23 aprile 2018

La mia famiglia



La mia famiglia era una cosa di cui venni a conoscenza ad inizio dei miei sette od otto anni di vita.

La mia famiglia non aveva ne' mio padre ne' mia madre, ma due persone sconosciute che facevano le loro veci.

La mia famiglia mi mostrò solo una mia sorella, correttamente detta sorellastra, e due cugini, che mai mi avevano visto prima (se non mia cugina quando ero neonata, di cui c'è una prova, ed unica, foto di me quando ero appunto un bebe').

La mia famiglia era composta di persone tutte quasi bionde e dagli occhi azzurri. O more dagli occhi comunque verdi.

La mia famiglia era tutta amante della pelle abbronzata, dell'estate e del caldo opprimente.

La mia famiglia mi costringeva quindi ogni estate alla sofferenza dal mattino presto fino alla sera, in mari pubblici e pieni di pericolosi scogli, senza nemmeno portarsi dietro un cazzo di ombrellone.

La mia famiglia aveva una zia che mi faceva da madre, o almeno tentava.

La mia famiglia aveva uno zio che anche se apparentemente sembrava l'unico a sostenere le mie passioni ed a farmi compagnia mentre disegnavo o guardavo MTV, fu anche l'unica persona a farmi più male di tutti gli altri nella mia vita.

La mia famiglia mi definiva e mi considerava la pecora nera.

La mia famiglia considerava strano il fatto che fossi molto silenziosa.

La mia famiglia criticava il mio voler sempre stare da sola.

La mia famiglia mi costringeva a stare a sentire i discorsi altrui senza mai interrompere, senza nemmeno chiedere o parlare di qualcosa della mia giornata, cosa che veniva decisa pure per mia sorella perché le piu' piccole, quindi col dovere di imparare ascoltando loro.

La mia famiglia a tavola parlava solo di pettegolezzi, soldi, e di tizie baciate in discoteca.

La mia famiglia aveva una cugina che sembrava nemmeno essere di casa: dormiva sempre, e nei fine settimana prendeva i nostri soldi di famiglia per cene molto costose.

La mia famiglia faceva sì che si urlassero loro (tranne me e mia sorella anche se litigavamo) e spaccassero porte o volassero piatti, ma non voleva che dicessimo affari nostri fuori dalle mura di casa.

La mia famiglia approvava Mussolini.

La mia famiglia non voleva che io uscissi con uno o più miei amici/conoscenti di sesso diverso dal mio.

La mia famiglia mi riteneva incapace ma intelligente, seppur anche distratta.

La mia famiglia mi alzava le mani addosso spesso.

La mia famiglia mi faceva stare anche di notte sveglia finché non risolvessi qualche equazione matematica, o perché non avevo capito bene come piegare in tre parti perfette un asciugamano.

La mia famiglia voleva che non mettessi le mie orecchie scoperte con i ciuffi davanti come piaceva a me, perché le orecchie sono brutte.

La mia famiglia voleva che smettessi di mettermi la mia giacca lunga pure di maniche preferita, costringendomi a dargliela così da farla modificare dalla sarta. Stessa cosa per i pantaloni, che portavo molto lunghi e sdruciti in fondo, e per questo preferiti da me.

La mia famiglia mi buttò via il mio armadio, la mia sedia mobile, il mio tappeto persiano vecchio regalatomi da mio padre da ragazzina, così come tanti miei vecchi disegni un poco ammuffiti causa le varie inondazioni della città di Livorno in cui ho vissuto.

La mia famiglia usava senza chiedere il mio stereo regalatomi da mio padre.

La mia famiglia nonostante la mia targa anti-fumo, mi fumava a profusione in camera.

La mia famiglia mi riprendeva per ogni cosa che mi piaceva, dicendo che avrei dovuto avere lo stesso interesse verso la matematica. "Guarda come le brillano gli occhi se si parla di cinema!"

La mia famiglia non mi dava uno schiaffo, me ne dava anche tre o quattro pure in faccia o calci nel culo da ciabatte o pedate.

