30 settembre 2016

Ultimo giorno prima delle grosse fatiche in attesa dell'Autunno.

Domani è il primo di ottobre, l'ennesimo ottobre dei miei 22 anni, il ventiduesimo ottobre, l'ottobre solito in cui poi si festeggia la festa di Halloween, che figo. Il mese dell'anno che più amo tra tutti, dove le foglie si tingono dei colori forti e morti di rosso, arancio e giallo, dove ci si veste di roba di lana, maglioncini, cappellini, ma si sta bene perché non fa nè troppo caldo nè troppo freddo. Il mese in cui c'è anche l'evento del Lucca Comics, che quest'anno se tutto andrà bene come previsto mesi prima, sarà una figata assurda da ricordare per gli anni futuri. Ah, il bel suono delle foglie schiacciate sotto i miei passi (ed altrui), la pioggia che fa odorare gli alberi e l'erbetta dei prati, le numerose bevande di thè e cioccolata calda, di dolcetti zuccherosi, di brodini caldi con la pastina. Quanto, quanto amo questo mese e la sua stagione malinconia, che ci fa ricordare di come il tempo passi, di quanto siamo un po' bambini dentro e se non ce ne accorgiamo, siamo dei "frustrati nevrotici" che amano solo le stagioni "calde" perché vedono tutto questo come una cosa depressa, quando secondo me i depressi son loro che non sanno gioire di queste bellezze davanti ai loro occhi. Non ho mai capito chi odiasse queste cose, ma io le amo da morire. Amo la sensazione della copertona di lana addosso a coprirmi mentre guardo un bel film datato, amo la sensazione della pioggia sopra le finestre, e dei tuoni che l'accompagnano. Certo, c'è sempre l'umidità e la pioggia a volte complica certi viaggi, ma è sempre meglio aspettare mentre si è in compagnia della pioggia che in un'estate torrida. Fa freddo fino alle ossa, non sempre però, e basta scaldarsi con qualcuno per far passare tutto. In estate invece da quanto fa caldo tutti sudano e voglion starti lontano, è una cosa così penosa e triste. Io la penso così e mai cambierò il mio pensiero. Ribadisco perciò che per me chi vede questa stagione come orribile solo per la pioggia ed il freddo, per me è una persona frustrata che non sa godersi il bello delle cose "tristi". Non sto parlando di chi apprezza in maniera normale una stagione rispetto a questa, ma di chi mi criticava, come esempio, in passato, perché non vedevo l'ora che arrivasse l'autunno, ogni anno. Ne parlavano con disgusto, come se fossi un alieno a pensare certe cose, a farmi piacere questa stagione, dove mi ammalavo per raffreddori e simili. Già, peccato che io mi ammali anche in estate, ed in estate è molto peggio perché sudo da morire, ho il mal di testa causa sole accecante, bere robe calde proprio beh... Quindi per me non fa nessuna differenza, avere malanni in questa stagione. E comunque poi passano. Caro Ottobre, quanto ti amo da impazzire, ma anche il tuo fratello Novembre.


29 settembre 2016

Sensazioni solite?

Ci siam svegliati tardi, ma non di troppo. Oggi si deve sentire cosa si può fare per riattivare la mia carta postpay; da settimane risulta bloccata, non si sa il motivo ancora ma da quel che ho letto nel web e sentito correlato da altre persone che conosco, potrebbe trattarsi di un problema della banca. Ho dovuto rinunciare a delle cose molto carine per questa mancanza, ma in fondo è stato un bene poichè solo ora ho trovato sul sito di Subito.it un paio di scarpe molto economiche e comunque in stato accettabile di molta importanza per il cosplay che sto organizzando da mesi orsono assieme ad una mia ormai amica fidata. Se solo riuscissi ad ordinare quelle, sarei a posto. Tutto il resto è facilmente reperibile, per esempio un paio di lenti colorate, che comunque per farle durare di più devo prendere a metà ottobre, e dato che anche la mia amica dovrà indossarne un paio e non ne ha mai provate prima d'ora sui suoi occhi, abbiamo bisogno di qualche tempo un pò prima di Halloween per essere pronte per il grande evento. Dico grande perché io amo Halloween, amo fare cosplay soprattutto se ci si diverte e se si è certi che ci si divertirà. E poi sono un paio di annetti che non faccio un cosplay "serio" (inteso come ben definibile e ben fatto) e questo che porterò ora sarà ancora più "cool" dei precedenti, ma come già rapportato altrove, solo pochi intimi sanno di cosa si tratterà.
Ho ricevuto un pò di soldi per fortuna, e dovrò mantenerli/risparmiarli fino a metà ottobre, poichè già il sei di quel mese mi toccherà sborsare un ventino e più per un ticket per una visita riguardo sempre quella faccena dell'INPS, ed io odio dover spendere così tanto per un pezzo di carta per una visita da un medico. Quindi mi toccherà risparmiare sul cibo, i vestiti tanto ho preso un altro doppione dell'ultima maglia comprata (unico rimasto), comprato il trucco nero per Halloween, di cui prenderò il cerone bianco sempre a metà ottobre. Poi un tot mi terrò per pagarmi il biglietto per il concerto dei Garbage da fare sempre con questa amica (come sostituto purtroppo del concerto Skalmold/Korpiklaani a cui mancheremo) che si terrà nei primi di novembre; poichè non so ancora se è da pagare prima o c'è la possibilità di pagarlo durante l'evento, ma più probabile la seconda, sapendo che è in un locale... So che di sicuro verso novembre mi daranno altre rientrate, ma io ho sempre l'ansia riguardo questi eventi, mi scordo sempre che sono molto tempo dopo e che quindi non dovrei preoccuparmene, ma la mia testa è già lì, mi coglie l'ansia e poi sparisce, perché penso poi ad altri progetti, e mi risale ancora l'ansia, temo sempre qualcosa, qualche dimenticanza, qualche rottura di coglioni da parte di esterni. Temo, si son pochi soldi, 12 euro per delle lenti e altri 10 per l'acqua che comunque dividerai con questa tua amica, ma poi partono come nulla, spariscono. Devo ricordarmi tutto, devo anche finire quei benedetti disegni che mi portano via un giorno intero, faticando e se mi piglia male (tranne per stanchezza) sbaglio le linee tremolanti, mi viene il nervoso e penso di fare schifo; e di nuovo a letto. Oh già poi ricordo che ho la festa dalla mia amica il due ottobre, e lì ci sarà nello stesso tempo l'evento degli Skalmold, accidenti. Pazienza, pazienza, pazienza continuo a pensare nella mia mente. Pensa che magari lui finalmente capirà che tu hai bisogno dei tuoi spazi, capirà che tu hai bisogno di stare solo con le amiche, lei in fondo ha deciso come feci tu anni fa -anche se era perché erano le uniche persone che sarebbero andate a festeggiare il tuo compleanno- che sarebbe stata una festa tra esseri umani di sesso femmile e basta -anche se tu sei ambigua, molto ambigua, ma questo poco importa-; lascialo perdere se ha detto che una sua amica disse simile ma poi invitò un ragazzo, lui si deve fidare di te ed anche degli altri.
Non solo odio dover spendere il 6 quei soldi, anche se pochi perché poi mi rimarrebbero altri 100, ma in un mese e mezzo poi finiscono, anche se ciò non mi ha mai dato problemi prima, odio dover spendere così per queste cose, come odio spendere anche per i biglietti del treno.
Ah, ora so che fanno anche il Cusplay di Pisa l'8 ed il 9. Non posso certo andarci, spenderei troppo, già non pago nemmeno al Lucca Comics, figuriamoci. E poi il mio costume non è certo pronto per quei giorni, e poi non voglio certo incontrare il mio ex e vecchie false "amicizie" (rafforzato per far capire l'idea). Sono le 17:46 e io son quasi pronta, mi sistemo un po' i capelli, porto la carta e documenti vari, caso mai servissero, aspetto che si carichi il noioso tablet di musiche da aggiornare che non so quando mai potrò farlo, Ho dolori alla pancia, causa fame, non ho mangiato niente, ma la causa potrebbe essere il nervoso avuto l'altroieri. Ma devo fare questra cosa. Se ordino subito ora quel paio di pochi spicciolini, mi arriverebbe entro le prime due settimane di ottobre, così avrò solo l'ansia di riceverli. Ah, ed un pacco devo ancora aspettarlo, dai miei parenti -indirizzo non cambiato ma per fortuna il loro, quando ordinai il mese scorso o due-, mi han detto, non è ancora arrivato. Che bello avere così tanta ansia per queste cose. Ho paura di dimenticare sempre qualcosa, ma mica mi dispero se poi accade, è strano. Le accetto come si accetta una morte silenziosa.


28 settembre 2016

The Blacky Pictures 15 anni dopo e poco più.

Rileggendo i vecchi documenti del 1998 ancora "esistenti" riguardo la mia infanzia, scorgo questo nome.

Trattasi di uno dei tanti test che facevano ai bambini dell'istituto in cui stavo (presumo, da quel che ho capito ieri pomeriggio, dal primo anno di età fino ai sette anni e mezzo, 1995-2002), dove si doveva capire alcune caratteristiche psicologiche dei bambini.

(Tratto dal sito https://psychoceci.wordpress.com/2012/01/24/il-blacky-pictures-test-un-test-proiettivo-per-indagare-le-dinamiche-di-personalita-nei-bambini/)
Questa l'unica immagine completa delle tavole nel loro ordine e significato originario.

Rivederle dopo più di quindici anni fa un certo strano effetto, soprattutto a rileggere certe parole sotto ogni vignetta. Erano rimaste nell'oblio fino ad ora. Ma qualcosa mi è riaffiorato. Nel foglio che avevo letto e ritrovato varie volte, rivedo questo nome di cui non ricordavo più nulla collegato, che mi spinge finalmente dopo tanti anni a farci una ricerchina.

Questa la pagina successiva, od una di quelle successive, che spiega l'allora mia analisi infantile riguardo quelle strane tavole.

Io non ricordo ovviamente nulla di tutto ciò che dissi, ma le immagini che erano su quelle tavole lucide me le ricordo benissimo, tutte disposte sul tavolo e che volevo subito vedere.

 









E questo è tutto quello che ho visto e che ho di quel ricordo di tanti tanti anni fa.

Giornata delle tante. La stanza bianca come prigione concentrata degli incubi mentali.

