20 settembre 2016

Zio, sei stato molto cattivo con me

Voglio dedicare questo post ad un momento orribile della mia adolescenza.
E' un trauma molto forte, ma sono stanca di tenermelo dentro.
Qualcuno già lo sa, ma chi non lo sapesse, sappia che io voglio raccontarlo lo stesso.
Perché la vita non è rose e fiori, certe persone non hanno rispetto di altre, e questa cosa è successa anche a me.
Ero adolescente, forse dopo i 13 anni o prima dei 12, comunque sia non avevo ancora il primo "fidanzato" ed non ero sviluppata di fisico.
Mio nonno da parte di zio era ancora vivo, e li volevo un gran bene (ancora oggi, che ne sto scrivendo, mi trema il fisico a parlarne, i miei occhi si annacquano).
Ci parlavo spesso con mio nonno, scherzando sulla sua memoria in senso buono facendomi raccontare la fiaba di Cappuccetto Rosso. Ma mio zio non lo sopportava molto. La sera quando lo portava a dormire, sbuffava molto, lo metteva di fretta nel letto, e il nonno si lamentava. Io ridevo perché mio nonno era un pò comico nel lamentarsi, ma nei giorni seguenti questa cosa mi avrebbe creato più dolore che risate. Mio nonno si sentiva spesso solo, anche quando non si sentiva di andare in bagno per i bisogni, si lamentava della solitudine, e mio zio gridava di fronte a lui. Io mi spaventavo, ma nello stesso tempo mi veniva tristezza, perché secondo me mio nonno non dava assolutamente fastidio. Tutti quei suoi urli a mio nonno arrivarono a farmi piangere dentro, non riuscivo ad accettare che lo trattasse così. Arrivai a pensare che magari a mio nonno avrei pensato io, dato che la notte non dormivo nemmeno, ma non lo chiesi mai per timidezza e per evitare di rimanerci male, ed anche se lo avessi chiesto non me lo avrebbero permesso, trattandomi da bimba idiota ed incapace. Ma era dura sopportare tutto quel casino. Soprattutto se fatto a mio nonno, che era l'unica persona con cui ridevo ogni sera quando ero da sola e mia sorella non c'era (spesso stava dalla sua amichetta del cuore). Il giorno che morii io non ricordo se piansi, ma credo di no. Difficilmente piangevo per un abbandono da parte di qualche essere vivente.
Mi rimanette mio zio, che un pò detestavo per il fatto di mio nonno, ma non avendo molte amicizie al tempo (stavo tutti i giorni chiusa in casa, dalla mattina alla sera), scoprii che mio zio era molto affezionato a me, perché quando disegnavo era l'unico che mi guardava farlo.
Quando i primi anni disegnavo, mia sorella e gli altri in famiglia un pò erano curiosi, poi cominciarono a fregarsene, perciò io mi rinchiusi nel mio mondo del tutto.
Ma con lo zio era un pò diverso.
"Questa sei tu?" mi chiese un giorno. Io annui, senza proferire alcun suono. "Ma sembri una scimmia" mi rispose lui. Al tempo io mi disegnavo con la testa enorme, con un foulard viola che circondava la testa coprendo la lunga fronte, con gli occhi grandi e con le orecchie che uscivano dai capelli). Io rimasi un pò offesa da questo suo giudizio e controribattei con un:" Non è vero, e poi a me piace disegnarmi così, oh.".
Lui rideva ma a me dava molto fastidio che si criticasse il mio modo di vedermi.
Ma nonostante questo divenne "l'unico" mio "amico" di "famiglia".
E poi era anche l'unico che guardava il canale di Mtv con me.
Ed era l'unico che mi prometteva una batteria come strumento musicale tutto per me.
Ma arrivò quel brutto giorno.
L'unica persona che mi ammirava ogni giorno, mi avrebbe fatto un abominio del genere.
Ero con la mia sorellina di pochi anni sul divano, stavamo guardando un film su d'Artagnan, mia zia era temporaneamente fuori, e mia sorella si stava per addormentare. Mentre ci fu la pubblicità, mio zio venne vicino a me a chiedermi di andare "di là". Io mi domandai come mai, ma andai comunque, dicendo di fare presto perché il film sarebbe ricominciato e non volevo perdermelo. Fu sconcertante. Mio zio mi invitò nella stanza matrimoniale. E mi disse di spogliarmi. Io dissi che non volevo ma lui disse che non c'era nulla di male; io per fare presto mi spogliai subito, sentendomi molto in imbarazzo. Lui si posò nel letto e disse di mettermi sopra di lui, e così feci.