La mia famiglia mai aveva detto che ero carina o bella.

La mia famiglia mi riteneva inquietante.

La mia famiglia aveva una zia che diceva che per farmi capire le cose dovevo io (e mia sorella anche) essere trattate come i muli, cioè con le botte.

La mia famiglia beveva più vino che acqua, e mi costringeva a mangiare tonnellate di bistecche o roba pepata, solo perché dissi ad un mio zio che la roba col pepe non mi piaceva.

La mia famiglia mi costringeva pure a mangiare roba con aglio/scalogno/cipolla, per poi fare le facce stupite se involontariamente il mio stomaco e gola si ritraevano a mo' di vomito se queste venivano messe nella mia bocca.

La mia famiglia non aveva sempre i soldi per mandarmi a scuola, o comprarmi qualcosa.

La mia famiglia comprava più di un pacchetto di sigarette al giorno, e chiedeva a me se sempre, di uscire fuori a comprarne.

La mia famiglia mi ordinava di rifare i letti, di spazzare per tutta la casa, di portare fuori il nostro cane lupo, di ripulire mobili e finestre, di apparecchiare e sparecchiare la tavola, di piegare gli asciugamani...

La mia famiglia credeva che solo io (mia sorella non voleva o era fuori) e mia zia potevan fare le faccende di casa, e non mio cugino perché l'uomo di casa.

La mia famiglia pensava che gli omosessuali fossero malati, anormali.

La mia famiglia diceva che era degradante vedere una ragazza creare peni di ceramica decorata (come andava di moda negli anni settanta).

La mia famiglia mi prese un mio quaderno segreto di nascosto, per mostrarlo a chissà chi, con disegnati alcuni ragazzi che mi piacevano, fare cose erotiche, dicendo anche che erano orribili e da malati.

La mia famiglia mi riteneva idealista, e me lo diceva come se fosse una cosa stupida, con rabbia.

La mia famiglia mi minacciava di alzarmi le mani se mi trovava con dei dizionari in mano.

La mia famiglia mi diceva che non dovevo mai insegnare a mia sorella.

La mia famiglia faceva in modo che mi sentissi davvero incapace, lasciando che fosse mia sorella minore a guidarmi, e non il contrario.

La mia famiglia credeva che solo gli adulti potessero insegnare ai bambini, e mai il contrario.

La mia famiglia alla tv, giudicava spesso l'aspetto fisico di qualcuno, e non solo lì.

La mia famiglia disse che il cantante degli AC/DC di un disco vinile regalatomi, nonché di Slash riconosciuto da me in tv durante una Moto GP, che erano entrambi brutti come scimmie.

La mia famiglia diceva che il metal era warrr warr arrr gggrrr, che i Manu Chao facessero schifo, che Jimi Hendrix fosse noioso...

La mia famiglia diceva che non sarei mai stata in grado di difendermi.

La mia famiglia mi picchiava spesso in bagno o di fronte al muro.

La mia famiglia non mi lasciò uscire per periodi più di una volta a settimana.

La mia famiglia non aveva interesse nei miei personaggi, nelle mie storie e fumetti.

La mia famiglia non voleva mai chiarire un litigio tra me e mia sorella, avendo sempre come soluzione quello di darci molti schiaffi in faccia e sul capo.

La mia famiglia non voleva mai sentire il mio parere su qualcosa, o diceva che dovevo stare zitta perché avevo molto più da imparare da loro.

La mia famiglia criticava ogni mio singolo partner.

La mia famiglia propose molte volte di usare noi per fare elemosine in giro o per il condominio.

La mia famiglia non voleva mai punire mia sorella quando mi distruggeva qualcosa di importante.

La mia famiglia mi diceva solo "Ignorala" ma non faceva lo stesso con mia sorella, e quando chiedevo come farlo, non mi dava mai risposte.

La mia famiglia litigava con mia sorella ogni mattina ed ogni notte, urlando forte per ore.