Non avrei voglia di scrivere cosa ho fatto ieri, perché per me è stato molto doloroso il dopo, a fine giornata, ma nello stesso tempo voglio ricordare, per evitare di dimenticare.
Ieri dovevo fare delle cose importanti coi miei parenti riguardo il fattore soldi/inps/lavoro, a cui dovevo far finita mesi fa. Si perché dal nulla da quest'anno so che mi chiesero dei soldi. Soldi che ovviamente non ho essendo senza lavoro da anni: potrei dire di non aver mai avuto un lavoro serio, a parte quando feci volontariato cinque anni fa o quanti ne siano passati.
Ovviamente non scriverò tutto dall'inizio alla fine; come è nel mio modo di narrare certi fatti io comincio per ricordi vaghi, solo quello che ricordo di tali giornate.
Ricordo che faceva un caldo molto accecante, ma dopo le tre per fortuna il cielo si era un po' rabbuiato, ed io stavo meglio, e pure mio nonno che dopo averci invitato a pranzo nella pasticceria vicino a casa del mio compagno stava patendo il sole addosso alla sua faccia.
Facemmo un sacco di giri, per trovare fogli, pagare fogli, farsi dare fogli per poi sapere che come avevo già detto io a loro, che fare una ricarica telefono sarebbe costata sui 50 euro (contando carta e pagamenti mensili già prepagati) e che il sei sarei dovuto tornare di nuovo in quel benedetto ufficio da me (fortuna che è vicino) per fare una specie di test. Un test per accertare che io avessi qualche "patologia" per passare all'agevolazione riguardo al famoso stipendio mensile per handicap.
Quando andammo a sentire ci fecero molte domande, a me e mia zia, e io ripetevo che non avevo niente di così grave; mia zia ne parlò dopo come se la cosa riguardasse un po' a favore del suo zio deceduto "perché me l'hanno ucciso quei medici".
Stavo dentro facendo crescere una rabbia come un vulcano, mi sentivo sotto pressione e volevo davvero uscire da quell'incubo fatto di una stanza bianca e mezza spoglia e così silenziosa.
"Ma io non ho niente..." ripetevo.
"Alex (si questo sarebbe il mio vero nome), ascolta. ASCOLTA." mi rispose tenendomi il braccio come faceva di solito in passato quando mi diceva qualcosa di importante. No, io mi stavo rifiutando. Sapevo e presumevo già che fosse qualcosa del genere, ma non volevo crederci. Il solo aver creduto lei che potessi fare una cosa del genere... E' solo un test. 
A me hanno ucciso mio marito quelli della malasanità, lo sa? 
Queste le frasi di mia zia dette in stretto nervoso al signore davanti a noi. "Si ma deve volerlo lei, se dice di non avere niente a che serve allora? Questo serve in caso di disturbi di personalità"
La mia rabbia e incubo stavano crescendo sempre di più, mi stavo vedendo il mondo addosso anche se quel momento era così apparentemente tranquillo.
Io non ho niente, di quel genere! Perché mi vuoi fare una cosa del genere? Che c'entra che sia morto lo zio? Queste le domande che io invece avevo dentro di me. Il mio cuore stava battendo troppo forte e cercavo di trattenere le emozioni che faticavano a tenersi dentro di me.
Voi mi state usando, dite la verità.
Quando uscimmo fu abbastanza tranquillo, parlammo della mia insonnia (che comunque mi stava svanendo) e ancora prima facemmo un accenno alla mia psoriasi dell'anno scorso.
Prenditi anche delle vitamine d-15, le vendono in farmacia.
Quello che disse mia nonna a pranzo, dopo che mi dissero che la psoriasi era certo una risposta alla "negazione del sole" e "mettiti i guanti".
Quando tornai a casa parlai con la mia amica riguardo al concerto programmato provvisoriamente dei Korpikllani e Skalmold di novembre, ma sapendo che non avremo potuto andarci senza spendere troppi soldi, abbiamo concordato poi per i Garbage che ci sarebbero stati qualche giorno avanti (ancora meglio) e più vicino (Firenze). Rimasi un pò a malincuore per negarci questo evento, ma almeno il secondo aveva più significato. Sarà per ricordare che le hai fatto riscoprire tu una band della sua infanzia che non ritrovava più; tu ne conosci tantissme di canzoni passate.
Quello fu il piccolo e breve inizio per stare male dopo ricordando quella giornata appena trascorsa e finita. I piccoli fuochi energici di dolore e rabbia che avevo represso uscirono tutti a poco a poco quando posai le mie membra stanche di giornata nel letto, vicino al mio compagno. Le lacrime mi uscirono violentemente dagli occhi stanchi, il cuore mi batteva violentemente, sentivo il mondo crollarmi addosso. Il mio ragazzo come di solito mi faceva, si preoccupò del mio pianto, per poi iniziare la solita ramanzina. Non molto come aiuto, diceva che comunque non era colpa mia se avevo vissuto in quel modo: Non è colpa tua, è che tu hai dovuto sopportare tutto quello che è successo, fosse accaduto a me mi sarei drogato pesantemente; guarda tua sorella, lei già ha scelto di fumare e bere, tu invece sei ancora lì' a farti del male. Dicevo di smetterla di dire quelle cose, non volevo sentirle, mi aumentavano la rabbia. Continuavo a ripetere tra le lacrime incessanti IO NON HO NIENTE, DI QUEL GENERE. IO NON HO NIENTE. IO NON HO NIENTE! 
Solite frasi che diceva sempre, che gli amici miei dicevano le cose solo perché facevo pena, che chi sta male non si accorge di stare male, che era solo un test (si ma già volevano farlo fare a me, come se quindi potessi risultare idonea) e che certi miei problemi intimi potessero riguardare i disturbi della personalità. Paragonava come al solito certi traumi riguardo il mio zio a disturbi come la schizofrenia. Smettila, dicevo, non è vero quel che dici. Ma io dico la verità, ripeteva ancora.
Ad un certo punto per farlo zittire lo strinsi forte, lui si zittì ed io cominciai ad avere strette allo stomaco. Purtroppo dall'anno scorso che mi cominciò a venire la psoriasi, ebbi anche un periodo di conati improvvisi notturni replicati di pertosse, e quando mi viene da piangere ho quasi la stessa cosa, senza vomitare. Ma stavolta mi faceva malissimo, stavo affogando dalla tosse e la mia gola di premeva forte, facendomi quasi strozzare. Lui si allarmò e cercò quindi stringermi ancora di più, cercando di farmi calmare. "Così ti fai solo del male." "E' il mio sfogo, posso?"
I miei occhi chiusi erano rossi, il mio naso gocciolante, la mia bocca stretta e parlavo poco, per evitare di strozzarmi dalla pertosse da stress ancora una volta.
Lui cercò di farmi così un thè rilassante per il mio stomaco, e capì di avere esagerato con le parole. Dissi razionalmente che io essendo un tipo emotivo per quella seduta con mia zia mi stavo incazzando e stavo male. "E piangi adesso?":" Si, lo sai che mi tengo le cose dentro".
Solo un test. Si ma lei tirò fuori il discorso di mio zio deceduto, come se io fossi una specie di lasciapassare per i cavoli loro, e poi se io non ho niente del genere perché farmelo fare? E io non voglio risultare comunque idonea, mi rifiuto di solo pensarlo. Tutto questo mi fa fatto stare malissimo, ho bisogno di sfogarmi piangendo, e le tue parole non mi aiutano molto.




