secco come humus.
Quando ero alle superiori, tra le tante amicizie di passaggio, avevo una ragazza di qualche anno più grande di me (in classe non avevo nessun amico speciale, stavo sempre in disparte perché i miei "coetanei" -in realtà più piccoli di me di età- si divertivano a prendermi in giro per ogni cosa, quindi preferivo farmi amici fuori da lì; inoltre avevo tutto un mio modo di stringere amicizia, diverso dall'avere amici in un luogo di "tutti i giorni", che spiegherò più avanti), che conobbi in seguito ad una giornata abbastanza tranquilla, tramite un'altra sua amica dopo un fatto. In classe mancava la prof e quindi tutti miei "compagni" avevano un po' di tempo libero a disposizione. Io, che come al solito non avevo il materiale (non è che si stesse così tanto bene economicamente in casa mia, e io non volevo peggiorare la mia situazione con mia zia richiedendo soldi per cose che tanto avrei fatto di malavoglia: ero spesso sotto stress e anche a causa della mia bassa autostima e voglia di stare per i fatti miei -nonchè anche a causa di vari disguidi coi prof, che mi detestavano-, non dicevo niente e lasciavo scorrere le mie giornate prendendomi anche un bel po' di note sul diario), uscii dalla porta del laboratorio di scultura (avevo un compagno stupido poi che me le rovinava sempre) e mi sedetti sugli scalini, intenta come al solito a pensare chissà cosa, nelle mie solite riflessioni sulla vita, sulle guerre, sulla religione, sui sogni, sui miei ricordi, sulla rabbia che avevo dentro. Mi accorsi dopo un po' di una ragazza che stava disegnando su un taccuino, mai vista prima. Mi avvicinai e le chiesi cosa stesse disegnando e perché era lì. La ragazza era Francesca, ora conosciuta sul web come Kriskekka, che disegnava già allora benissimo e molti stile manga, particolarissimo e dettagliato. Non ricordo molto della conversazione che ebbi con lei la prima volta, ma già ci mettemmo d'accordo per rivederci un'altra volta; poi la salutai e rientrai nella stanza. Incontrai così una futura "amica", ad una biblioteca di soli fumetti, giorni dopo. Queste si conoscevano perché amanti del fumetto, del cinema e cartoni animati. Questa ragazza era Marina, stessa età di Francesca, molto più loquace e aperta dell'ultima. Le chiesi se sapeva disegnare (non molto ma le piaceva farlo), e mi disegnò, su richiesta, tre miei personaggi preferiti di film horror del secolo scorso: Freddy Krueger, Jason Voorhees e Michael Myers (avevo una leggera ossessione per le cose splatter, eheh). Stringemmo amicizia perché lei si incuriosì dei personaggi che amavo, e le nostre serate erano spesso passate a parlare di film horror, gore, thriller... Inoltre ci piaceva il mistero, Halloween, la notte: quindi avevamo molte cose in comune, ma penso che alla fine lei sia rimasta con me perché la facevo ridere parecchio.
Questo fumetto nacque a "due mani", con lei. Era la prima volta che facevo qualcosa del genere, perché di solito non mi piaceva fare cose di gruppo, ma tanto per fare qualcosa di nuovo, mi convinsi e disegnai la sua storia, scritta (lei amava più scrivere).
Ovviamente, le scene, i dettagli, lo stile (anche se in realtà io non ero molto abituata a quel pseudo-manga, ma al tempo mi regalarono un grosso libro tutorial su quello stile, e vedendo che ai giovani piaceva di più quello stile di disegno, provai a fare esercizi per impararlo) e lo stesso character-design di me, lei, ed altri personaggi, lo decisi io, perché facevo questa cosa più per divertirmi a creare aspetti che non esistevano nella realtà (solo il mio personaggio era realissimo: quei vestiti li indossavo davvero nella mia vita vera a scuola): il look di lei infatti lo inventai io, e a lei piacque subito senza ripensamenti. Il fumetto, colorato solo per poche pagine (e solo quelle mostrerò), lo disegnai e colorai sempre in orario di lezione (sennò avrei dormito: tanto stavo in fondo alla classe).