La mia famiglia ora sembra essere vegana, e prima era fissata con il mangiare carne perché fa bene.

La mia famiglia diceva che solo mio cugino poteva stare senza maglia o pantaloni, mentre a noi era assolutamente vietato stare senza.

La mia famiglia mi costringeva ad andare senza calzini con le scarpe, perché credeva che si spaccassero dopo molto tempo per i talloni. Scarpe comprate ai mercatini asiatici.

La mia famiglia stava sempre lontano dai vu' cumpra', o come accadde una volta, allontanò me in malo modo da uno che voleva solo salutarmi perché non mi vedeva dai tempi delle medie.

La mia famiglia mi fece passare per una di 11 anni quando ne avevo invece 16, solo per pagare di meno. Volevo urlare che non era così, ma avrei avuto altri schiaffi in faccia, e quindi stetti zitta.

La mia famiglia mi lasciò spesso sola sulle attrazioni tipo montagne russe, ma voleva per forza che io andassi con loro a quelle che non piacevano a me.

La mia famiglia per una rara volta interessata ai miei disegni (ma perché questo avrebbe portato forse ad un guadagno su magliette), mi costrinse a cambiare i nomi di alcuni personaggi, altrimenti usati lo stesso da loro senza il mio permesso, contro la mia volontà.

La mia famiglia mi disse che ero un'imbecille solo perché sapendo di aver perso un telefono, piansi per aver perduto delle foto mie ritenute importanti, e non per il valore dell'oggetto.

La mia famiglia litigò spesso con mio padre perché di idee diverse dalle loro.

La ma famiglia litigò spesso con mio nonno (morto di recente, mi manca ancora) per motivi sempre basati sui soldi, su macchine e simili.

La mia famiglia litigò con mia madre facendo mettere in mezzo me, costringendomi a telefonare a lei con vivavoce nonostante fossi già sotto pressione, dopo averla vista quell'estate per la prima volta: se non lo facevo, niente più chiamate.

La mia famiglia ha una madre che pensa ancora che io facessi il doppiogioco tra lei e mia zia, criticandomi dicendo che fossi come sua sorella, o che fossi come mio padre.

La mia famiglia ha una madre che quando nell'unica volta che ci vedemmo, si permise di strapparmi letteralmente dalla mie mani le mie letture preferite, o facendomi sentire in colpa per ogni cosa che facevo (come parlare con alcuni stranieri).

La mia famiglia arrivò a volermi picchiare in bagno facendo stare fuori da esso il mio compagno del tempo, solo perché si fece tardi a riprendere il treno per tornare a casa.

La mia famiglia diceva che avrebbe pure voluto spiarmi per cosa facevo col mio partner, anche su effusioni o preliminari, comprendenti anche sex-toys, come se fossero una roba da bandire.

La mia famiglia prendeva in giro le ragazze affettuose tra loro, o le appassionate di fumetti e cartoni animati.

La mia famiglia diceva che i fumetti son belli perché realistici ma non voleva mai leggere i miei.

La mia famiglia diceva che ero il loro bracci destro.

La mia famiglia si permise di strapparmi un pupazzo creato da me, perché fatto non secondo le loro regole.

La mia famiglia voleva buttarmi via tutti i miei pupazzi raccolti.

La mia famiglia diceva che mi avrebbero voluto cambiare anche se ero una testa dura.

La mia famiglia diceva che quando ero a tavola, persa nei miei sogni ad occhi aperti per non stare ad impazzire ad ascoltare l'ennesima slinguazzata/ciucciata in disco, sembravo allucinata.

La mia famiglia mi fece stare lontano da alcuni bambini, o rovinava molti dei miei rapporti d'amicizia. Molte delle mie amiche non volevano avere niente a che fare poi con me.

La mia famiglia non mi dava quasi mai ragione, voleva sempre correggermi.

La mia famiglia non riteneva importante il voler dedicare qualcosa come un film od una giornata, a qualcuno per fare questo/a felice.