27 settembre 2016

Mattinata di altri ricordi dolorosamente incerti e luminosi di scuola

Sono le 10.09.
Mi sveglio così dal nulla, dopo un vago ricorrersi di un sogno quasi svanito fatto poco fa.
Non c'è stata la solita musica che ascolta il mio compagno di solito che entra nei miei sogni che mi sveglia a poco a poco. Ma la voglia di musica si.
Mi sveglio con un fastidioso e inusuale nodo grosso sotto la coda (mi dimentico ultimamente di levarmi il mio gommino nero comprato il mese scorso, adoro i lacci neri grossi per legarmi la mia lunga chioma scura); non so come diavolo mi sia venuto, ma presumo per i ciondoli che ogni tanto mi si intrecciano tra loro, ma io senza i miei numerosi ciondoli non so stare, al mio collo sono come un raccontastorie, quasi come farebbe un tatuaggio che non ho ancora; Alle superiori quando stavi per festeggiare i tuoi diciott'anni desideravi una fenice, giusto? ma che forse avrò, poichè l'altro ieri ho parlato dopo tanto tempo con mio padre, e mi ha detto che me lo avrebbe fatto, solo non so se rifarmi un'altra ennesima fenice. Ma il logo di uno dei tuoi gruppi preferiti si però.
E mi metto la mia ultima gonna comprata qualche mese in quel negozio cinese, lunga e con il laccio che stringe; è calda e mi sta comoda. Indosso anche la mia amata t-shirt con la scritta bianca "T-Shock". Mi mancano solo le nuove sneakers, comprate per far riposare i miei anfibi dai lacci fucsia.
Penso che quando tra poco rivedrò mia zia forse mi porterà quel pacco che ho fatto recapitare a casa loro per sbaglio.
Sono le 10:19 e sto riascoltando a ripetizione la canzone di Caparezza "Legalize the premier", perché mi piace la canzone e perché mi ricorda i bei tempi del Gens. Quel locale enorme pieno di gente da tutte le regioni d'Italia, a cui andavo tutte le sere anche da me solamente successivamente dopo aver festeggiato la maggior età. E' un peccato che sia chiuso, così è ancora più bello come ricordo ma anche molto doloroso, perché era uno dei pochi posti dove mi rispettavano. Addirittura lo staff ti invitava a mangiare con loro verso la chiusura. 
Cosa darei per tornare a quel periodo, ed a tanti altri. Ieri rivedendo i miei vecchi disegni del 2006, ho avuto un pensiero. Si notava benissimo che avevo più interesse per le persone che per l'aspetto, non mi avevano intaccato queste idiozie dell'aspetto "sexy" per attirare i ragazzi o le ragazze, preso un po' grazie alle mie ex-amiche di scuola degli ultimi tempi e grazie agli ex, ed un po' anche dal Gens stesso. Mi interessava solo la comodità, andare a vestire qualsiasi cosa, frequentare i mercatini dell'usato e andare nei parchi solo per scrivere, scrivere, scrivere. Aaah i disegni fatti sui banchi, ricordi quelli che vidi in una classe con i mostri dei film horror degli anni ottanta fatti in stile fumetto e che ti facevano ridere. La mia passione horror, quanto adoravo vedere film horror a profusione nelle case dei numerosi amici che conoscevo e che frequentavo, molti conosciuti per caso fuori da scuola, che fosse un giorno in cui mancavo a delle ore scolastiche.
"Carino, ma c'è sempre qualcosa di horror, che palle" diceva mio cugino Alessandro quando mostrai un mio quadro dinamico un pò cartoon, con presente il famoso guanto di Freddy Krueger. Hanno sempre criticato la mia passione per le cose orrorifiche. Criticare, criticare, criticare qualsiasi cosa. Finalmente adesso libertà, vado come voglio e non mi imbarazzo più. Io non sono più come prima, è vero per qualcosa torno alla mia gioventù, passioni e varie, ma la mia mente è diversa un poco, prima la mia timidezza era ai massimi livelli, e per farmi accettare spesso facevo finta di farmi piacere la roba attuale o di adattarmi ai loro gusti e modi di fare, e se non ci riuscivo Vivi nel tuo mondo beh... Tanto avrebbero criticato qualsiasi cosa di me, fosse per la mia camminata "Alla Skinny Disco (dei Deathstars" a passo lungo e gambe divaricate, fosse per le mie risate grosse fino all'orgasmo anche per aver visto una faccia buffa, fosse per i numerosi ciondoli, bracciali, orecchini, fasce che mi mettevo ogni giorno E morivi di risentimento se ne mancava qualcosa addosso a te fosse che ti innervosivi se qualcuno criticava cosa ti piaceva Ahimè ti hanno sempre detto che adorano farti incazzare, sempre per qualsiasi tua particolarità TI CRITICAVANO.
E basta, ho pensato. Certo ancora oggi se qualcuno a cui tengo lo fa, un pò di nervoso triste mi viene sempre, ma almeno fuori mi vesto come cazzo voglio, mi pettino come cazzo voglio, ascolto cosa cazzo voglio, leggo cosa cazzo voglio, dico cosa cazzo voglio NON SEMPRE, eh.
10.37.
Ho l'ansia, come sempre ho questa fottuta ansia. Ho bevuto il caffè ed non è per quello che la ho. Ho sempre avuto l'ansia prima di andare nei posti. Ma ho sempre avuto il respiro un pò affaticato, temo sempre di avere qualcosa al cuore, e vivevo prima in una famiglia, anzi, i miei zii e cugini fumavano parecchio, nonostante io dicessi loro di non fumarmi addosso che odio il fumo. Anche se mettevo il cartello (trovato per caso) con scritto a caratteri cubitali NON FUMARE sulla porta della mia stanza quando stavo in città, loro non lo rispettavano e mi fumavano in stanza. Ed io dovevo mettere litri di profumo per scacciare quell'odore. Un conto se lo fai per te, ma cristo non farlo davanti a me almeno. Curioso poi che ho avuto alcuni amici che fumavano, e ancora adesso ho amici/conoscenti (ma alcuni di loro, non tutti) che lo fanno, e glielo lascio fare. Solo per il mio compagno, appena so che si è fumato qualche canna, mi viene come un nervoso tipo il cane Attila dei film di Fantozzi. Non so perché, ma che lo faccia il mio ragazzo mi fa una certa tristezza dentro, forse perché lo collego ai miei parenti, al poco rispetto e comprensione verso di me... E' difficile da spiegare, non trovo la parola giusta per definire questo mio aspetto. Però bevo parecchio caffè e molti thè. Amo il thè, moltissimo. Eppure non ho mai sentito questo bisogno di fumare in 22 anni, e continuerò a farlo. Le sigarette poi le odio a morte, ricordo che una mia amica (non la Nicky delle superiori, ma presumo ricordi vaganti a parte, la Azzu conosciuta dopo) fumava quelle; col tempo smise grazie a me che gliele strappavo e gliele buttavo nei cestini. Per scherzo ed affetto verso di lei comunque sia lei smise quel vizio.
10 e 46 minuti. Ricomincia la canzone in loop, mentre aspetto che mia zia parta da Livorno per venire qui a prendermi per farmi fare quella benedetta cosa dell'INPS, sento la parte del mio cuore un pò come ferma in qualche bacinella di carne di plastica, è una sensazione strana lo so, ma io la immagino così; non so nemmeno se ho voglia di lavarmi i capelli, potessi me li taglierei tutti fino alla rasatura, per farli ricrescere nuovi, più puliti e rinati, ma non posso perché mi servono lunghi per Halloween e Lucca Comics, e solo a pensarci ho ansia, molta ansia. Maledetta ansia!
Devo tenermi almeno 11 euro, son pochi ma ho l'ansia di non averli, per colorarmi i capelli da quella signora vista ad agosto dalla mia ultima amica conosciuta quando si rifece i capelli. Poi ho da prendere delle lenti, le volevo prendere da molto infatti, ma ho paura di non riuscire a non farli venire entro fine ottobre, causa anche la posta che mi ha bloccato la carta, che dovrei andare a controllare. Ora forse ormai troppo tardi, ma forse un'occhiata alle poste per vedere se l'hanno sbloccata dovrei vedere. Ma ho ancora il rincoglionimento, e forse fa troppo caldo... Piuttosto controllo di nuovo su Ebay, se la carta l'han sbloccata, ecco.
Niente, è ancora bloccata. Beh comunque mio nonno potrebbe darmi qualcosa intanto. Non potrò avere le adidas ma le lenti quelle sono obbligatorie, però. Il pennarello indelebile Marco lo ha comprato qualche settimana fa tanto con altre cose nuove: un sacchettino di gomitolini colorati, un pettine bellissimo e una matita per occhi per me. "Ora te la compro io, e la metto nell'armadio così non la perdi più.". Lui rivuole le mie sopracciglia disegnate, o almeno che mi trucchi gli occhi. Ma io ho faticato per anni per avere le sopracciglia nude. Ho trovato due giorni fa una vecchia foto di quando avevo ancora le mie sopracciglia al naturale. L'unia cosa che noto cambiata è che avevo più carne in viso, molta più carne addosso. Beh in questi due anni mica mangiavo molto, eh. Comunque io per ora voglio stare senza, anche se mi dicono che somiglio (15672626 persone me l'han detto) a Joey Jordison. Come se fosse l'unico che non le porta/non le portava. Beh, dicono che somiglio molto più a lui per tante altre cose, aggiungiamo in primis anche la mia altezza/statura, siamo alti uguali, io e lui. 1.60 (io un centimentro in più di poco) di tanta rabbia e bamboleria. Ho detto infatti finalmente alla mia ex amica delle superiori che ricordavo quella sua frase insistente "Ma tu mi ricordi tanto uno degli Slipknot, ti giuro!" che al tempo mi dava fastidio molto, ma solo adesso ho capito chi intendeva (non sapeva mai dire il nome di chi li ricordavo, anche questo mi infastidiva molto). Lei manco però si ricorda di questa sua cosa. Nemmeno io ricordo tante cose della mia scuola superiore, almeno per il primo anno, poco. Per questo, riguardando il mio vecchio libro degli amici e diari scolastici rispolverati dopo 5-6 anni, ho avuto un poco di ricordi che riaffioravano a fatica. Ricordo che avevo una mezza amica che vestiva stile emo di nome Emma, che mi raccontava le storie di lei ed il suo ragazzo, della mia scuffia per un tipo dai lunghi capelli mori che seppe tutta la scuola, ovviamente deridendomi (fortuna che negli anni dopo quasi nessuno sapeva di questa cosa), per cui scrivevo lunghe lettere amorose (causa timidezza), e del giorno in cui stava finendo la scuola, tutti a fare palloncini d'acqua, io a scrivere quelle lettere guardando lui dalla finestra, cercando di fare la disinteressata anche se dentro stavo morendo di tristezza, perché il tizio non era molto interessato a me. Mi deridevano tutti a scuola, figurati se un ragazzo si sarebbe messo con me. Soffrii molto per questa cosa, sapevo che non avrei avuto comunque nessuno, e allora così feci negli anni dopo non provandoci con nessuno. Solo con un ragazzino provai, ma andò male e comunque durò poco. Un altro buco nell'acqua, tu coi ragazzi non ci sai fare. Per colpa di quel ragazzo che indossava sempre cappellini di lana e maglioncini, io avevo le nottate piene di sogni romantici dove io e lui si pattinava sulla neve bevendo tazze di cioccolata calda, e piangevo, piangevo molto sul cuscino, sfogandomi con l'unica cosa che lo potesse "far sentire": chi capisce, capisce. Chi non capisce, capisca che a quell'età se non si aveva il tipo o la tipa, ci si sfogava in quel modo. Mi sfogavo e piangevo nello stesso tempo, stringendo il cuscino e sussurando il suo nome. Non dormivo a volte per questo, e la mattina parevo uno zombie. Occhiaie pesanti, tristezza a lungo andare. Maledetto ragazzino per cui persi la testa e rotto il mio cuoricino. Lo rividi molti anni dopo per puro caso, aveva anche un po' di barbettina, sempre con quel cappellino ma l'avevo riconosciuto, e lo guardai, cercando di non farmi vedere molto, ma sicuramente mi aveva notato. Ma la cosa finì lì. Maledetti sogni in cui il mio alter-ego come donna fantasmagorica, bionda e bellissima lo andava a incontrare mentre dormiva.
11.15. Il mio cuore sussulta un po' a questi ricordi. Sono il passato, va bene quel che ricordi. Ma io sto ricordando molto i miei primi due amici delle superiori, Jhary ed Antar, di cui ho ritrovato una frase che li cita come BEST FRIENDS; e così penso che magari loro potrebbero raccontarmi qualcosa che io ho dimenticato. Magari ritrovare quel Jhary, che tanto mi stava simpatico. Di lui ricordo solo che una volta a scuola, mi disse che si era messo i pantaloni jeans sopra quelli del pigiama. Erano così larghi che manco si era accorto di avere due paia di pantaloni addosso. Questo mi fece ridere molto. Poi vabbeh ogni tanto se ne usciva con qualche frase un poco spinta (ma scherzosa) su di me riguardo a fargli "qualcosa". Non ricordo più altro, ho ricordi vaghi. Antar rimase, ma dopo anni non ci parlammo più. Devo a lui la riscoperta del gruppo degli Slipknot. Ricordo che quando vidi quella maglia del gruppo addosso a lui, gli chiesi (schiettamente) se aveva qualche copia, perché desideravo averne una (lo so era una richiesta strana). Non la ricevetti mai nonostante mi dicesse che l'avrebbe lavata e regalata a me, ma l'interesse per quel gruppo non si sarebbe chiuso lì.
Sono le 11.22, ancora a ricordare. Tanto non andrai a cercarli, lo sai che magari qualcuno si ingelosisce, lo sai bene. Come quando ancora pensi di ringraziare quell'uomo che ti aiutò quando stavi male per quel tuo stronzo di ex qualche anno fa, sparendo dal nulla. 
Certe cose ormai rimarranno nei ricordi, seppure dolorosi e risentiti rimarranno lì. Come appunto dicevi del Gens. Ricordi, solo ricordi. No, non devi cercare quel tizio. Ma lo fai. L'hai trovato, ed hai anche rivisto i tuoi vecchi compagni, e pure quel Jhary. Mi batte il cuore, vedo solo le foto e basta, mi basta vedere quello. Almeno ritrovo un pò di gioia dei vecchi ricordi. E poi la tua ex amica Eleonora, li ha ancora tra gli amici. Ogni tanto ci parlo, ma solo per riavere un giorno tutti i vecchi video e foto che ha ancora di quegli anni. Quando ancora avevo quella matassa di capelli rossi, le sopracciglia folte e vestivo di maglioncini di lana e pantaloni rotti fino all'inverosimile.
Ah, bei tempi.
11.31. Saranno già partiti. Dovrai sentirti la musica che hai nel tablet. Non potrai controllare la carta, ma tanto hai visto che è bloccata. tanto loro chiamano nel caso fossero già sotto casa. Hai tutto quello che serve, CALMA QUESTA ANSIA. CALMATI.
Devo mangiare qualcosa. Una banana, qualcosa. Ecco, ho mandato le richieste, tanto ormai per me son solo un ricordo, magari mi diranno quello che voglio sapere, almeno loro, e poi stop. Ho sempre avuto un cuore facilmente ballerino, maledizione. Sono un tipo emotivo ed ansioso, come Will e Taranee delle Witch, quelle della famosa serie italiana della Disney; mi ci son sempre trovata in loro, passioni simili a parte. Ricordi, ancora quei benedetti ricordi.
Quella chiamata la sto ancora aspettando. Sicuramente Marco non la sente. I miei capelli sono raccolti bene nella coda, sopracciglia rasate di nuovo, non so se mettere la matita, non vorrei riavere sonno, ma mi basterà bere altro caffè, ormai so come farlo in questa casa.
Aaaah, amato caffè caldo. Ora che fa freddo provo quella dolceamara atmosfera.