Lui mi chiese come mi sentivo, ed io dissi che mi sentivo parecchio a disagio, ma lui rise.
Io poi chiesi di farmi scendere subito, mi sentivo malissimo a stare in quel modo e lui voleva pure che lo abbracciassi, ma a me dava così tanto fastidio che mi rivestii e andai di là in salotto.
Finito il film (di cui persi la dine) mia sorella andò a dormire (al tempo dormiva nella culla) e poi io andai nel mio letto singolo. Ma poi sentii dei passi, e vidi delle ombre nella luce in penombra del corridoio. Era di nuovo mio zio, che a voce bassa mi tirava per le gambe. Io dissi che non volevo andare di nuovo di là nella sua stanza, ma lui mi fece capire che dovevo andare per forza lì.
Mi fece spogliare di nuovo, ma mi portò stavolta in salotto, chiudendo le due porte a chiave. Io stavo sentendomi molto a disagio, e volevo tornare nel mio letto a dormire, ma lui prese la cintura dei suoi pantaloni e mi minacciò che se avessi urlato l'avrebbe usata addosso a me. Io causa timidezza a paura stetti zitta, ma tanto l'avrebbe usata lo stesso su di me.
Mi ordinò di levarmi anche le mutande, tutto quello che avevo addosso, anche i calzini, e di mettermi a quattro zampe come un cane. Io seguii gli ordini e mi batteva forte il cuore, e feci tutto il giro del tavolo. Ai lati del tavolo lui mi fermava con la cinghia, e se non facevo cosa chiedeva che io facessi, mi tirava qualche cinghiata sulla schiena, così ero costretta a fare cose schifose per cui mi sarebbe venuto il vomito. Ogni tanto mi veniva da singhiozzare per lo shock ma lui mi minacciava, e la paura della cinghia mi faceva sentire confusione nella mia testa. Speravo solo che quel momento finisse. Ma invece sarebbe continuato. Dopo quel suo giochetto perverso al tavolo mi riportava nella stanza (io mi lamentavo ma lui mi tirava per le braccia) per costringermi a farli fare un servzietto con la mia bocca. Feci anche quello, mi sentii malissimo, l'odore mi faceva schifo e non respiravo. Ma lui continuava a comandarmi sotto minacce fisiche, e io continuavo a farlo singhiozzando. Mi venne in bocca e io vomitai tutto quello schifo al water e al lavandino dopo, lavandomi i denti, e sentendomi la nausea forte. "Vedrai che poi ti abituerai" disse mio zio ridendo del mio atteggiamento dopo.
Mia zia tornava che ovviamente non sapeva nulla, come se nulla fosse.
Ma le sere dopo mio zio tornava di nuovo a tarda notte per rifare come la prima sera, e ogni volta era un giro tavolo con petting schifosi alle sue parti basse, servizietto con sperma in bocca e nausea.
Non ce la facevo più di stare ogni notte con il batticuore e l'ansia di ripetere quell'incubo.
Non so quanto durò, ma alla fine vuotai il sacco a mia zia. Raccontai ogni singolo particolare, ero tremante e piangevo, anche se pochissimo, e dopo molto tempo mio zio andò in ospedale, causa problemi di sangue e fegato. Sarebbe morto poi nel 2008, facendomi saltare tutti i miei compleanni cause legali da parte di mia zia. Per anni infatti non feci più compleanni a causa sua. Andai da molti psicologi per parlare di questa cosa. Ma a poco è servito. L'assenza di sfogo ed il fatto di tenerlo segreto anche ai miei stessi famigliari ha prolungato il trauma. Lo so perché nei rapporti dopo con i ragazzi o ragazze non ho avuto pochi problemi riguardo l'intimità, e anche quando pensavo di averlo rimosso, se c'era qualcosa che lo ricordava lontanamente, sbiancavo e piangevo di terrore.
Non credo che guarirò mai da questo, e semmai potessi, passeranno ancora molti anni.
Grazie tante zio di avermi ingannato.


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