13 febbraio 2017

San Valentino?

Lui era morto prima di me
O forse era una lei
Non so nemmeno se era stretto a me di sangue
Di quel che so è che la generatrice era fuggita
Non ricordo niente
Non so quindi la vera verità
Dopo abbandono senza più sapere altro
Nel 1999 nasce un'altra lontana da me
Ad otto anni ho sentito la sua presenza mordace
Pura violenza tra me e lei
Gelosie, capricci, urli, pianti, botte.
Racconti immaginari nella solitudine tra noi
Poi silenzio e mai abbracci.
Lei ha cominciato a fumare giovanissima
L'altra la scopro dopo ancora
E temo il posto in cui vada, perché comunque la perderò
Nessuna di loro la tratto/sento davvero come se fossero mie sorellastre, mi spiace davvero tanto.

Ho paura del futuro
Della mia stessa morte immagino spesso il momento
Mi sento come se smettessi di respirare
I miei occhi si pietrificano e vedono il cielo buttarsi addosso a me
Ho paura che avrei potuto essere altro
Ho paura che non potrò mai fare altro
Ho paura di farmi del male ancora di più
Ho paura di avere qualche malattia mortale di cui non so niente
Ho paura io stessa di fare del male a qualcuno per colpe alla mia stessa persona
Ho ansie, se accade qualcosa di bello poi la magia finisce
Vorrei essere altrove in ogni altrove, visitare ogni angolo e tempo
Insicurezze che non finiranno mai
E' la mia catena addosso pesante
Tutto questo è una prova contro di me
Caro cerbiatto mozzato dei primordi della mia infanzia, che volevi dirmi con quel sogno?
Finirò a morire sotto qualche treno? Finirò a morire se andrò chissà dove?
O volevi dirmi che non devo farmi abbattere dall'apatia?
O che morirò comunque? Vivendo od essendo già nella morte apparente?
Sogni, pensieri, ricordi, parole, sofferenze infinite...