20 settembre 2016

Massacro

Uccidi pure quella bambina che ti ha derubato.
Uccidila pure, offendila.
Uccidi quella signora che poco ti pulisce le scale di casa.
Denigrala anche solo per un giorno.
Uccidi quell'anziano solo per averci provato con te.
Picchialo selvaggiamente per averlo solo pensato di fare.
Uccidi quel ragazzo che piange.
Non sopporti che sia un rammolito, perciò uccidi anche lui.
Uccidi quel bambino che va male a scuola.
Hai troppe cose da fare tu per starci dietro.
Uccidi quella ragazza che si sente incompresa.
E' solo una in cerca di attenzioni, fallita, a che serve mai?


Un massacro, riecco il massacro dentro la mia testa
Mi fanno sentire il tormento dentro di me
Che mi fa tremare le pelli ed il cuore pompa troppo

E' come se cadessi nell'oltretomba

Difatti che ci voglio andare subito all'istante
Voglio levarmi almeno la soddisfazione di uccidere quel fastidio vivente

Voglio la pace nella mia testa
Voglio che se ne vadano via da me
Vi prego, non chiedo molto
solo il silenzio già incombente

Vi odio tutti
Voi odiate già me
Vi prego levatevi di torno, sono per voi di troppo (No?)
Un inutile pezzo di carne già morta per lo stress

Siete solo dei sadici
E malati perversi poichè giocate con la mia testa, dentro
Ribadisco, la malattia siete voi non io

Io son già marcio per causa vostra
Adesso basta giocare con la mia persona
E' tutta colpa vostra se adesso non sono più nelle vostre mani

Il fuoco e l'amore non l'ho più
Voi avete uno strano amore frustrato verso di me
Ma io non accetto nessuno scambio
Tra voi e me, nessuno

Il mio cuore mi fa troppo male
Voglio che smetta di farmi male
Troppo dolore in me

Siete troppi
Io non resisto più come prima
Voglio cadere tra le braccia della dolce Morte

Non ho più sogni grazie a voi
Esseri indefinibili malati come me
Credete di essere migliori di me
Solo perché a voi il cuore batte ancora una volta

Sono morto, non più vivo
Voi volete solo giocare con il mio fisico
Fisico già rattoppato da mille graffi vostri

Ho cercato di nascondermi
Ma purtroppo il mio cuore batteva come il vostro
Era stanco del suo battito solitario
Incontrando altri dolori e dispiaceri

Pentendosi ed essendo felice di ogni vostro incontro
Momento dopo momento
Si è distrutto
Si è stancato
E' morto

Poi tanto morirete anche voi
Solo che nella paura volete uccidere altri
Uccidendo me per primo come cavia
E dato che il tempo è lungo, vi divertirete con lunga calma apparente
Perché io morirò subito

Addio feroci esseri perduti nella vostra morbosità.






Zio, sei stato molto cattivo con me

Voglio dedicare questo post ad un momento orribile della mia adolescenza.
E' un trauma molto forte, ma sono stanca di tenermelo dentro.
Qualcuno già lo sa, ma chi non lo sapesse, sappia che io voglio raccontarlo lo stesso.
Perché la vita non è rose e fiori, certe persone non hanno rispetto di altre, e questa cosa è successa anche a me.
Ero adolescente, forse dopo i 13 anni o prima dei 12, comunque sia non avevo ancora il primo "fidanzato" ed non ero sviluppata di fisico.
Mio nonno da parte di zio era ancora vivo, e li volevo un gran bene (ancora oggi, che ne sto scrivendo, mi trema il fisico a parlarne, i miei occhi si annacquano).
Ci parlavo spesso con mio nonno, scherzando sulla sua memoria in senso buono facendomi raccontare la fiaba di Cappuccetto Rosso. Ma mio zio non lo sopportava molto. La sera quando lo portava a dormire, sbuffava molto, lo metteva di fretta nel letto, e il nonno si lamentava. Io ridevo perché mio nonno era un pò comico nel lamentarsi, ma nei giorni seguenti questa cosa mi avrebbe creato più dolore che risate. Mio nonno si sentiva spesso solo, anche quando non si sentiva di andare in bagno per i bisogni, si lamentava della solitudine, e mio zio gridava di fronte a lui. Io mi spaventavo, ma nello stesso tempo mi veniva tristezza, perché secondo me mio nonno non dava assolutamente fastidio. Tutti quei suoi urli a mio nonno arrivarono a farmi piangere dentro, non riuscivo ad accettare che lo trattasse così. Arrivai a pensare che magari a mio nonno avrei pensato io, dato che la notte non dormivo nemmeno, ma non lo chiesi mai per timidezza e per evitare di rimanerci male, ed anche se lo avessi chiesto non me lo avrebbero permesso, trattandomi da bimba idiota ed incapace. Ma era dura sopportare tutto quel casino. Soprattutto se fatto a mio nonno, che era l'unica persona con cui ridevo ogni sera quando ero da sola e mia sorella non c'era (spesso stava dalla sua amichetta del cuore). Il giorno che morii io non ricordo se piansi, ma credo di no. Difficilmente piangevo per un abbandono da parte di qualche essere vivente.
Mi rimanette mio zio, che un pò detestavo per il fatto di mio nonno, ma non avendo molte amicizie al tempo (stavo tutti i giorni chiusa in casa, dalla mattina alla sera), scoprii che mio zio era molto affezionato a me, perché quando disegnavo era l'unico che mi guardava farlo.
Quando i primi anni disegnavo, mia sorella e gli altri in famiglia un pò erano curiosi, poi cominciarono a fregarsene, perciò io mi rinchiusi nel mio mondo del tutto.
Ma con lo zio era un pò diverso.
"Questa sei tu?" mi chiese un giorno. Io annui, senza proferire alcun suono. "Ma sembri una scimmia" mi rispose lui. Al tempo io mi disegnavo con la testa enorme, con un foulard viola che circondava la testa coprendo la lunga fronte, con gli occhi grandi e con le orecchie che uscivano dai capelli). Io rimasi un pò offesa da questo suo giudizio e controribattei con un:" Non è vero, e poi a me piace disegnarmi così, oh.".
Lui rideva ma a me dava molto fastidio che si criticasse il mio modo di vedermi.
Ma nonostante questo divenne "l'unico" mio "amico" di "famiglia".
E poi era anche l'unico che guardava il canale di Mtv con me.
Ed era l'unico che mi prometteva una batteria come strumento musicale tutto per me.
Ma arrivò quel brutto giorno.
L'unica persona che mi ammirava ogni giorno, mi avrebbe fatto un abominio del genere.
Ero con la mia sorellina di pochi anni sul divano, stavamo guardando un film su d'Artagnan, mia zia era temporaneamente fuori, e mia sorella si stava per addormentare. Mentre ci fu la pubblicità, mio zio venne vicino a me a chiedermi di andare "di là". Io mi domandai come mai, ma andai comunque, dicendo di fare presto perché il film sarebbe ricominciato e non volevo perdermelo. Fu sconcertante. Mio zio mi invitò nella stanza matrimoniale. E mi disse di spogliarmi. Io dissi che non volevo ma lui disse che non c'era nulla di male; io per fare presto mi spogliai subito, sentendomi molto in imbarazzo. Lui si posò nel letto e disse di mettermi sopra di lui, e così feci.
Lui mi chiese come mi sentivo, ed io dissi che mi sentivo parecchio a disagio, ma lui rise.
Io poi chiesi di farmi scendere subito, mi sentivo malissimo a stare in quel modo e lui voleva pure che lo abbracciassi, ma a me dava così tanto fastidio che mi rivestii e andai di là in salotto.
Finito il film (di cui persi la dine) mia sorella andò a dormire (al tempo dormiva nella culla) e poi io andai nel mio letto singolo. Ma poi sentii dei passi, e vidi delle ombre nella luce in penombra del corridoio. Era di nuovo mio zio, che a voce bassa mi tirava per le gambe. Io dissi che non volevo andare di nuovo di là nella sua stanza, ma lui mi fece capire che dovevo andare per forza lì.
Mi fece spogliare di nuovo, ma mi portò stavolta in salotto, chiudendo le due porte a chiave. Io stavo sentendomi molto a disagio, e volevo tornare nel mio letto a dormire, ma lui prese la cintura dei suoi pantaloni e mi minacciò che se avessi urlato l'avrebbe usata addosso a me. Io causa timidezza a paura stetti zitta, ma tanto l'avrebbe usata lo stesso su di me.
Mi ordinò di levarmi anche le mutande, tutto quello che avevo addosso, anche i calzini, e di mettermi a quattro zampe come un cane. Io seguii gli ordini e mi batteva forte il cuore, e feci tutto il giro del tavolo. Ai lati del tavolo lui mi fermava con la cinghia, e se non facevo cosa chiedeva che io facessi, mi tirava qualche cinghiata sulla schiena, così ero costretta a fare cose schifose per cui mi sarebbe venuto il vomito. Ogni tanto mi veniva da singhiozzare per lo shock ma lui mi minacciava, e la paura della cinghia mi faceva sentire confusione nella mia testa. Speravo solo che quel momento finisse. Ma invece sarebbe continuato. Dopo quel suo giochetto perverso al tavolo mi riportava nella stanza (io mi lamentavo ma lui mi tirava per le braccia) per costringermi a farli fare un servzietto con la mia bocca. Feci anche quello, mi sentii malissimo, l'odore mi faceva schifo e non respiravo. Ma lui continuava a comandarmi sotto minacce fisiche, e io continuavo a farlo singhiozzando. Mi venne in bocca e io vomitai tutto quello schifo al water e al lavandino dopo, lavandomi i denti, e sentendomi la nausea forte. "Vedrai che poi ti abituerai" disse mio zio ridendo del mio atteggiamento dopo.
Mia zia tornava che ovviamente non sapeva nulla, come se nulla fosse.
Ma le sere dopo mio zio tornava di nuovo a tarda notte per rifare come la prima sera, e ogni volta era un giro tavolo con petting schifosi alle sue parti basse, servizietto con sperma in bocca e nausea.
Non ce la facevo più di stare ogni notte con il batticuore e l'ansia di ripetere quell'incubo.
Non so quanto durò, ma alla fine vuotai il sacco a mia zia. Raccontai ogni singolo particolare, ero tremante e piangevo, anche se pochissimo, e dopo molto tempo mio zio andò in ospedale, causa problemi di sangue e fegato. Sarebbe morto poi nel 2008, facendomi saltare tutti i miei compleanni cause legali da parte di mia zia. Per anni infatti non feci più compleanni a causa sua. Andai da molti psicologi per parlare di questa cosa. Ma a poco è servito. L'assenza di sfogo ed il fatto di tenerlo segreto anche ai miei stessi famigliari ha prolungato il trauma. Lo so perché nei rapporti dopo con i ragazzi o ragazze non ho avuto pochi problemi riguardo l'intimità, e anche quando pensavo di averlo rimosso, se c'era qualcosa che lo ricordava lontanamente, sbiancavo e piangevo di terrore.
Non credo che guarirò mai da questo, e semmai potessi, passeranno ancora molti anni.
Grazie tante zio di avermi ingannato.