Il mio personaggio però caratterialmente (a parte la descrizione decisa da me in didascalia nelle prime pagine) era tutta roba sua, poichè lei scrisse la storia su dei fogli, con tanto di dialoghi e nomi.
Premessa: le prime tre pagine, furono pubblicate da me nel mio primissimo account di Deviantart allora, e anche sul gruppo che creammo io e lei, basato appunto su questa sua serie, di cui io mettevo anche una versione con testi in inglese (modificati con un paint orribile): le pagine che ho ora infatti sono bagnate e più sporche di quando le scansionai sul sito. Le restanti, a colori, invece, sono attuali, non essendo mai state pubblicate online (e più scurite adesso perché quasi illegibili).
Questo era l'aspetto di noi tre, chibizzato: a sinistra Francesca, in mezzo io, ed a destra Marina: anche il character design di Kriskekka lo decisi io, come i colori suoi.

Pubblicata sul mio account il 22 novembre del 2010, era basata sul primo capitolo, da lei definito:" La Chiamata". Il logo lo decisi sempre io, omaggiando la famosa saga di Wes Craven (rip grande regista). Il look di Mari è completamente inventato, infatti quella gonna che le feci, era un altro omaggio a Freddy Krueger (ricordate i colori del suo famoso maglione sgualcito?).
Per chi non fosse fanatico del genere, Haddonfield è la famosa città della saga di Carpenter, Halloween (esistente davvero in USA). La scuola è inventata, ovviamente americana. Il cognome di Mari fu deciso da lei, così come forse anche il mio (Dida era una scoiattolina che creai nel 2008, dal mio fandom degli HTF -sempre roba gore/splatter-). Le nostre età erano reali, anche.
Lei mi dipingeva come una persona energetica (boh), ma in effetti lei, essendo una tipa parecchio in carne, ed io magra, aveva ragione ad immaginarci così. Sì, scuola americana: ci sono gli armadietti.
Nessuno ha mai visto il seguito di questa serie, a detta mia, un poco imbarazzante. Descrizione sempre sua, look anche furrosi, creati da me (però gli animali scelti da lei). Non credo comunque che fosse wiccan anche nella realtà: non le ho mai visto fare omaggi e niente che lo facesse pensare in casa sua. Era solo appassionata di magie, evidente la sua fissa per Yugi-Oh. Come non credo che nemmeno avesse avuto una bisnonna strega: era tutto inventato, parte del personaggio.

La didascalia "bagnata" dice:" E mi piace fare battute": questo era vero, facevo battute ogni secondo, anche quando io e lei si andava in giro. Quel "ti amo, baby" lo aggiunse lei (lei era più fissata coi manga/anime rispetto a me), io non avrei mai pensato una cosa del genere (però quella faccia la avrei avuta, avevo una cotta davvero per quel killer cinematorafico) Il pipistrello era il mio animaletto domestico secondo il fumetto (forse era il mio vecchio personaggio City, che creai da bambina), ed i dvd in rosso erano tutti raccoglitori di saghe horror che desideravo tantissimo possedere nella realtà.
(scurita)
I nomi dei gruppi segnati sui fogli sotto di me e della tipa anonima, furono decisi da me, non so per quale motivo, ma almeno ho scoperto che allora mi piaceva Bif Naked (cantante canadese rock-punk di origini indiane, che scoprii in quel tempo dopo aver comprato un suo disco ad un euro soltanto, ad una svendita assieme a mia zia, in una giornata di shopping non organizzato).