La mia famiglia diceva che avevo molte idee sbagliate, che ero acida e imbecille.

La mia famiglia diceva che mi comportavo come uno zulù, o che ero down (mongoloide volgarmente usato per definire gli affetti da trisomia 21).

La mi famiglia mi faceva sempre sentire in colpa se dopo avermi chiesto qualcuno di vedere i miei lavori artistici, io ne facessi vedere tanti perché ritenuti tutti importanti e quindi non sapendo quale mostrare per primo.

La mia famiglia considerava la mia fissa dell'analizzare i miei sogni notturni, come cosa da pazzi. O che era impossibile che io avessi analizzato uno di questi in pochi minuti su un singolo foglio.

La mia famiglia diceva che era fastidioso vedere un qualcosa di splatter/horror nei miei disegni.

La mia famiglia voleva sempre buttare ogni cosa rotta, scoprendomi quando io invece nascondevo questi cercando di aggiustare in qualche modo per riusarli.

La mia famiglia ordinava infastidita a me ed alle mie amiche, di stare zitte o cambiare discorso quando io e loro parlavamo di religione, musica, tecnologia e simili in macchina.

La mi famiglia mi fece sentire in colpa quando dissi che non ritenevo giusto il dover copiare una vignetta altrui per un libro di mio nonno.

La mia famiglia mi dava e non sempre, solo qualche centesimo per ogni lavoro casalingo fatto.

La mia famiglia mi guardava con rabbia se non raccoglievo o sparecchiavo tutta la loro roba in tavola e per terra, anche se prima dell'ultima avevo già pulito.

La mia famiglia mi riprendeva molto negli ultimi anni, se dimenticavo qualche cosa a tavola.

La mia famiglia non aveva pazienza di farmi stare a mio agio per parlare dei miei problemi, per poi stare tutta la notte di nascosto a sentire mia cugina lamentarsi di stronzate.

La mia famiglia faceva spaccare piatti e bicchieri in gran quantità.

La mia famiglia mi creava molte pressioni ed ansie, non lasciandomi nemmeno una sorta di privacy in camera.

La mia famiglia non mi ha mai fatto lasciare dormire un amico con me in casa.

La mia famiglia mi diceva di non ridere sguaiatamente, o di smettere di essere musona.

La mia famiglia mi vietava di insultare, controribattere o difendermi.

La mia famiglia mi diceva che ero pure perversa riguardo il sesso.

La mia famiglia ha un padre che spesso è scappato da mia zia, o che è stato assente per tanti anni senza farmi sapere nulla più di lui.

La mia famiglia ha un cugino che nonostante lo preferissi un poco più a mia cugina, non rispettasse le promesse fatte.

La mia famiglia fece ritardare molti miei compleanni a causa della morte di mio zio (mio abusatore), anche di 5 mesi o anni.

La mia famiglia aveva uno zio che urlava o trattava come un oggetto indesiderato, mio nonno Franco che aveva problemi gravi tipici degli anziani, disabile, di cui io ero molto affezionata, e che sentivo ogni notte dire frasi disperate non potendo usare mani e gambe per difendersi, ogni notte, solo per basse lamentele sul bisogno di dover andare in bagno.

La mia famiglia mi considerava una da correggere, una che non aveva regole ne' umiltà, una che andava picchiata perché non c'era altrimenti modo, una che diceva stronzate.

La mia famiglia considerava i miei gusti strani, o troppo idealisti.

La mia famiglia lasciava spesso me e mia sorella sole in casa per ore, mentre mia zia e suo marito facevano cose in camera loro chiusi a chiave, od erano chissà dove fuori.

La mia famiglia ha mio padre che non mi abbracciò una volta dopo che io piansi per un'offesa, perché considerava il gesto come falso.

La mia famiglia metteva i mobili pieni di merendine chiusi con chiavistelli, ma di nascosto lasciava che mio cugino o mia sorella o mia cugina mangiassero o usassero le mie cose.

La mia famiglia disse chiaramente che non facevo parte della famiglia.

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