L'altro me dentro di me da una vita intera

Da un pò di tempo mi accorgo che ogni tanto periodicamente mi sento come ero quando ero adolescente. Non di mentalità, sia chiaro, ma come atmosfere, come musiche.
Sarà che come dicevo tempo fa sto tornando alla mia vera persona poco a poco (nonostante ci voglia ancora molto prima di sentirmi davvero la vera persona che sento di essere), e già il mio compagno s'è n'è accorto, anche se per lui sembra tutto nuovo questo mio modo di fare, perché appunto mi conosce solo da due anni, e quando mi conoscette io ero in un periodo in cui cercavo di "farmi carina" solo per compiacere qualcuno, perché ad essere quello che volevo davvero finivo per starci male, anche se a farmi "attraente" mi facevo schifo lo stesso, ma dettagli poco importanti sono questi; dico solo che già vedere le foto che ho del periodo Gens/Exenzia mi viene da tapparmi gli occhi...
Comunque, da tempo lui infatti scherza su di me chiamandomi "ragazzino" per via dei miei atteggiamenti "poco da ragazza", ma all'inizio lo faceva anche quando nei primi giorni che ci conoscevamo, mi tradivo nei momenti di pura felicità, dove la mia voce involontoriamente "cambiava" e a lui sembrava appunto di sentire una voce da ragazzino, e me lo faceva notare ogni volta. Ma il bello è che quando me lo faceva notare da una parte dentro di me sentivo una strana gioia. Gioia perché se davvero pensava quello, allora significava che io ero così, come diceva lui. E non era il primo. Da una vita la gente mi scambia per l'altro sesso. Ho molti esempi, e stasera non so perché, ma ho voglia di scriverne alcuni.
Della mia infanzia ricordo solo che già avere i capelli corti, e quando dico corti non dico media lunghezza fino alle spalle, erano davvero corti, di qualche centimetro. Presumo me li tagliassero per via dell'igiene, chissà. Fatto sta che ero l'unico essere femminile dell'istituto coi capelli cortissimi. E raramente indossavo vestitini lunghi. Ma questo almeno mi faceva piacere perché ero un tipo che amava saltare sugli alberi e correre parecchio, perciò avere vestiti che non coprivano le gambe e le parti intime, e leggeri, mi impedivano di fare certe cose ogni giorno. Ogni mattina infatti ricordo che io mi alzavo prima di tutti, solo per mettermi i pattini roller ai piedi e correre per tante ore intorno all'istituto in cui stavo (periodo dal 1999 - od anche prima - fino al 2001-2002) per poi alzare alcune mattonelle in cerca di insetti interessanti da "salvare" dalle formiche, che tanto detestavo perchè "animali fissati con il lavoro, cattivi e antipatici" (mi stavano antipatiche perché una volta schiacciai una formica volante, e i ragazzi di fronte a me, sempre dell'istituto, mi mortificarono per averla uccisa, e allora da quel giorno odiai a morte ogni formica vivente). Già il fatto di adorare insetti e lombrichi mi faceva risultare una persona non normale davanti a chi conoscevo. Ai tempi io dormivo in una stanza con altri due bambini maschi, ed avevo solo un'amica del mio stesso sesso, che però tempo dopo non avrei mai visto più, poichè aveva già trovato la famiglia che l'avrebbe adottata, quindi i bambini con cui condividevo la stanza sarebbero andati via dopo di lei, quindi la presenza femminile per me ci sarebbe stata davvero poco. E comunque ero già un tipo molto solitario, e non solo per il fatto citato prima di alzarmi ogni mattina ad attività particolari, ma anche perché leggevo fumetti (ai tempi considerata una cosa da ragazzi) e guardavo cartoni animati e film come Godzilla, uno dei miei tanti film preferiti d'infanzia. Impazzivo per i film coi mostri o d'avventura. Film come anche Indiana Jones, Jurassic Park, Ghostbusters... E infatti i miei giocattoli preferiti erano dei dinosauri di ogni dimensione che mi portavo sempre ovunque, pure nei viaggi, oltre che peluche di Pikachu e di draghi. L'unica cosa che mi piaceva, considerata femminile (che comunque mi avevano regalato e che non ebbi per molto poichè persi tutto nel tempo dopo averli ricevuti) erano una pochette maculata bianca e nera con dentro un sacco di perle e gemme di plastica, che mi fece nascere la passione per i minerali e le decorazioni con le perle, che ho ancora oggi.
Quando mi trasferii nel 2001/2002 a Livorno, la mia vita fu più dura e dolorosa di quella che facevo a Milano. Stavo crescendo, ma il mio carattere comunque era quello, e mi risultava molto difficile stare in mezzo alla gente, sopratutto se era gente diversa da quella che conoscevo prima.
Il mio carattere timidissimo poi non aiutava molto. I miei capelli si allungarono e finalmente la gente capiva che non ero un bambino ma una bambina. Ma come già detto, il mio carattere non sarebbe certo cambiato. Anche alle elementari io facevo più amicizia con i maschi che con le femmine. Amando poi le storie di mostri, assassini e vampiri, avevo più affinità con un bambino che amava le stesse cose che piacevano a me. Alle bambine piacevano per fortuna gli stessi cartoni animati che guardavo anche io, ma comunque non mancavano di ritenermi una bambina un pò "diversa" per gusti e modi di fare. Già si confondevano per il mio nome "ambiguo". "Ma tu ti chiami davvero così? Ma non è un nome da maschi quello che hai?" ripetevano un pò tutte le bambine o i bambini che volevano conoscere o parlare con me. Poi verso la prima adolescenza, io non ero ancora sviluppata di seno e non avevo ancora le mestruazioni, e questa cosa mi metteva molte paranoie addosso perché temevo che non le avrei mai avute, anche a causa del mio peso molto leggero, (Perché all'istituto non mangiavo molto e dormivo poco, quindi son sempre rimasta sottopeso) e le ragazzine ovviamente più carine di me, spesso me lo facevano notare. Una volta io e questa mia amichetta delle elementari andammo in bagno, e io essendo la più grande avevo però già i primi peli, e lei si stupì, facendosi sentire poi dal resto della classe. Io arrossii molto e mi venne da piangere, perché mi dissero "Sembra la foresta ammazzonica!". Mi sentii morire, pensavo fosse una cosa per cui vantarmi in segreto, ma quel che successe cambiò la mia idea personale su di me. Cercai di dimenticare tutto, ma sapere che tutti loro sapevano della mia intimità mi dava molto fastidio. E i litigi verso la fine della scuola elementare non tardarono ad aumentare, ovviamente. Il mio unico amico fissato con la cupa mietitrice se ne andò, e io chiusi quasi tutte le amicizie. Solo due amiche rimanettero ancora con me, le uniche che venivano ovviamente denigrate dal resto della classe. Ma solo fino alle medie. Le elementari comunque furono un periodo abbastanza felice perché con queste amichette mi ci trovavo molto bene, ci scambiavo racconti miei di fantasia, e spesso provavo ad essere come loro. A casa della Cristina, provai un suo gioco di danza ed a fare la verticale, con la Sarah provammo a farci le treccine, che mi feci su tutta la testa anche a scuola, per un giorno, con Vilma si usciva spesso, si disegnava (la difendevo sempre quando dicevano che per loro era brutta) e spesso lei mi insegnava qualche parola della sua lingua, l'albanese. Poi quel tempo finì e io cambiai vita.
Alle medie fu un completo inferno. Il primo mio inferno scolastico. I miei compagni non accettavano per niente il mio modo di pormi, la mia timidezza, il mio modo di vestire un pò trasandato.
Io a quei tempi non avevo proprio uno stile definibile, causa anche la mia età (però ero molto ribelle, già alle elementari spesso litigavo per come portavo i capelli o perché non portavo addosso il grembiule) e causa della poca cura verso di me. Avevo una matassa di capelli poco curati, sopracciglia molto evidenti e mi mangiavo spesso le unghie. Inoltre non mi interessava per niente il trucco. Ma i compagni invece di capire perché fossi così (la depressione arrivò molto presto) mi trattarono come peggio potevano. Adoravano strappare le mie cose, prendere la mia cartella, riempirla di scotch, e buttarla come una palla per tutta la classe, e tirarmi le cartacce in testa. E come se niente fosse avevano la faccia tosta di chiedermi i disegni, l'unica cosa per cui mi rispettavano, perché mi consideravano un talento nel disegno. Ma credo avessero più invidia verso di me per le professoresse, perché la professoressa di italiano mi adorava molto. Così tanto che quando un giorno ci fu ricreazione, mi portò davanti ad una sala di proiezione, insieme a studenti di dieci anni circa più grandi di me, a sentire un servizio sulla musica da strada. Io osservai meravigliata quel servizio, e uscii chiedendo come mai avessero portato me lì. Loro mi dissero che secondo loro ero la persona adatta e che volevano sentire il mio parere. Io risposi che il video mi era piaciuto molto, mi aveva preso perché anche io amavo la musica di strada. Questa cosa di ritenermi una persona ancora una volta diversa da loro, ma in modo positivo faceva nascere invidie verso i miei compagni. Non ricordo bene ma non credo di aver avuto amici in classe. Gli unici amici che avevo erano fuori, ed erano una ragazza di nome Samiria con cui poi mi stufai di uscire perché lei aveva la fissa di andare in un posto solo per vedere dei ragazzi che le lanciavano sassi, mentre io volevo sempre portarla in un negozio di dolci, in cui mai lei entrò. Bella roba, direte, o forse no. Altre persone amiche non ricordo invece. So solo che un giorno mentre uscii un compagno allora mio unico "amico" di classe mi dette una botta in testa così dal nulla, e io dissi tutto. Cominciai a stufarmi della gente, rimanendo sempre più isolata nel mio mondo. Fu solo da metà superiori che cominciai a uscire con più gente diversa, e lì son troppe storie da raccontare. Ma lì fu un poco diverso, stavo cominciando a farmi più "carina" anche se mi facevo il doppio dello schifo più totale, perché cominciai ad innamorarmi davvero di qualcuno, e quel periodo fu peggio delle medie. A scuola quasi tutti sapevano chi ero, avevo una certa fama, ma in negativo. E da lì partirono le offese riguardo il mio aspetto ambiguo.