12 febbraio 2017

Ipocrisia

Da un bel po' di settimane che mi son rifatta il mio profilo nuovo, ricevo tante richieste solo perché rispetto al primo tentativo di secondo account creatomi l'anno scorso, stavolta ho messo come sesso quello mio vero, e giù appunto il fiume. Oggi l'ho riaperto, e me ne son arrivate altre 45 più una.
La maggior parte mi aggiunge solo per fare numero, altri per spammarmi la loro pagina, altri ancora per provarci, domandandomi cose che potrebbero loro dar subito risposta se sapessero suare davvero quel cazzo di facebook leggendo le mie info. Ma niente, più che scrivo che non voglio avances, e nemmeno leggono, duri di comprendonio. Ho scritto su Facebook così un breve post riguardo ad una rabbia nascosta dentro di me da tempo, collegata a vari fattori, perché provo rabbia fino al pianto se sono così tante persone a definirmi "babe" o "dear" senza conoscermi.
Che poi nemmeno se mi conoscessero, diminuirebbe il mio personale astìo.
So che forse esagero con la mia mania dei film horror, ma mi son sentita come uno dei miei film horror preferiti, quello di Carrie di DePalma degli anni settanta, perché come lei avevo rabbia della gente falsa ed ipocrita, che solo mi usava o mi derideva. Amavo così tanto quel film che le mie ex-amiche di scuola superiore dicevano tranquillamente:" Ah sì tu hai la fissa di quel film".
Ipocrisia perché so appunto, e ripeto, che non credo a nessuno quando mi dicono che ho un bell'aspetto, figuriamoci quando mi definiscono così, solo da una chat. Mi piaccio solo raramente nelle foto, e se sembro farmi i selfie solo per vanità, beh vi sbagliate di grosso, lo faccio solo per vedere come sono fatta, come cambia il mio viso, come ho la mia anatomia, le espressioni che faccio per poterle rifare poi nei miei fumetti quando mi ritraggo, perché ancora non riesco a disegnarmi come vorrei, come una cosa decente da fare sempre e che mi ci senta davvero dentro. E' un po' come se ancora non avessi una forma ben definita. Vedo solo il dentro di me, ecco.
Quindi tu caro stronzo cazzone che mi scrivi quelle belle paroline piene di merda perché vuote di dolcezza vera, sappi che se solo ricontinui a scrivermi ancora provandoci e sperando di attaccare bottone, io ti cancello senza se e ma, perché quel profilo non l'ho fatto per farmi rimorchiare.
Che poi rimorchiare di cosa appunto? E qui si va a parare il motivo per cui mi spingo a scrivere tutta questa rabbia colma di lacrime che dura da una vita, la mia stessa esistenza. Non mi conoscono, eppure si permettono di dire che sono dolce e cara. Non mi hanno mai visto fisicamente, e dicono che sono sexy, chiedendomi foto. No io le mie foto non ve ne mando nemmeno mezza. Fregati.
Perché non mi piace quando mi scrivono solo per l'aspetto. Ho già avuto delusioni di questo tipo da ragazzi che mi cercavano solo per avere una figa, inteso come organo, o solo per la faccia (sì come no ma tralasciamo), ma io sapevo che non erano davvero interessati a me come persona. Ho avuto relazioni del cazzo, alcune finite male per cause esterne, altre perché già da subito mi definivano una persona "di carattere difficile". Quando ero molto giovane, avevo molti interessi come i miei compagni maschi, poche son state le mie amicizie femminili, quindi avevo il temperamento abbastanza "battagliero", che ancora oggi ogni tanto esce fuori, e l'ha notato anche il mio attuale compagno. Mi addolora molto però ricordare quanto mi avessero usato, facendomi credere anche che fossero tipi simpatici, interessati a me per le cose in comune, quando invece appena vedevano una più "facile" o "dolce" mi lasciavano per quest'ultima. Io ci soffrivo e pensavo: " Io credevo di essere speciale per te" e una parte di me legata a questi la vedevo allontanarsi da me, morire di crepe dolorose. L'unica volta che ho spezzato io invece il cuore a qualcuno, era al tempo delle medie, ma fu lui a farmi paura perchè troppo geloso, mentre io volevo solo stare bene col mio gruppo di volontariato. Ricordo ancora il mattino dopo, mentre tornavo a casa mia, e lui (un giovane punkettone di origine germaniche) che sbatteva il pugno sul tavolo dicendomi: " Quella festa è stata un errore.". Io da quel giorno cominciai a parlarci meno, fino a lasciarci nel silenzio senza più vederci. Ecco perché di solito non amo farmi avanti. Anche se ci provavo, non la sentivo una cosa sensata. E se solo facevi lo stronzo con me, io finivo per far spegnere l'amore che avevo dentro. Certo non è sempre stato così, a volte provavo a cambiare tattica, ma sempre finivo per soffrire, in qualunque modo. Se nonostante l'aria fredda non mi convincesse di lui, si finiva per mollarci perché questo avrebbe finito per tradirmi. Se cominciavo io o credevo che fossero simpatici, scoprivo di essere stata ingannata, e giù altre sofferenze. Valeva anche per le donzelle, perché ho avuto anche relazioni con il mio stesso sesso. Avrei molto da dire al riguardo perché le relazioni erano tutte una diversa dall'altra, emozioni e situazioni diverse in tanti anni differenti, ma la rabbia che ho avuto in quel momento tocca radici più profonde ed in un'unico calderone di tutte queste mie esperienze sentimentali, e cioè il fatto di prendermi in giro. Perché vedo tutto come una grossa presa per il culo. Inganno. Morti di fica o falsi che vogliono solo giocarci con me. E dentro ovviamente mi sento morire.

4 febbraio 2017

Che colpa ne ho se provo male di vivere ancora?

