20 aprile 2018

Vecchie Storie (seconda parte)

Leggere prima la prima parte:
https://ilcerbiastrello.blogspot.it/2018/03/vecchie-storie-forse-prima-parte.html

Continua la mia rubrica a tema racconti brevi personali scritti ed ideati ai tempi della mia adolescenza.

(senza titolo)
Maddy e Silvy erano appena uscite dal cinema.
Silvy le sorrise eccitata.
"Ti è piaciuto il film?" le chiese poi.
"Bellino" rispose vaga Maddy.
"Vai subito a casa?" chiese ancora Silvy.
"Uhm no. Preferirei stare ancora un po' al giro".
Silvy le sorrise ancora.
"Brava! Nemmeno io tornerò subito a casa!"
Maddy rise divertita.
Erano così allegre, eccitate, uniche e sole...
Finirono ad un pub vicino, a bere la coca-cola.
"Silvy" le sussurrò Maddy "Meno male che quel film horror sia finito prima, vero?" e la guardò negli occhi.
Silvy continuò il discorso:" Già, così abbiamo una scusa per stare un po' insieme, di sera."
"E miraccomando, che rimanga un segreto" finì Maddy.

IL SEGRETO DELLA FUGA
"Amina, sei ancora lì dentro?" La voce urlante era di Anna, la madre di Amina. "Amina! Mi senti?"; ma Amina aveva della musica rock proveniente dalle cuffie dell'mp3 che rimbombava nelle sue orecchie. Anna gliele strappò con l'espressione a rimprovero. "Amina! Avevo detto..." Amina sbuffò e uscì dalla stanza. Anna la guardò di traverso. Poi la sua attenzione ricadette su un quaderno dorato. Lo prese e lo nascose sotto la sua maglia azzurra. "Mami, oggi vado da Rita". Rita era la sua sorella maggiore tanto adorata.
Anna annuì. La curiosità era forte e impaziente.
Amina quasi si stupì e sperò riaccadesse di nuovo. Anna aprì il quaderno: era un diario.
Lo richiuse, ma nella fretta una pagina cascò.
Lasciò quella pagina lì e rimise al suo posto il diario.
Tornò nella sua stanza, col foglio in mano.
"Fuggo via. Rita mi ama, e sa come nel modo giusto. Ormai sono grande, e se casomai non riuscissi con lei, troverò altri modi."
Anna rinchiuse il foglietto. Le venne in mente di bruciarlo, ma Rita ed Amina erano già dentro.
Anna le lanciò a tutte e due un'occhiata di fuoco.
"Come ti sei permessa?" gridò corrucciata Amina.
Tutto fu rapido. Anna s'accanì contro Amina, che corse verso il suo prezioso diario. "Lascialo!" urlarono insieme. Rita, velocemente, nascose tutte le cose più importanti di Amina (glielo aveva richiesto tempo fa) nella valigia, portando quest'ultima dietro sé.
Poi la lanciò sul pavimento, al che Anna la vide e cercò di farle ancora più male. Un tonfo. Anna cadette subito. Rita le aveva tirato una bottiglia vuota.
Si fissarono ansimanti, con Amina che piangeva, s'abbracciarono intensamente, e staccandosi, Rita disse, con senso materno:" Andiamo, piccola".

BUIO
Buio dappertutto. Buio ovunque. Ombre affusolate di luce nervosa che formano figure semplici di corpi umani ed animali. Buio dei saloni, illuminato da vari raggi d'intensità differenti posizionati in disordine sul pavimento. Buio dietro le siepi con suoni tintinnanti e luci di lampioni artificiali. Buio di fabbriche abbandonate e decadenti, con ampi e ristretti percorsi senza sicurezza. Buio in camera, interrotto da un viso umano che si bagna con la luce di una torcia, esorcizzando le piccole tensioni che prova.
Buio tra i fiori, freddi e delicati. Buio sui tetti, con un gatto dagli occhi di fuoco ardente e d'oro.
Buio che circonda una finestra poco pulita di una cucina con umanità intraviste. Computer accecanti. Buio nel cielo, buio sul terreno, buio nei corpi.
Ma solo all'apparenza.
Ogni buio ha la sua luce interiore.
Anche il buio è luminoso, magico ed eccitante.

APATIA
"Imbecille, sei stata tu a rovesciare il latte?" voce del fratello.
E lasciami stare, mi sono appena alzata. Ma chi me lo fa fare di stare alzata adesso? "Oggi pomeriggio abbiamo da uscire. Pulisci te in camera?" voce della madre. Sì, sì, quando avrò voglia.
Uccellini. Fitte al cervello. Occhi semichiusi ed acidi.
Voglia di dormire ancora. Testa che tentenna con i passi.
Fissare la gente intorno. Che voglia di sdraiarsi su qualcosa, una panchina, un albero. L'erba è sempre più fresca. Concentrarsi solo sui rumori. Troppi pensieri passano per la mente. Luci ed ombre calde all'interno degli occhi chiusi. Troppe cose da tenersi dentro. Ciglia ingrandite dall'occhio stesso. Vento fresco. Muscoli che capiscono lentamente. Movimento a scatti un po' troppo forzati. Ecco la strada, tutta a diritta: si possono chiudere gli occhi adesso?
Voglio dormire con gli occhi aperti, che peccato.
La scuola brulicante e non però chiassosa.
Scalino di marmo freschissimo, che mi rimette davvero in pace con me stessa.
Gli altri sembrano non vedermi.
I loro pensieri però li sento. "Che idiota quella; è una poveraccia; una sfigatoide; chissà che fa la notte; non è normale; ahah".
Ma non me ne frega un cazzo.
Amo stare così, quasi ci voglio rimanere tutta la vita.
E' così bello sentirsi vicinissimi alla Terra.
E' il mio grande immenso paradiso, non rompete.
Voglio godermi ogni attimo della mia esistenza.
Grazie.

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