Non essendo un tipo che si lavava molto i capelli, che non si cambiava quasi mai i vestiti (al tempo portavo jeans mezzi rotti che cascavano e felpe più lunghe della mia taglia) facevo ovviamente schifo a tutti i ragazzini immaturi di scuola. Anche lì i compagni non perdettero tempo a farmi scherzi molto più brutti di quelli passati. Il primo anno ebbi come amica solo una ragazza un pò maschiaccio, il secondo conoscetti amici fuori dalla mia classe, per poi conoscere casualmente una tipa molto alla moda che stramente, invidiava il mio fisico. Non ho mai avuto amici che son durati molto. Ma nel primo anno, prima della tizia che indossava sempre giacche lunghe senza magliette sotto e reggiseni vari (a lei riconosco il fattore della mia libertà dai reggiseni), i miei primi amici di classe furono due ragazzi di origine messicana che mi presero in simpatia quasi subito, Jahry e Antar. Da loro scoprii gli Slipknot, il fatto di avere animali domestici "non convenzionali" e poi mi facevano ridere assieme. Ma poi un giorno quello che mi stava più simpatico, Jahry (O Jhary) disse che sarebbe tornato in Messico, e allora non ci sentimmo più. Ho sempre avuto un modo un pò di abbandono in silenzio riguardo le amicizie. Per me, se andavi via, addio, ti lasciavo fare, a mai più arrivederci. Non so che fine abbia fatto quel Jhary, ma Antar continuai a vederlo anche alle superiori, anche se cambiò pettinatura (non aveva più i dreadlocks) e poi divenne attenzione di alcune tizie della mia classe, per cui non ci feci più a che fare e feci altre ennesime amicizie. Conoscetti ovviamente in egual numero maschi e femmine, con la gioia di mia zia che tempo prima si lamentava spesso con un "Ma possibile che stai sempre a casa a disegnare, ascoltare quella musica di merda ed a scrivere cose assurde nei fogliettini?" e "Vestiti ogni tanto carina" e "Quella felpa ha le maniche troppo lunghe" e "Lavati quel capelli ogni tanto" e cose di questo genere, a cui io spesso rispondevo con un "Quanto rompi, zia..." (e lei se le partiva male la giornata aveva già le mani alzate su di me, ma delle botte che prendevo non ne voglio tanto parlare), e cominciai a sentirmi bene finalmente anche con il mio stesso sesso, più o meno. Anche loro non avevano molta cura di loro (certo non al mio livello) e le stavo molto simpatica perché facevo sempre battute che a loro facevano ridere, ma non tutto ciò che piaceva a me piaceva a loro, soprattutto musicalmente. Come la volta che loro a casa di un'altra mia amica disegnatrice, stavano guardando "A tutto Reality" e io a loro proposi "Metalocalypse" ma loro mi guardarono come schifate e io mi sentii molto frustrata dentro. E negli anni dopo loro si sarebbero allontanate sempre più da me. Col tempo a scuola, dopo evidenti delusioni e derisioni varie, cominciai ad essere sempre più ribelle col carattere e con lo stile, provando di tutto, tra il farsi accettare e l'essere me stessa. Fu molto difficile. Cominciai ad essere più stressata, quasi tutti i giorni mancavo nelle ore per stare nel bagno a piangere delle giornate passate a casa e delle delusioni interpersonali. Cominciando poi a piangere di ogni fottuta cosa riguardante il mio mondo: la morte di mio nonno, l'abuso da mio zio, le botte che pigliavo in casa, il mio aspetto, il fatto che nessuno mi stava mai vicino in classe (ero sempre da sola, nessuno voleva stare accanto a me), il fatto dei continui litigi notturni e tanti altri problemi del tempo. Più andava avanti e più io stavo malissimo, arrivai ad avere crampi un giorno fortissimi, e una volta cadetti per svenimento da poca pressione. Stavo dimagrendo troppo e mangiando poco verso gli anni successivi delle superiori, arrivando a fare digiuni per tutto l'orario di scuola. Ricordo che per un periodo feci pure l'elemosina dalla fame. Ma poi quel periodo finì e arrivò il periodo dei piccoli furti. Si, per qualche mese io cominciai a rubare di nascosto cioccolata e crackers vari. La mia unica amica di classe già mi disse che rubava vestiti, ma io non avendo interesse per i vestiti, ed avendo più fame che altro, cominciai a fare questo. Fortunatamente tempo poco dopo smisi, e digiunai e basta. Il mio aspetto comunque si faceva più personale e abbastanza femminile grazie a questa mia nuova amica, e cominciai a conoscere più ragazzi ed ad uscire di più, ma ancora i compagni mi prendevano in giro. Mi disegnarono una volta me sul banco, con al posto della vagina un pene. Io non dissi nulla, ma dentro di me stavo sempre male. Non pochi furono in momenti in cui in preda alla depressione volevo farla finita, ma c'era qualcosa che poi alla fine mi bloccava dal farlo. Credo fosse la voglia di disegnare, la voglia di sentire ancora la mia amata musica, il desiderio di farmi una famiglia mia e quella di conoscere i miei amatissimi idoli. Ovviamente la musica metal, ma ci fu un periodo che per farmi accettare ascoltavo anche musica pop o di quella che andava di moda, ma poi a casa di nascosto ascoltavo altro, perché la gente criticava anche quello che ascoltavo. Nelle seconde superiori (bocciai due volte) i miei compagni di qualche annetto più giovani di me, seppero del mio amore per i Murderdolls/Slipknot/Marilyn Manson e mi deridevano urlando quei nomi per causarmi fastidio. Così cominciai a non dover sentire più la musica in classe, dormendo al suo posto ed immaginandola, ma quelli trovarono altri espedienti per darmi fastidio: tirarmi le patacche di carta con la cannuccia.
Un giorno passarono alla gomma, e per me fu uno dei miei peggiori giorni. Urlai in mezzo alla classe che non ne potevo più e che avrei voluto ucciderli tutti dalla rabbia. Era solo rabbia, perché in realtà di loro non mi importava un fico secco. Ma ero così nervosa e assonnata da casa che quando si misero anche loro a rovinarmi la giornata non ci vidi più ed esplosi. Finalmente, perché di solito non esplodevo mai, nemmeno a casa mi era permesso rispondere, altrimenti giù manate in faccia ed in testa. Non dicevo mai nè a scuola nè a cosa cosa mi succedeva, ero un muro vivente. E soffrivo molto, diventando apatica. Le mie giornate erano quasi tutte vuote, quando non c'era la mia amica di classe ero molto triste, e quando c'era io mi svagavo litigando molto coi professori, con cui non avevo certo un bellissimo rapporto. Non sarebbe servito a nulla fare la "carina" quindi se a scuola dicevano le peggio cose su di me. Così cominciai a non vestirmi più con le gonne e tornando al mio stile di prima, ma di colore nero. Nel periodo dopo i 17 anni cominciai a farmi crescere la fastidiosa frangetta fatta dalla mia amica alla moda Miriam, e cominciai a radermi le sopracciglia da me. Poi venne il tempo in cui mi rasai anche mezzi capelli, ma solo perché volevo "ripulirmi" e perché ero curiosa di vedere se avevo ferite nel cranio. Ero nel periodo in cui mi stavo davvero prendendo un pò cura di me, ma solo per interesse mio. Poi conoscetti Giacomo e Danny, i miei due nuovi sostituti di Jhary e Antar, che poi mi avrebbero aperto un mondo molto diverso. In questo mondo la gente era particolare come me, ma ancora avrei avuto molte delusioni, ed anche lì mi criticavano per il mio aspetto e modo di fare. Ma peggio fu quando dovetti nascondere con chi uscivo. Mia zia non avrebbe mai accettato che frequentassi ragazzi come amici, e perciò mi inventavo di avere anche un'amica con loro due. E cominciai anche a inventare che ero sempre con loro due quando invece negli ultimi anni andavo al Gens per conto mio. C'era chi mi adorava, come per esempio lo stesso staff della discoteca, e lì conoscetti molti ragazzi e ragazze che però mi spezzarono molto il cuore.
Alcuni stessi credevo fossero loro di personalità, ma era solo una loro maschera.
Poi quel periodo finì, e tralasciando ex vari, arrivai a non uscire più con nessuno, finchè un ragazzino non prese una scuffia per me continuando ad invitarmi insistemente ogni giorno. Alle fine uscivo lo stesso, almeno non mi deprimevo e potevo essere sempre più me stessa. E già lì capii che la gente mi scambiava nonostante i tacchi che portavo, per un ragazzo. Qualcosa però stava cambiando dentro di me. Capii che tanto l'avrei fatta franca, e che se mi scambiavano per ragazzo poco mi importava, perché non mi importava più dei giudizi della gente. Anche se ancora oggi se qualcuno a cui tengo mi criticasse e stessi male, delle offese altrui mi importerebbe poco. Se dei ragazzini (fatto vero) mi filmavano mentre mangiavo un panino con il rossetto nero, io ci ridevo sopra. Se mi mettevo a correre alle fermate dei treni con la mia amica per scherzare, non mi importava niente. Se mi mettevo ad urlare e ridere sguaiateamente ballando qualche canzone a qualche festa io dicevo "Embeh? Ti dà qualche fastidio?". Io da bambina la pensavo così infatti. Quando qualcuno mi riprendeva per qualche motivo, fosse decoro o altro, io dicevo:" Per caso se faccio questo o mi vesto in tale modo le rovina la giornata? Le cambia qualcosa se lo faccio o no?". E questo fu uno dei motivi principali per cui facevo andare di matto le persone adulte. Purtroppo un pò di questo mio temperamento lo persi durante le prime giornate nella nuova città per timidezza, ma poi riemerse dopo tanti anni, scoprendo di nuovo il mio passato e tante esperienze. Capii che parlare con qualunque persona di qualsiasi posto ed età mi faceva stare bene, capii che vestirmi da ragazzo mi faceva stare bene, che ballare anche da sola mi faceva stare bene, che scrivere mi faceva stare bene, ecc... Se mi faceva stare bene, che noia davo? Arrivai persino a leggere gli hentai davanti a tutti negli autobus. Ma nonostante questo ancora la mia depressione rimaneva. Anche se mi divertivo ad una serata ore dopo mi pigliava di piangere, così dal nulla. E comunque mia zia mi faceva venire sempre le ansie, non ero del tutto libera di uscire con gli amici come volevo. Ma poi due anni fa, mi convinsi a dare una possibilità ad uno dei miei spasimanti, ed eccomi qua. Tempo due anni ed ho cominciato a riscoprire il mio passato, ascoltando vecchi gruppi che amo, vecchi film, vecchi ricordi, in ricerca della mia felicità interiore. Ma anche adesso è dura, perché essere davvero me stessa imbarazza il mio compagno. Per lui sono troppo un maschiaccio, troppo "fuori dalle righe", troppo strana e questo ancora oggi mi porta ad una nuova depressione apatica verso il futuro, nonostante segua i disegni e la batteria; che alle medie già avevo i desiderio di suonarla una con una mia ex amica un pò "ambigua" , Angie (per cui i compagni mi definivano lesbica, così come alle superiori per come trattavo le mie amiche, ero il maschiaccio del gruppo)... Io non so davvero se potrò mai essere come voglio, perché combatto contro la stessa società per questo motivo, per qualsiasi motivo non mi vuole accettare, e io devo scendere a compromessi, e la mia stessa autostima, bassa a causa di molti più aggettivi negativi regalatomi sin dalla mia più tenera infanzia (scema, scimmia, fantasma, imbecille, down, rom, pervertita, morbosa, matta, depressa, non normale, idiota, cessa, nana, perdente, stupida, orribile e tanti altri) mi fa pensare che forse non sarò mai accettata, e chi magari mi accetta non mi considera molto, causandomi depressione a lungo termine di cui non so come darci un freno. E' una lunga battaglia, che dura da anni.


