18 ottobre 2016

Passioni vive e serene da 22 anni.

E' un'altra notte insonne, ho bisogno di scrivere un'altra volta, ascolto quasi roba nuova, mi sento malinconia addosso. Halloween è tra pochi giorni e ho già le solite ansie riguardo il Lucca Comics poiché voglio che sia un cosplay ancor più "cool" dei precedenti. Ieri siam ritornati in garage dopo tanto tempo, ho rispolverato la mia polverosa batteria battezzata da me "Imbolc", avrei potuto anche starnutire da quanta polvere c'era in ogni suo angolo. Ma non è colpa mia se abbiamo il garage un po' lontano da casa, e poi d'estate soffrivo troppo il caldo per suonarla. Ora però, il tempo andava bene, io mi sentivo la serenità dentro. Mi feci filmare da lui come non facevo da tempo, e stavo cominciando a sorridere meno per l'imbarazzo. Lui mi mostrò stavolta un suo "personale ritmo" e io continuai su quello, tanto per variare. Mi sentivo meno il mondo addosso, sarà perché "avevo preso qualcosa di suo", non so. Del resto se certe cose non le sento "sotto i miei occhi" è normale che io mi senta a disagio. Mi succede ogni volta che devo andare in un posto, anche quando non è molto affollato. Non guardo mai in faccia nessuno, e se lo faccio volgo lo sguardo, poiché quando mi fissano mi cominciano a lacrimare gli occhi un poco, il mio respiro si fa un pò ansimante (già lo ho un pò affaticato di mio) e sento molta pressione addosso, quasi aggressiva. Guardo di più il pavimento, i muri, cercando di capire lo spazio intorno a me. Allora quando mi ambiento bene, è lì che sento "il posto mio" dove potermi sentire a mio agio. Non ho molta autostima di me, ovviamente chi mi conosce sa che è ciò è causato dal poco affetto ricevuto nella mia infanzia, dalla mancanza di figure genitoriali. Ma non è solo quello. Adesso c'è che ho molta pressione riguardo il mio futuro.
E' una cosa che ho sempre avuto in realtà, già a 11-12 anni avevo pensieri riguardo la mia vecchiaia, ai miei sogni infranti, al dolore che sarebbe continuato per molto tempo ancora. Ho sempre avuto paura del futuro. Ho già 22 anni compiuti, tra 90 giorni e più ne avrò 23, e mi sento il tempo correre troppo veloce e troppo pieno di avventure, senza aver ancora avuto quel che cerco, che forse non troverò mai, perché neanche io credo di sapere bene se sia quello o no.
Marco ogni tanto se ne usciva con frasi (collegate più a sè che a me) critiche sul fatto che io da due anni continuassi a disegnare senza avere così tanta fama e soldi. Per fama intendiamo tipo Sakimichan o Mirka Andolfo, per citarne alcune. O la Ziche. Dentro di me so che la strada è ancora da percorrere (se mai la raggiungerò), ma quando sento certe cose dette da chi dovrebbe supportarmi, mi fa un male terribile dentro. Ora lui più o meno capisce che dovrebbe evitare, perché sono ancora giovane e la mia situazione è diversa dalla sua, ma ormai un po' di pressione me l'ha fatta. E forse non solo lui.
Stamani se ne è uscito dicendomi:" Secondo me tu hai le ansie a causa della fiera che facemmo a Maggio l'anno scorso". Curioso che fino ad ora diceva che la mia insonnia, era solo quella causata da quel fatto. Non so se effetivamente possa essere così, ma anche le sue frasi hanno contribuito a questo mio malessere interiore/timore futuristico. Questo perché da anni mi sembra che non disegno più per piacere esclusivamente mio come prima, se nonchè in modo diverso. I primi tempi che disegnavo, la voglia di sfogo personale e l'accettazione attraverso i disegni si combaciavano perfettamente. Dopo la mia trasferta a Livorno, verso gli otto anni, la cosa stava quasi per svanire del tutto, poiché in casa mia si stavano un po' stufando dei miei disegni presentati ogni volta davanti ai loro occhi.
"Si, Alex, è bello" dicevano. Io ne rimanevo delusa e chiedevo, non soddisfatta:" E nient'altro? Non ti fa venire in mente qualcosa in più che 'bello'?". Ma loro mi allontavano dicendo le solite banali frasi monotone. E' da quei giorni che poi verso la tarda adolescenza cominciai a disegnare solo per conto mio, massimo alcuni amici.
Non è mai partita da me la scelta di continuare col disegno. Disegnavo per sfogare la mia fantasia, e continuando molti di quelli che mi mantenevano si accorsero presto di questa mia passione artistica riversata su mille fogli ogni giorno.
"Dovresti fare la pittrice da grande" mi disse un giorno la mia educatrice Luisa quando avevo dai cinque ai sei anni di vita. Io annuii, ma non è che fosse una cosa mirabolante. Al tempo avevo meno paura del futuro di adesso, anche se sognavo la morte.
Prima di quella frase stampata nella mia memoria, non avevo ancora nessuna idea di cosa fare da grande. Vedevo che mi piaceva disegnare si, ma non avevo ancora pensato a farlo di professione.
Ho sempre quindi continuato a disegnare un po' per me, perché i disegni mi tenevano in serenità, un po' perché vedere che altri me li guardavano mi faceva sentire molto amata.
Ero sempre curiosa di sapere cosa ci vedevano loro: quando chiedevo tante volte, come già scritto prima, cosa sentissero trasparire dal disegno, molti di loro sbuffavano o mi ignoravano.