E' l'1 e 32 minuti del 5 febbraio 2017.
Sarà forse lo stato febbrile rimanente che ho, sarà che l'altra sera ho discusso un'altra volta, sarà che guardo film drammatici sulla vita ai massimi estremi, ma sento di nuovo quel famoso male di vivere, che mi piglia quando meno me lo aspetto. Penso al fatto che ho 23 anni, che non sono più un adolescente, che arrivo presto ai 25, che non sono ancora chissà cosa, mentre altri a meno della mia età se nomini solo il loro nome (e senza neppure un qualche talento in particolare) vengono riconosciuti. Sì, lo so che son discorsi forse "patetici" ma chi non è invidioso a questo mondo di qualcosa? Purtroppo sono il tipo che si fa mille paranoie esistenziali su qualunque cosa. Ho i miei difetti come qualunque altro, e difetti, stessa cosa di altri. Ho un dolore dentro senza nome che continua a farsi strada a volte la mattina ed a volte la notte. Osservo le stanze, guardo il cielo dinnanzi a me domandandomi che senso ha fare tutta una grande fatica per poi venire dimenticati. Sì ho una paura fottuta della morte, non voglio morire e non voglio lasciare i miei futuri senza di me, senza che io sappia che fine faranno. Sono così silenziosa certe volte che sembro davvero un morto, sempre dentro i miei pensieri. Ho piccoli momenti di gioia, pianti, risa, ma poi arrivano anche questi momenti. In cui provo rabbia misto a dolore interno, come se mi si gonfiasse il ventre, come se mi piangessero gli occhi nell'invisibile, come se fossi solo una massa senza vita. Non amo molto la mia persona, e non lo dico tanto per dire, detesto davvero il mio aspetto, il fatto di essere proprio come sono. Avrei voluto essere più simile ad altre persone, o nascere decenni prima, avrei voluto tante tante cose diverse dallo stato in cui sono adesso. Avrei voluto anche un'esistenza diversa. La gente continua a supportarmi, a dire che ho talento, ma io continuo a non credere a nessuno. Nonostante a volte io stessa mi dica che sono arrivata "a certi livelli", lo dico con una certa esitazione. Quasi patetica dopo. Mi accorgo che è solo un tempo ed uno spazio, poi tutto finirà. Succederanno tante altre cose, ti dimenticherai poi di quella gioia avuta, perché niente dura per sempre. Questo mi spaventa. Sono una persona ansiosa e detesto quando qualcuno rovina certi miei momenti che mi costruisco per stare bene, sia fosse vedere un film o ascoltare una canzone, o fare un disegno nuovo. Tutto quel che faccio per me è importante, lo voglio ricordare per non dimenticare, per non dimenticarlo quando avrò dei figli e dovrò narrarli la mia vita. Non voglio essere dimenticata, nè dimenticato, qualunque persona io sia agli occhi degli altri. Voglio ricordare, perché del mio passato di bambina piccola non ho quasi niente, come se non avessi avuto un'esistenza da neonata. Invidio tutti gli altri che hanno tutte le loro cose/ricordi grazie ai genitori, mentre io ho intravisto solo nel 2012 un libretto mio dell'asilo, da mia madre, che lì è rimasto. Tutti i miei ricordi cominciano solo dai 5 anni, e tutti da un giorno qualunque di scuola. Ero così piccola e minuta che mi potevano scambiare per una bambola, e difatti quel ruolo presi in quel ricordo. Rubai degli ovettini di cioccolata con la stagnola e me li mangiai dopo aver corso fino ad una carrozzella di quelle finte per bambolotti bebè. Mi trovarono dopo un po' e mi misero in punizione facendomi venire a prendere dai miei educatori dell'istituto in cui stavo. Ero molto per i fatti miei ma nello stesso tempo ero un tipo molto ribelle, non stavo mai alle regole e facevo di testa mia, rubando pietruzze dai giocattoli trovati a scuola o piccoli insetti, perché non potevo avere nessun animaletto di compagnia in stanza, che già dividevo con altri due bambini maschi. Pure io, coi miei capelli cortissimi e tute da ginnastica, lo sembravo.
Immagino spesso me incontrare la me di allora. Non so perché lo immagino, ma so che son solo pensieri per farmi riflettere su non so cosa ancora. Non so niente, so solo che ho paura, paura del futuro, e non voglio dimenticare niente del mio passato, anche se questo mi crea dolore certe volte. Ho tanti sogni, ma poi questo stato mio in cui osservo la stessa "aria" intorno a me che mi fa sentire terra, massa che vive da sola e pensa, mi blocco e non riesco a fare niente. Non ho molta autostima e vorrei solo fare spesso cose che mi diano gioia. Una fuga dai pensieri, per esempio. O qualcosa che mi faccia passare bene quei momenti da farmi dimenticare quella maledetta apatia/male di vivere.
Ma non ci riesco. Anche quando mi diverto, dopo mi viene da piangere. E' una cosa che non riesco a spiegarmi, ma capita ogni volta che provo a fare le uscite divertenti che poi finiscono.
Sarà che sento quella sensazione malinconica della vita che vola via, forse. E piango. Piango.


Ironie della vita musicali traumatiche con Blahzay Roze: che fine hai fatto? In caso di storie di abusi sulle donne…

Non son riuscita a dormire, ma ormai il sonno mi è passato del tutto. Parlando finalmente con la mia amica fumettista dopo tantissimo temp...