15 settembre 2016

Voglia

E' da un bel pò di tempo che non uscivo di notte, come facevo mesi fa, quando avevo voglia di sgranchirmi le gambe e quindi uscivo con le cuffie in testa e musica a palla. E non lo facevo correndo o per tenermi in forma, ma solo per rilassare la mia mente, anche se così sembrerebbe incoerente, poichè quando cammino ascoltando la musica la mia mente è tutt'altro che tranquilla.
La mia mente carbura pensieri ed immagini, e non voglio mai fermarmi, pensare ancora mi potrebbe dare indicazioni su come ritrovare quel secondo di "voglia" di fare che mi scompare non appena torno in casa, tra la voglia di non fare niente e la voglia di scovare nei cassetti e negli scatoloni in ricerca di vecchi ricordi che potrebbero attivare quella voglia di vivere che mi manca.
Voglia, voglia, mai altro termine, esattamente "voglia".
L'ho rifatto, ho varcato quella soglia tanto ricordata vagamente, ripercorso le solite stradine incurvate e storte, ma che ricordavo meccanicamente. Tutti, compreso il mio compagno dicono che son strade noiose, tutte uguali: non è per me così. Ogni notte, ogni giorno, nella loro quotidinanità, hanno qualcosa di diverso. Vuoi che sia il momento per cui io mi ci sento, vuoi per le particolari ricadute di luce che bagnano il cemento, vuoi per i suoni e il vento, vuoi qualsiasi cosa; ma per me ribadisco è sempre diversa, anche se magari ci ripenso il solito pensiero.
Ecco perché in quei casi non voglio nessun essere umano intralciarmi. E' buffo, non ci incastra niente col discorso poichè sto parlando di chi non vede queste cose che vedo io, ma nello stesso tempo ci rientra, è un paragone quasi simile, le stesse persone non credo siano in giro per il mio stesso motivo, ma questo poco importa.
E ascoltando le solite canzoni rimaste nel tablet (sfortunatamente da tempo non mi funziona la memoria e quindi non posso cambiare nè cancellare la tracklist) comincio la mia solita camminata notturna. Di notte c'è silenzio, pace. Di giorno faceva troppo caldo, dovevo andare per forza dove c'era un filo di ombra, svenivo, e c'era troppa, troppa gente per i miei gusti.
Ripenso ai miei soliti fantasmi di gloria, di giornate del passato reinventate con ex amici, a pensieri su di me negativi, ai miei vecchi incubi, alla psicologia su di me, ai paesaggi in movimento, a cosa fanno in quel momento certe persone, a qualche sconosciuta malattia su di me che mi porta alla morte, ai fiori dei cimiteri, a persone del passato ormai non più su questo mondo, a ritagli di giornali di riviste di musica, a ritratti nel tempo, a me che guardo negli scatoloni, a me che leggo sotto un lampada in un salotto mentre piove forte fuori, ai miei occhi infossati e nerissimi, spenti e lucidi nello stesso tempo, a tanti veli neri nella mia stanza decorati da perle bianche e nere e fiocchi viola e rossi, a me ed un'ipotetica amica che ci abbracciamo, discorsi, polemiche e rivoluzioni mentali dettate da me urlanti in mezzo a microfoni e gente animata.
Troppi pensieri di queste voglie, che forse faccio e forse no, perché penso che a nessuno importerebbe, e che se faccio una volta potrebbero non essere come immaginate, o se fatte non poterle rifare come la prima volta perché meravigliose solo appunto il primo momento.
Ricordo che quando non potevo uscire guardavo fuori dalle finestre e dai finestrini. Se ero in casa immaginavo qualche scenetta sulla strada, o mi rilassavo ascoltando la pioggia ticchettare sul vetro, se ero in macchina il campo disteso e sempre lineare, mi faceva pensare da piccola a esserini che correvano e saltavano per tutto il tragitto davanti a me, più tardi come adesso invece facevano da sfondo a pensieri a fuoco tratti dalla mie mente che si animavano a seconda del ritmo di musiche che sentivo in quel momento. Un pò come adesso, solo che non essendo in auto devo muovermi da me, più il mio passo è veloce più è energico il pensiero e la musica stessa. Ho sempre paragonato la cosa alla connessione di un computer, ma solo scrivendo adesso e ascoltando la musica mi accorgo di questo nuovo paragone, anche se relativo al ricordo del passato.
Quando di nuovo sono uscita a fantasticare come più mi piace fare che che non facevo da molto tempo, arrivai all'ultimo istante, prima del tornare in casa, ad una foresta buia, che si faceva percorrere dai miei occhi immaginari su e giù, avanti ed indietro, veloce e piano, come se volassi sopra, come facevo in alcuni miei sogni passati.
Una macchina nera, due loschi figuri che aprivano il didietro dell'auto stessa, tirando fuori una ragazza vestita di bianco e dai lunghi capelli biondi luminosi. La ragazza era legata da fili spinati che le strappavano il vestito e tagliavano le braccia lunghe, ma lei non proferiva alcuna parola. Si lasciava prendere in braccio nonostante il dolore al corpo e si faceva posare sulla terra bagnata. Immaginai solo i pensieri di tutti e tre gli esseri viventi umani nel pensiero fugace ritratto dalla musica che stavo ascoltando.
Perché non ti alzi e ti lamenti? Non voglio lamentarmi, sto benissimo dove sono. E perché stai sorridendo? Potremmo anche ucciderti quaggiù, dove non ti sente nessuno, sai? Ma fatelo pure, che mi frega, tanto sarei morta comunque sotto un cumulo di terra, donando il sangue come energia per i malati che nasceranno, come voi e come me, come tutti questi qui che respirano.
Non ho mai visto una ragazza così morbosamente inquietante come questa, vieni, andiamo a sotterrarla, è quel che vuole tanto. Anf... Anf... Mi stanno per uccidere davvero... Che posso fare, sono proprio su questa terra, con questi due uomini di non so niente, se provassi a scappare mi prenderebbero, e poi sentirei i dolori di questi rovi appuntiti su di me, e per non provarli ancora mi acquatterei di nuovo come adesso, e tanto a che serve? Nessuno quasi ti dà un passaggio, e poi guardami, sembro una drogata, ho solo un vestito leggero e ho freddo, potrei morire di questo e di caldo al mezzogiorno inoltrato, e qualcuno potrebbe farmi di nuovo male... Se la vedi in modo positivo, potrei morire in questo modo così dolce come adesso, sotto la luna piena, in una notte così fredda e che prolunga il mio conservarsi del corpo. Anche se tornassi, sarei morente, mezza uccisa, sarei come quando verrebbero a sapere della mia morte. Preferisco morire nel più completo mistero della mia apparente sparizione, che far sapere di essere stata l'enessima vittima di rapimento.
Guardala, parla da sola, ride e piange mentre i suoi capelli son bagnati. E' completamente matta, ma forse lo sta facendo per lo shock... Ma che te ne frega, uccidiamola e basta, che te ne importa del perché sta facendo tutte quelle scemenze fisiche? Beh, è sorprendente, non trovi? Mah...
Tanto le macchine non si fermano, è inutile che le guardi. E' inutile che avanzi le ginocchia sul mezzo cemento della strada. rischieresti di farti male ancora di più, di far fare un incidente a chi hai davanti, all'unica persona nei paraggi, e di far ammazzare anche quella, invece di farti salvare.
Perché devi sempre farmi pensare in negativo? Potrei arrancare per farmi levare questi rovi maledetti e poi correre... Ma sei davvero sicura di riuscirci? Loro potrebbero finire in un attimo, e poi tu stai MORENDO, ti ricordo. Hai ricevuto una coltellata nel fianco, ti strancheresti troppo e non potresti farcela... Pensa a chi potrebbe riconoscerti. Stai immaginando tua madre tenerti in braccio appena nata in cucina, giusto? Si, stavo pensando a quello... Smettila di ricalcare questa immagina fasulla, te lo prego. mi fa troppo male. Più male del dolore creato da quei fili che ti legano stretta? Smettila, ti prego. Allora smetti di pensare, quel dolore me lo stai facendo venire anche a me. Perché non te ne vai via, voce maledetta? Non fai altro che farmi confondere, ti odio.
Senti amico, perché non le diamo una botta in testa e via? Mi sta dando sui nervi quella sua parlantina isterica al vuoto... Starà pregando, lasciala pregare prima di morire... A me non sembra che lo stai facendo... Poi guardala, sembra una donna di facili costumi, ti pare una crocerossina quella? E' anche brutta. Sarà pure brutta però ha un bel fisico, è quasi un peccato mandarla sottoterra. Mica serve viva per poterlo usufruire, amico, tanto nessuno ci vede, e lei da morta non potrà darci nessun fastidio, non potendo urlare nè graffiarci. 
Io non potrò mai andare via dalla tua mente, cara, faccio parte di te. Sono te stessa. Allora l'unico modo per farti andare via è farmi uccidere. Vuoi davvero morire quindi? Mi odi così tanto quanto te stessa? Mi rattristi... Pensavo fossi una persona forte d'animo. Taci! Io sono solo una donna giovane e ingenua, cosa vuoi che gliene importi alla gente se sono forte grazie a te? Ad una voce nella mia mente? Mi direbbero che sono solo matta dal legare, poco importa se faccio cose grandiose, come scappare con le mie soli forze morente con questi tizi? Provaci almeno. A fare cosa? Poi scusa, mi dici che dovrei lasciare perdere e ora dici che dovrei provarci? Mi confondi le idee visto? Senti, sentivo di dirtelo solo adesso... I nostri son solo pensieri dopotutto, non cose programmate, sensazioni che variano in ogni momento.
Dove hai poggiato il coltello? Lo avevo appoggiato qui... Sei il solito distratto. Dai muoviti che muoio dalla voglia di finirla quella sgualdrina bionda. Già, l'abbiamo presa per divertirci, niente di più. E ora te ne sei già stancato, come tutte le altre precedenti, vero? Oh, sta' zitto, stronzo.
Sai che penso? Che non voglio più stare qui. Mi ha stancato vedere questa terra bagnata, questo centrimetro di cielo visibile ai miei occhi. Non voglio morire ricordando solo questo. Voglio alzarmi e prendermela con quei deficienti che mi hanno legato, imbavagliato e picchiato. Poi ho sentito che mi voglion violare, e questo non accetto che succeda al mio corpo prima di morire. Non voglio ricordare di essere una vittima morta per colpa loro. Se muoio voglio sia per colpa mia, non loro.
Allora, l'hai trovato o no quel coltello? Guarda che non voglio stare un altro pò qui senza fare nulla. Quella ragazza tra poche ore morirà e non voglio sprecare il maggior divertimento di vederla soffire le numerose coltellate, spicciati quindi! Se solo ricordassi, smetti di lamentarti e vedrai che lo trovo!
Avanti, dillo, a apertura scenica degna dei migliori film, sta pure piovendo forte. Ma piantala, son omoni grossi, devo non farmi vedere, altrimenti mi stancherei di più nel cogliergli di sorpresa; e poi non sono così forte di mio. Sarebbe troppo assurdo, voce interiore pazza mia.
Ma guarda, l'hanno dimenticato sotto lo sportello. Ti mancherebbe così poco... Basterebbe tu passassi da sotto la macchina lentamente mentre loro controllano i sedili... E anche se ti scoprissero, avresti il coltello più vicino a te, e nel caso lo avessi già in mano, farebbero fatica a riprenderti senza farti del male. E se avessero altri armi, tipo un fucile? Beh... almeno moriresti sapendo di esserti difesa.
No, mi potrebbero levare il coltello di mano. Voglio ammazzarli IO.
Senti, se non ti sbrighi io vado a divertirmi ancora un pò con la sua figa. Tu continua pure a masturbarti alla ricerca di quel fottuto coltello. Che hai detto? Non si sente niente con questa pioggia! AH!
Mi fa male il braccio. Mi fa male pigiare contro una massa oltre la mia visuale coperta dai ferri di quest'auto enorme. E vedo del sangue. Ma a chi fa più male? A lui perché di sorpresa, o a me morente con già una ferita sanguinante in corpo e faticando? Spingi di più, non pensare! AGISCI!
Finalmente aveva cominciato ad attaccare, dopo mille pensieri confusi; aveva paura ma voleva andare oltre. Voleva levarsi la soddisfazione della rabbia repressa per quella paura avuta per tutto il viaggio senza luce alcuna. L'uomo colpito alle parti basse giaceva per terra, gemendo e chiamando l'altro, che non riusciva a trovare la ragazza, domandandosi dove fosse nascosta.
E' qui cretino! E' sotto la macchina, prendila, quella puttana! Mi ha accoltellato di nascosto!
Alla ragazza batteva forte il cuore. Oh no, se mi batte forte faticherò di più, accidenti! Non avere timore, sei al sicuro sotto l'auto. E se lui la spostasse? Tu cercheresti di non uscire, potresti attaccarti bene bene e non usciresti mai. La fai troppo facile tu.
Ma come ha fatto??? Pareva non reggersi in piedi... Cristo, ha lei il coltello! Uhmm... Ma io ho una pistola, posso benissimo colpirla sotto la macchina, così vediamo chi è più furbo!
Mi senti idiota bionda? Ho qui una pistola, ed è inutile che tu abbia un coltello. Ho una buona mira e posso ucciderti da lontano. Sei solo una povera sciocca, bella mia. Oltre che pazza di tuo.
Sei già comunque destinata alla morte, e non puoi scamparla in nessun caso.
Ecco, vedi? Ha un'arma da fuoco, io una bianca, che posso fare ormai? Sono già condannata, non c'è modo di farla franca, io sono troppo debole e lui ha un vantaggio. Non posso vedere nemmeno da dove spara; anche se sono sotto la macchina può sempre arrivare a me e farla finita, addio me.
No, non arrenderti adesso, puoi sempre farcela... O forse hai ragione tu... Ormai abbiamo dato quel che potevamo... Non si può sempre vincere... E' stupido andare oltre le nostre possibilità. So solo che voglio sfogarmi su di loro... Loro mi hanno portato qui senza che lo volessi, anche il posto mi piace non volevo certo averlo scoperto in questo modo orribile e doloroso, perciò questo posto ormai per me è brutto. Anche se non è colpa certo sua, son stati quei due a rovinarlo. Perciò hanno colpa loro, loro DEVONO ESSERE UCCISI, non io. Contaminano questo posto meraviglioso. Per cancellarli basterebbe eliminarli altrove... O qui? Non saprei dirti su questo... La mente è indecifrabile come lo sono anche i ricordi... Non si può cancellare il passato a meno che non si muoia o si dimentichi tutto per puro caso... Ma lo vedi che mi confondi? In qualsiasi caso io devo morire! Ed invece ho tanta così rabbia che voglio cancellare loro del tutto! Allora pazienza se a questo posto collegherò questi due stronzi maledetti! VOGLIO AMMAZZARLI FEROCEMENTE, hai capito? E lo farò!
Un colpo risuonò nell'aria. Ma ti sei rincretinito??? Così ci sentiranno! Senti, mi è passata la voglia, voglio ammazzarla quella maledetta, e l'unico modo è spararle, e tanto nessuno ci sentirà, sta' tranquillo... Ucciderò anche chi ci sentirà. Tu hai perso la ragione! No, qui nessuno di noi, nè io nè te nè anche lei l'ha. E tu sei anche scemo.
Un altro colpo partì. Arrivò a colpirle un braccio. Lei urlò con poco fiato in gola del nuovo dolore, sanguinante. Non ce la farò mai, mi sta già sparando addosso. Finirà qui la mia vita. E' inutile arrabbiarsi, sono troppo sfinita dal dolore ed ho un gran mal di testa. Ti prego facciamolo finita qui.
Sai che c'è? Mi sei sempre stato sulle palle, tu. Penso che ucciderò anche te, urli troppo e vaneggi troppo. Se ci scoprono è per colpa tua che ti lamenti, non mia. Essere inutile più di lei, addio.
Un BAM ancora, ma non a lei.
Ha ucciso il suo collega, è andato fuori di testa. Sarebbe perfetto scappare ora più velocemente possibile. Non posso farcela, sono troppo stanca... Morirò anche io stanotte, me lo sento.
Dov'è finita la tua rabbia di prima? Perché devi sempre cambiare idea? Parli tu che le cambi sempre, eh? Secondo te questo è un momento in cui avere le idee chiare? Agisci allora senza pensare.
Scappò, tirandosi via da sotto l'altro sportello, correndo veloce verso gli alberi scuri.
Scappa, scappa, l'unica via è questa, finchè aumenti i kilometri di distanza tra te e quell'unico uomo rimasto. Quell'uomo tanto folle e fuori di testa. Scappa.
Ma quell'uomo si sarebbe messo dentro l'auto per sparare nel vuoto della propria auto un altro BAM.
Verso se stesso.
Siamo tutti folli, ed io sono stanco. Stanco della mia vita. Stanco di tutta questa merda.
Era già mattina. E le macchine ne giravano tantissime. Chissà se qualcuna si sarebbe fermata, tra le alte probabilità di riuscito autostop.