(scurita)
Non mi sembra che si prendesse l'autobus assieme, poichè io dovevo andare in stazione per tornare a casa, mentre Mari abitava già a Pisa, e in aperta campagna, mentre Francesca a volte si facev prendere in macchina da suo padre, ma vabbeh, tanto era una storia quasi inventata e assurda (dopo ovviamente l'ultima, per ora è quasi tutto normale). Frannie era il suo vecchio nomignolo, penso che questo ed anche il suo cognome erano scelti da lei personalmente. Altro fatto: Marina non mi aveva mai aiutato nei compiti di matematica: questo lo dimostra il fatto che prendevo pessimi voti in quella materia, ma anche che non accettavo mai aiuti da qualcuno (piuttosto ero io a darne).
(scurita)
Il compagno è invenzione di Marina. Io rispondo:"Ah sì, Kyle: si è ingozzato di pizza a ricreazione e si è sentito male, nulla di grave" e Marina:" Avra' vomitato in infermeria". Non capisco questa scena (ma tante volte non capivo il senso delle sue battute) ma Francesca schifata è identica all'originale: quella posa infatti la immaginai io, cercando di farla uguale alla realtà.
(scurita)
Pure questo Angel, è invenzione sua, come Danny. I look decisi da lei, ma interpretazioni mie: infatti Danny lo disegnai non molto vicino alle sue descrizioni... Forse perché non avevo un'idea chiara di "fighetto". Il nome della band sulla maglietta di Angel credo che lo decisi io. Marina dice:" Angel, ti ho cerrcato all'intervallo, dov'eri?" Non ho la più pallida idea di cosa rispose Angel, ma credo qualcosa del tipo "Eeeh avevo da fare sai". Francesca sempre verosimile, io che ridacchio come solito facevo, lei con la faccia stanca di qualcuno: sembra un po' la solita roba per teenager scolastica.
(Io avrei fatto molto peggio, magari un massacro dentro la scuola tra i due per avere tutta per sè Marina, poi loro uccisi da Freddy Krueger, ma la storia non era mia, purtroppo...)
(scurita)
Questo Angel dice:" Scusa (...) ma noi stavamo parlando. Lei fatta a omino con la scritta "Uscita" in inglese la decisi io. Okay, non nego che anche io immaginavo storie d'amore con tizi che si litigavano, però non erano a questi livelli. Non so, a me sembra irreale che un tipo si incazzi solo perché un altro voleva parlare con una compagna, bah. Poi queste cose "emo/dark" (che poi sarebbe corretto goth, non dark) mi annoiavano terribilmente, mi sembrava la solita solfa anni 2000 da cui volevo stare lontano (anche se anni dopo avrei creato Emmonuele, Emolio e Rosaria, erano comunque parodie e parecchio lontano dall'estetica goth: ero stufa di questa assonanza). Che palle, insomma, però ero costretta a farlo somigliante al classico anime/manga/soap opera.
(scurita)
"Ma che ho detto?" AHAHA.
Scusate, risata a parte per l'assurdo. Vabbeh che avevo un compagno idiota pure io che quasi mi chiedevo se avesse le patate nel cervello, ma uno che non si rende conto di giudicare qualcuno per l'aspetto, perché non capisce palesemente se qualcuno è un certo stile o no, ce ne vuole... Ah no nella realtà accade davvero: forse sto ridendo per non piangere. Franci diceva davvero quella frase con quello sguardo anche nella realtà, penso che tra tutti i personaggi (tralasciando me, Angel e Danny che non esistono -se non nella fantasia di Marina- e le varie comparse) lei sia la più normale e reale.
Quella mini me felice non so perché la misi, ma mi piaceva molto disegnare me come pupazzo, quindi l'ho messa a caso, così (tanto la storia è già assurda di suo), distanziarmi quell'aria da romanzetto scolastico americano. Non capisco poi nemmeno il ragionamento che fa lei in questa pagina: non è che se qualcuno cresce con te, non può innamorarsi di qualcuno con cui ha convissuto, mah... E non capisco nemmeno il dileguarsi di Angel dalla scena...

E qui chiudo anche questa sezione: il giorno in cui posterò le rimanenti parti, mi metterò una bomba ad orologeria per evitare ulteriore imbarazzo.

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