Pochissimi amici mi seguivano davvero, nelle mie storie fantasiose, e questa era una cosa che mi dava molta gioia. Si facevano raccontare tutto da me, e quando mi chiedevano i miei fumetti di mia creazione, sentivo una strana gioia. Ma quando accadeva con gente sconosciuta cominciarono a farmi sentire in colpa, anche se non ero stata io a chiedere di mostrare i miei disegni loro.
E questo è capitato moltissime volte. Allora anche fuori cominciai a provare imbarazzo ogni volta che sapevano che disegnavo fumetti ed illustrazioni. "Eh si... Ne faccio" rispondevo come adesso.
Se, come penso spesso, alla gente che chiede i miei disegni, dà poi fastidio che li mostri i più belli, o che glieli spieghi, che senso ha? Che senso ha farmi passare per rompipalle se questi stessi mi han chiesto di vedere altri disegni miei? Ancora oggi sembra persistere questa cosa.
"Ma che fai hai attaccato la mania anche a lei?"
La dice in modo scherzoso ma a me dà un fastidio tremendissimo. Perché allora non saprei più di come trattare le persone. Io le amicizie me le scelgo affini a me; se queste non hanno corrispondenze con me normale sia che non li reputi amici. Il vero amico per come la penso io, tifa sempre per te, ama vedere e sapere ogni cosa di te, si confida. Non mi è mai interessato conoscere un sacco di gente se questa non aveva nessun rapporto di questo tipo con me, a meno che non fossero compagnie di passaggio come le ebbi dalla fine delle superiori in poi, frequentando il Gens.
Un amico dev'essere come un fratello o una sorella, altrimenti non è niente per me.
Quando mi trasferii a Livorno la mia prima amica fu una di queste speciali. Ci raccontavamo le storie, lei amava tantissimo i miei personaggi. Accomunate dal nome simile, eravamo sempre assieme, anche dopo la scuola andavo a trovarla a casa, per giocare coi suoi giocattoli delle merendine Kinder e Mulino Bianco. Sembravamo sorelle, e quando era ricreazione si stava sempre mano nella mano a passeggiare per tutto il parco, solo noi due a confabulare chissà quale avventura immaginaria. Una volta però le maestre ci divisero a forza, ci vedevano troppo assorte in noi, e lasciarono me da sola a passeggiare per tutto il viale dell'enorme parco della scuola. Provai a stare con gli altri compagni ma dopo un po' mi staccavo da loro per fantasticare in solitudine.
Ma durante le altre ore ci lasciavano stare. Per tutti e cinque anni delle elementari, dal 2002 fino al 2007-2008 all'incirca, io stavo sempre con lei. E da lei scoprii una passione musicale che alle medie non mi avrebbe lasciato inerme. Direi che fu l'unica volta che scoprii qualcosa di culturale da altri snobbandolo per poi farmelo piacere inaspettitivamente. E questa passione si chiamava The Beatles.
Prima di loro ascoltavo molto i Cradle of Filth, i RHCP, e qualcos'altro che non ricordo più. Ma alle medie mi innamorari perdutamente di questo gruppo non più esistente da molto prima che nascessi, e i miei disegni ebbero un'altra spinta in più. Amavo la musica, e rappresentarla per me era un bello sfogo, senza bisogno di mostrarlo ad altri dato che preferivo tenere i miei gusti musicali segreti.
Grazie a loro mi informai della musica del passato, fu tutta una mia ricerca personale attraverso Youtube del tempo, che mi portò ad avere un vero e proprio "fandom" nel web: gli Happy Tree Friends. Dai Beatles passai così alle fanarts sulla serie animata, creandomi nel 2008 la mia scoiattolina alter-ego Dida Splendida, e lei ebbe moltissima fama, poichè molti miei amici virtuali fan della serie me la omaggiarono con la propria arte. Il periodo in cui scoprii Deviantart fu il più felice di tutti. Disegnavo senza farmi paranoie, per me i disegni erano tutti meravigliosi, e avere tanta gente che mi seguiva e commentava mi faceva stare benissimo. Scoprii che avevamo molte cose in comune oltre che quella per la serie animata: alcuni di loro amavano anche i film horror, altri cartoni che seguivo, addirittura gli stessi gruppi musicali. (Un po' come adesso che vedo molti miei fans amare le My Little Pony, gli Slipknot, gli ICP, Dethklok nello stesso tempo)
Quanto mi faceva stare bene quel sito, lo ricordo con molto piacere, mentre tutto intorno a me era più brutto e triste. Mi importava solo di mostrare i miei disegni ai miei fans, per farli felici gratuitamente, chiacchierarci del più e del meno. Nessuna pressione come adesso. Era pura serenità interiore mentre fuori tutto stava marcendo. Musica e disegni, non potevo chiedere di meglio.
E la voglia di avere una batteria come strumento musicale, venne sempre dal primo gruppo di cui divenni fan sfegatata: Ringo Starr, che lo vedevo caratterialmente e fisicamente come me. Non fu Joey Jordison, come tanti di sicuro pensano, ora che l'ho veramente, una batteria tutta per me e che la suono.

(Stavolta ho scritto tutto senza mettere un titolo prima del testo)

Ironie della vita musicali traumatiche con Blahzay Roze: che fine hai fatto? In caso di storie di abusi sulle donne…

Non son riuscita a dormire, ma ormai il sonno mi è passato del tutto. Parlando finalmente con la mia amica fumettista dopo tantissimo temp...