Questa è la canzone che mi ha fatto pensare a quasi tutto questo nuovo mini racconto ieri notte. Era cominciato senza una fine, ed è finito adesso sul blog, continuato, da quando ho cominciato a scrivere qui, improvvisandovi il continuo mentre riascoltavo al computer la stessa canzone.


10 settembre 2016

Caldo

Ma quale allegria. Ma quale divertimento.
Mi pareva di morire ogni volta che mi ci portavano, a forza o no.
Mi sto riascoltando il caro Wednesday13 (uno dei miei tanti gruppi preferiti della mia adolescenza) e la canzone che sto ascoltando, "Ghoul of my dreams" mi fa pensare al fastidio che provavo ogni estate, un pò ciniche, un pò divertenti le immagini che viaggiano nella mia mente.
Notti insonni, zanzare che tra tutte le persone che stavano nei miei dintorni, venivano proprio da me a fare il loro pasto. Odioso. Le persone abbronzate. Criticavano la mia pelle pallida - solo raramente era dorata, ma bruciacchiante - perché davo nell'occhio.
I capelli che mi sudavano dietro la schiena - li avevo lunghi fino al bacino nella mia prima adolescenza, una cascata di boccoli rosso ramato - e che per tenerli su dovevo farmi una coda molto alta e che mi tirava troppo gli stessi capelli; al che la sera sciogliendogli sentivo le tempie pulsarmi di un dolore pungente. La sabbia. Quella sabbia, di cui l'unica cosa che me la faceva piacere era di mettermela nei capelli e farla volare via, o di tirarla via con le dita dalle ciocche. Cosa che invece piaceva poco a mia zia, ma io mi divertivo troppo a sezionarmi i lunghi capelli alla ricerca di quei piccoli cristalli di sale. Un pò meno piaceva anche a me che me li lavasse subito togliendomi questo mio giochino anti-stress estivo. E detestavo molto quando la sabbia era dura, e mi andava nei sandali di plastica formando del fango, che solo a vederlo mi veniva da vomitare. Ogni volta per evitare questo schifo mi ribagnavo le odiose ciabatte, e camminavo in modo da non sporcarmele troppo, e era una fortuna se per pochi tratti riuscivo a raggiungere la doccia per lavarmi i piedi e quelle calzature, o dei pilastri asciutti in cui poter camminare tranquillamente, perché quando invece mi si sporcavano, AAAAAARGH, e tornavo indietro un'altra volta.
Poi non sempre volevo fare il bagno, e quando volevo non potevo. Quando non volevo mi costringevano e dopo mezz'ora già le mie labbra erano blu/nero come i rossetti scuri, e tremavo peggio di una foglia negli ultimi giorni di autunno, morente. E odiavo bagnarmi i capelli, che dovevo asciugare sopportando la calura estiva appiccicosa. Quando non potevo, era perché avevo appena mangiato, o per scappare da mia zia che mi rompeva le scatole seduta ad abbronzarsi, SENZA OMBRELLONE. Si stava spesso dalla mattina presto fino a tarda sera. L'inferno.
I miei occhi diventavano uova al tegamino, la mia pelle faceva la muta di un'aragosta e il mio cervello diventava un brodo. Volevo scappare. Ma non potevo. Ed ai tempi non avevo nemmeno degli amici, e se ne avevo, ovviamente voleva mia zia che stessi con mia sorella, anche.
Mia sorella che faceva la fastidiosa con i pochi amici che avevo già in altre stagioni (incluso il mio penoso 18esimo compleanno, tra coca cola versata nei pantaloni e schiamazzi triviali).
Perché stare da me sola, quando mai. Rarissime volte, eh. E se non mi piaceva una spiaggia (di quelle pubbliche negli ultimi anni in cui mi portavano, per risparmiare, ed il più delle volte) e me ne piaceva un'altra, non mi lasciavano andare. E quando andavo da me nei primi vecchi tempi nei bagni a pagamento, mi annoiavo a morte, quando non c'erano le bancarelle - altro motivo per cio forse mi poteva piacere l'estate, ma non vale perchè i mercatini in fondo possono essere fatti anche nelle altre stagioni, ma i bambini ne facevan di più in quel dannato periodo dell'anno - perchè non c'era niente, le musiche facevano schifo, sempre i soliti tormentoni, che si mi ricordavano un pò l'infanzia ma non avrei mai ballato quella roba. E poi non cuccavo mai. Non che mi interessasse, i ragazzi carini secondo i miei gusti, lì, non c'e n'era nemmeno uno a chiamarlo, e quando mi capitava qualcuno, ovvimaente non mi piaceva e comunque accadeva molto di rado.
Questo è il minimo orrore estivo che provai tanti anni fa. Ma d'estate ho sempre avuto anche altri grattacapi, tra meduse, strilli, insonnie, bulli, bagnini assenti, menefreghismo...




Ironie della vita musicali traumatiche con Blahzay Roze: che fine hai fatto? In caso di storie di abusi sulle donne…

Non son riuscita a dormire, ma ormai il sonno mi è passato del tutto. Parlando finalmente con la mia amica fumettista dopo tantissimo temp...